SCUOLA: Le due “Italie”

Nella Sicilia a Statuto speciale fin dai primi anni della Repubblica non si è mai realizzata il passaggio del personale della scuola alla Regione mentre in Lombardia e Veneto a Statuto ordinario lo si chiede in nome dell’autonomia differenziata. Ma il vero problema sono i fondi assegnati dallo Stato e la sua redistribuzione tra le aree del Paese. Ecco perché i sindacati sono contrari e l’ennesimo vertice di maggioranza si deve interrompere in attesa delle risposte del MEF. Marcello Pacifico (Anief): Andremo contro ogni progetto di secessione mascherata che mini l’unità del Paese e l’interesse nazionale. 

 

Mentre la discussione nel Governo sulla regionalizzazione si sposta sul reclutamento dei docenti e sull’incostituzionalità, giustamente evidenziata dal M5S, di assumere docenti con concorsi regionali, pagandoli in questo modo qualcosa in più ma decidendo per loro un nuovo orario di lavoro naturalmente maggiorato, spuntano le ultime bozze sull’ipotesi di autonomia differenziata che comportano il trasferimento di alcune competenze dello Stato a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna: in base a quel testo, i dirigenti e docenti (precari e nuovi assunti) diventeranno impiegati regionali. Ma dove sono i soldi?

SEN. GRANATO (M5S): ASSUMERE SU TUTTI I POSTI VACANTI E DISPONIBILI

Non tutti i parlamentari aggirano il problema della supplentite, sostenendo che è un fenomeno ineludibile con il quale dovremmo imparare a convivere. È di queste ore l’intervista alla senatrice Bianca Laura Granato, del Movimento 5 Stelle, da parte di Orizzonte Scuola, a seguito del via libera della VII Commissione, Cultura, a Palazzo Madama sulla proposta di legge che vuole cancellare la sciagurata chiamata diretta dei docenti del Governo Renzi. La senatrice Granato ritiene che “l’unico modo sensato per risolvere i problemi del precariato è quello di assegnare ai ruoli effettivamente tutti i posti vacanti e disponibili, cosa che purtroppo non sempre si fa, convertire l’organico di fatto in organico di diritto quando questo superi ovviamente una certa percentuale dei posti disponibili su quel tipo di insegnamento, mi riferisco ovviamente al sostegno”.

ANIEF SI DICE D’ACCORDO

Le dichiarazioni della senatrice pentastellata sono pienamente avallate dall’Anief, l’unico sindacato che in Italia, da oltre dieci anni, chiede senza sosta di immettere in ruolo su tutti i posti vacanti, compresi quelli nascosti su organico di fatto per non pagare ai supplenti i mesi estivi e, soprattutto, per non dare loro possibilità di entrare in ruolo, fare ricostruzione di carriera e percepire stipendi maggiori. Il tempo dell’attesa gratuita infinita, però, potrebbe essere non più compatibile con le sentenze che fanno giurisprudenza: ad essere interessati alla stabilizzazione, che non è una concessione ma un diritto sacrosanto, sono tutti i precari con titolo che hanno svolto 36 mesi di servizio, gli abilitati all’insegnamento, i vincitori di concorso e idonei, a partire dalla procedura del 2016, che ancora attendono di essere assunti.

COSA NE PENSA L’UE?

In attesa che chi amministra la scuola si convinca che occorre riaprire il doppio canale di reclutamento, assieme alle GaE, così da stabilizzare tutti gli abilitati sulle circa 150 mila cattedre oggi senza docente titolare, il giovane sindacato continua la battaglia in Consiglio d’Europa dove ha presentato diverse denunce, in Commissione europea dove è attiva una procedura d’infrazione, in Parlamento europeo dove ha ottenuto una risoluzione ben precisa.

VERSO LA PROCEDURA D’INFRAZIONE

Stando così le cose, la strada dell’indifferenza, intrapresa da chi ha governato la scuola negli ultimi vent’anni, sta portando il nostro Paese verso una sempre più probabile condanna da parte di Bruxelles: risultano sempre più probanti, infatti, gli elementi utili a trasformare la denuncia Anief 4231/2014, pendente presso la Commissione europea sulla violazione dell’Italia della normativa comunitaria dei contratti a termine, in procedura d’infrazione vera e propria.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, afferma che “sosteniamo quanto dichiarato dal vice-presidente del Consiglio, on. Di Maio, e cioè che la scuola delle Regioni è incostituzionale. Bisogna puntare su organici differenziati e risorse maggiori nei territori più deboli piuttosto che abbandonarli a se stessi. Così si tutela l’autonomia della scuola”.