Verso l’8 marzo, un arbitro su quattro è donna. Secondo l’indagine la diversità di genere è un elemento di qualità

La Camera Arbitrale di Milano ha sottoscritto il “Pledge per un’equa rappresentanza. LE PARTI SCELGONO DONNE ARBITRI NEL 4,7% DEI CASI. I CO-ARBITRI NON HANNO MAI NOMINATO UNA DONNA NEI PROCEDIMENTI ARBITRALI DEL 2020…

Nonostante un recente sondaggio sull’arbitrato, condotto alla fine del 2020 dalla Camera Arbitrale di Milano e da Legalcommunity, affermi che sette legali di impresa su dieci considerano un elemento di valore la presenza femminile nei Tribunali Arbitrali, in generale la strada verso l’equa rappresentanza di genere nel mondo arbitrale è ancora in salita. E sul tema la Camera Arbitrale di Milano si impegna da anni per la riduzione del divario di genere, anche grazie alla sottoscrizione di un formale impegno l’“Equal Rapresentation in Arbitration Pledge”, che è un invito alla comunità arbitrale internazionale ad aumentare, sulla base di pari opportunità, il numero di donne nominate come arbitri. Sottoscritto nel 2016, ad oggi hanno aderito al Pledge numerosi studi legali internazionali e Istituzioni arbitrali con sedi in tutto il mondo.

Nomine di arbitri donne nei procedimenti arbitrali di Camera Arbitrale di Milano. La Camera Arbitrale di Milano fa la sua parte, come dimostrano i dati sulle nomine degli arbitri donne relativi ai procedimenti arbitrali del 2020. Dai dati risulta che un arbitro su quattro è donna se la nomina è effettuata dalla Camera Arbitrale di Milano; la quota diminuisce se la nomina spetta alle parti e addirittura si azzera se avviene ad opera di co-arbitri o di altri soggetti che hanno autorità di nomina.

Dati del 2020 su nomine di arbitri in procedimenti arbitrali amministrati da Camera Arbitrale di Milano. Le nomine di arbitri sono state 178 in totale, di queste 23 sono le donne nominate arbitro (è il 13% del totale delle nomine arbitrali).

Nomine che spettano alla Camera Arbitrale. Su un totale di 75 nomine di arbitri effettuate dalla Camera Arbitrale di Milano, 19 sono le donne nominate (è il 25% del totale delle nomine effettuate dalla Camera Arbitrale di Milano). Sul totale delle nomine di arbitri donna (23) la Camera Arbitrale ha dunque nominato l’82,5% delle donne arbitro. 

Nomine arbitri effettuate dalle parti. Le parti hanno nominato nel 2020 84 arbitri, di questi 4 sono donne (4,7% delle nomine totali).Questa quota rappresenta il 17% del totale delle nomine delle donne nei procedimenti arbitrali di Camera Arbitrale di Milano.

Co arbitri o altro soggetti. Nessuna donna è stata nominata dai Co-arbitri o da altri soggetti che hanno autorità di nomina.

Sondaggio arbitrato. 7 legali di impresa su 10 indicano la presenza femminile nei Tribunali arbitrale come elemento di valore, questo dato emerge dal 1^ sondaggio effettuato in Italia sull’arbitrato. Il sondaggio è del 2020 ed è stato condotto intervistando oltre 130 legali di imprese italiane, attraverso interviste realizzate con la collaborazione di Legalcommunity.

Dal sondaggio emerge che i legali promuovono l’arbitrato come strumento di risoluzione delle controversie considerato più rapido rispetto al procedimento ordinario del Tribunale.

 “Grazie alla sottoscrizione del “Pledge”, ovvero di un impegno formale assunto nel 2016 a livello globale volto all’obiettivo dell’equa rappresentanza del genere femminile nelle Corti arbitrali internazionali, è ravvisabile la costante crescita del numero di arbitri donne nominate dalla Camera Arbitrale di Milano. Tuttavia, è da riscontrare con rammarico una situazione di stallo se non addirittura di contrazione nei casi in cui la nomina sia affidata alle parti, ai co-arbitri e ad altre autorità”. – Ha dichiarato Stefano Azzali, Direttore Generale della Camera Arbitrale di Milano. – “I dati rendono urgente l’impegno assunto e posto in pratica dalla Camera nell’aderire al progetto Pledge. Ma da sola un’istituzione arbitrale più di tanto non riesce a fare.. Devono quindi essere anche gli altri protagonisti dell’arbitrato –  parti, legali interni, difensori e co-arbitri – ad impegnarsi su questa strada, tenendo a mente il valore aggiunto che può derivare dal rendere i tribunali maggiormente rappresentativi della partecipazione non solo quantitativa, ma soprattutto qualitativa, delle donne nel mondo dell’arbitrato”