Russia, Ucraina e la voglia di pace: ama il prossimo tuo come te stesso

di ANDREA FILLORAMO

La storia della filosofia è, sostanzialmente, storia di teorie in cui si sono cercati, credendo di averli trovati, fondamenti stabili per teorie scientifiche, per proposte etiche, per sistemi politici, per teorie metafisiche concernenti l’uomo, la storia, la conoscenza e la scienza. 

Esistono dei fondamenti certi, inattaccabili?

Non c’è certezza nella scienza, ribadisce Popper e non possediamo nessun criterio di verità su nulla, giacché le conseguenze di una teoria sono infinite.

Un qualsiasi potere politico, quindi, specialmente quando diventa potere economico – non può essere razionalmente giustificato.

Oggi domina e non possiamo assolutamente negarlo, il “bellum omnium contra omnes”, cioè la guerra di tutti contro tutti di hobbesiana memoria, che volenti o nolenti dobbiamo necessariamente ammettere che esista e che su di esso si è costruita tutta la storia dell’umanità.

Il futuro diventa, quindi, imprevedibile, per la complessità dei saperi, per le culture diverse, per il fatto che l’evidenza non è una solida roccia e spesse volte nessuno può arrogarsi il diritto di avere ragione.

Di ciò ci rendiamo conto proprio in questi giorni davanti alla bufera della guerra e ai suoi effetti, che ci ha stravolto e alle diverse posizioni che particolarmente in Italia, a causa delle conseguenze economiche e psicologiche che subiamo, si stanno prendendo.

Al di là delle diatribe mediatiche, una cosa è certa: la pace di cui tutti parlano ma che non tutti vogliono è ancora lontana e diventa così un “flatus vocis”.

Essa non si può poggiare sui concetti di ragione e di torto, che sono due concetti filosofici in sé contradittori, veri o falsi non sappiamo, ma ambedue, rintracciabili, come tali, nella storia della Russia e in quella dell’Ucraina.

Con questo non intendiamo affermare il principio che sia lecito occupare una nazione, ma solo di non prendere posizioni acritiche rendendoci subalterni alla propaganda da qualunque parte essa venga.  

La pace, quella vera, si realizza soltanto quando si afferma un semplice comandamento, che è iscritto non sulla pietra ma sui cuori di carne, che è quello di non uccidere e sull’invito di Cristo che dice: ama il prossimo tuo come te stesso. Non c’è sicuramente altra via d’uscita.

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