Save the Children, 40 milioni di ragazze sono destinate ad affrontare il duplice rischio degli impatti del cambiamento climatico e del matrimonio infantile entro il 2050

L’Organizzazione diffonde il Rapporto “Girls at the centre of the storm: Her planet, her future, her solutions” e chiede investimenti urgenti e che la crisi climatica, compresa l’attuale crisi alimentare, venga riconosciuta come un’emergenza per i diritti delle bambine…

Il numero di bambine che rischiano di subire il duplice rischio degli impatti del cambiamento climatico e del matrimonio infantile è destinato ad aumentare del 33%, raggiungendo quasi i 40 milioni entro il 2050. Queste le stime di una nuova analisi di Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine e garantire loro un futuro – diffusa oggi alla vigilia della Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze.

Il nuovo Rapporto di Save the Children dal titolo “Girls at the centre of the storm: Her planet, her future, her solutions” mostra anche che circa due terzi dei matrimoni infantili avvengono in regioni con rischi climatici superiori alla media[1].

Attualmente si stima che 29,9 milioni di ragazze adolescenti vivano nei 10 Paesi con il più alto numero di matrimoni infantili[2], ovvero quelli che comportano il rischio più elevato per una ragazza di sposarsi da bambina e di subire gli effetti della crisi climatica. Si prevede che questa cifra aumenterà a 39,9 milioni entro il 2050[3], in 10 Paesi che hanno alcune delle popolazioni più giovani e in più rapida crescita al mondo. Tra i paesi elencati, i più colpiti sono Repubblica Centrafricana, Ciad e Guinea, ma tra i primi dieci ci sono anche Bangladesh, Burkina Faso, Malawi, Mali, Mozambico, Niger, Sudan del Sud. Si tratta di luoghi che, non solo subiscono in modo sproporzionato eventi meteorologici estremi sempre più gravi e frequenti ma, in molti casi, sono funestati anche da conflitti, alti livelli di povertà, disuguaglianza di genere e crisi alimentare.

Ad eccezion fatta per il Bangladesh, tutti questi paesi si trovano nell’Africa sub-sahariana, dove la combinazione dell’impatto della crisi climatica e del matrimonio infantile rappresenta un’emergenza per i diritti delle bambine.

È drammatica la condizione in cui versano milioni di bambine e ragazze obbligate a sposarsi in giovane età. Anche Kpemeh*, che vive in Sierra Leone, aveva 12 anni quando un uomo ha espresso il suo interesse a sposarla. I genitori, che per vivere fanno gli agricoltori e sono stati colpiti dalla crisi climatica, si sono sentiti costretti ad accettare il matrimonio per motivi economici. Con il sostegno di Save the Children, Kpemeh è riuscita a evitarlo e ora è una forte sostenitrice, nella sua comunità, del diritto delle ragazze a terminare gli studi. “Il matrimonio infantile avviene a causa della povertà. Basta che un uomo abbia soldi. Ad esempio se raccoglie frutti di palma, può lavorarli, venderli e sostenere la famiglia della ragazza dando loro un po’ di olio di palma. Un uomo ha espresso interesse a sposarmi, ma io ho rifiutato. In seguito, si è rivolto ai miei genitori, esprimendo il desiderio di sposarmi. Io ho risposto che andavo a scuola, ma loro dicevano che dovevo sposarmi, pensavano fosse assurdo rifiutare un uomo che avrebbe potuto mantenermi. Il clima è cambiato e i nostri genitori vivono grazie all’agricoltura. La pioggia non cade quando dovrebbe cadere. Piove sia nella stagione secca che in quella delle piogge”.

Il matrimonio precoce ha conseguenze devastanti per la vita di una ragazza. Chi si sposa in giovane età ha molte meno probabilità di continuare a frequentare la scuola, con ricadute economiche che durano per tutta la vita. Le spose bambine sono spesso isolate, esposte alla violenza fisica e sessuale e rischiano anche di incorrere in complicazioni pericolose durante la gravidanza e il parto.

“Questo Rapporto dimostra, ancora una volta, quanto la crisi climatica stia mettendo a rischio i diritti dei minori, in particolare delle bambine”, ha dichiarato Inger Ashing, CEO di Save the Children International, invitando governi, Ong, Nazioni Unite e imprese a riconoscere la crisi climatica, che alimenta anche l’attuale crisi alimentare, come un’emergenza per i diritti delle bambine. “I rischi per le ragazze sono reali: rischi di molestie e abusi sessuali, che le ragazze affrontano nel caotico periodo dopo un disastro a causa del sovraffollamento e della mancanza di servizi sicuri, il rischio di essere costrette a sposarsi prima dei 18 anni, mentre le famiglie, impoverite da anni di siccità, soffrono la fame e devono prendere decisioni impossibili su chi sfamare. La crisi climatica globale sta già cambiando la vita e il futuro delle bambine. Eppure, nonostante questi impatti che pesano maggiormente sulle ragazze, meno del 2% dei piani climatici nazionali[4] in tutto il mondo le menziona e prende in considerazione in modo esplicito e significativo i loro bisogni e il loro coinvolgimento. Le bambine stanno dimostrando una straordinaria capacità di resilienza di fronte a queste sfide, eppure le loro richieste e le loro proposte sono raramente incluse nelle discussioni sul pianeta che erediteranno. Questo è inaccettabile. Investimenti urgenti ed efficaci sono fondamentali per implementare misure di adattamento ai cambiamenti climatici e sono particolarmente importanti per i minori, soprattutto per le bambine, che sono molto sensibili agli impatti a breve e a lungo termine. Le risorse attuali ignorano quasi completamente i più piccoli: questa situazione deve cambiare”, ha concluso Inger Ashing.

In molti di questi Paesi, le bambine stanno anche affrontando una crisi alimentare senza precedenti. In tutto il mondo, almeno 49 milioni di persone, comprese le bambine e le loro famiglie, sono sull’orlo della fame[5], impossibilitate a imparare e a crescere perché la siccità di lunga durata e la guerra in Ucraina stanno generando una crisi alimentare di dimensioni e gravità mai viste prima.

*I nomi sono stati cambiati per proteggere l’identità degli intervistati