IL GOT DI SCHRÖDINGER O DEL PARADOSSO DEI MAGISTRATI ONORARI

Roma - Il Prof. Mario Draghi al suo arrivo al Quirinle , oggi 3 febbraio 2021. (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Vi dice qualcosa “il gatto di Schrödinger”?

E’ un esperimento del fisico Erwin Schrödinger, che nel 1935 lo ideò per dimostrare i paradossi della meccanica quantistica applicata a un essere vivente. Un gatto (speriamo teorico) rinchiuso in una scatola, è contemporaneamente vivo e morto, in dipendenza di un evento (la disintegrazione di un atomo) che può verificarsi o meno; l’evento in questione determinerebbe infatti il rilascio di un veleno letale. Sarà stato rilasciato o no questo veleno? Bisogna aprire la scatola per saperlo, e per sapere se il povero felino l’abbia scampata. “Lo scopriremo solo vivendo”, diremmo oggi (sebbene Schrödinger sia stato insignito di un Nobel, ma non del merito di aver ispirato Mogol).

Paradosso per paradosso, quella del gatto di Schrödinger è un po’ la situazione attuale dei magistrati onorari italiani.

Infatti come il gatto stava nella scatola dal meccanismo letale, con il pregevole obiettivo di dimostrare il paradosso dell’essere contemporaneamente vivo o morto, in virtù di un evento del tutto casuale, così i magistrati onorari stanno dentro la giurisdizione, contemporaneamente volontari e lavoratori, a seconda di chi solleva il coperchio della scatola.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea e gli altri organismi sovranazionali interpellati, hanno definito la loro funzione giurisdizionale e le loro prestazioni attività lavorative, e non di volontariato, con correlativa applicazione di tutte le tutele giuslavoristiche che il sistema prevede.

Invece gli haters della giustizia, presenti fra i burocrati del Ministero e tra i magistrati professionali, si permettono di insolentirli, paragonandoli -persino dalle prestigiose cattedre nella Scuola Superiore della Magistratura- ai nonni pensionati che aiutano gli scolaretti ad attraversare la strada.

Secondo tale interpretazione, le innumerevoli sentenze depositate dai GOT (Giudici Onorari di tribunale) e dai GdP (Giudici di Pace), sebbene gonfino le statistiche che il Ministero trasmette alla CEPEJ, e che vanno ad esclusivo beneficio della magistratura di ruolo, sarebbero nient’altro che un divertissement, alternativo alla tradizionale contemplazione dei cantieri stradali.

I magistrati onorari sarebbero, insomma, degli “umarell” del diritto, e in quanto tali non potrebbero quindi neppure ambire alla ormai nobile qualifica di rider, che ha trovato nella Procura di Milano un inaspettato quanto appassionato sostegno.

A differenza dei riders, sembrerebbe che i magistrati onorari non possano ambire ad alcuna forma di regolarizzazione, né confidare in una inchiesta anti-caporalato come quella messa in campo contro le spietate multinazionali del food delivery.

Esistono, in verità, frange della magistratura di ruolo non ostili ai colleghi onorari, ma finora la fazione degli haters ha prevalso. Quanto ai politici, i loro proclami di vicinanza ai magistrati onorari e di indignazione per la loro condizione si sciolgono come neve al sole non appena giunge il momento di tradurli concretamente in testi normativi.

Gli esponenti di ogni area e le stesse istituzioni (a partire dal Presidente della Repubblica e dal Presidente della Corte Costituzionale) concordano nella urgente necessità di modificare (o cancellare) la “Orlando”, prima che -il prossimo 15 agosto- entri in vigore a pieno regime, con il suo impianto vetusto e incostituzionale, che continua, incurante della sentenza “UX”, a considerare i magistrati onorari come “volontari occasionali”, ai quali tuttavia si affida stabilmente una fetta di giurisdizione che supera abbondantemente la metà del contenzioso nazionale di primo grado, civile e penale.

La Commissione Giustizia del Senato studia, legge, rilegge, ascolta, istituisce comitati ristretti, li revoca, audisce, passa in sede deliberante, torna in referente, con opera minuziosa e bizantina, o forse solo gattopardesca.

IL CSM, che dovrebbe tutelare l’autonomia e l’indipendenza della funzione giurisdizionale, da chiunque svolta, istiga il Governo a resistere in giudizio per procrastinare le condizioni di asservimento, precarietà e incertezza dei magistrati onorari.

Il Parlamento sembra presidiato da grossi gatti del Cheshire che svaniscono nel nulla, lasciandosi dietro solo uno smagliante sorriso elettorale.

I tecnici del Ministero guardano sornioni ma non si limitano ad assistere all’esperimento, ogni tanto una scossetta alla scatola la danno, nella speranza che l’atomo si disintegri davvero e il gatto tolga il disturbo.

Davanti alla straordinaria occasione di riformare in modo serio la Giustizia, il legislatore sentirà finalmente il dovere etico di riconoscere ai magistrati onorari il diritto di vivere, di crearsi una famiglia, di santificare le feste, di potersi ammalare, trasferire, di poter pagare spese e bollette?

La vogliamo aprire, signori, questa scatola, liberando il gatto e facendo cessare l’immorale paradosso di persone chiamate a produrre senza lavorare?

 

Il Direttivo AssoGOT