Le frasi a effetto che ingannano e ci riducono alla fame

Vogliamo mangiare ciò che coltiviamo e coltivare ciò che mangiamo. E’ lo slogan elettorale, di un noto esponente del M5S, che ha avuto successo nelle elezioni politiche del 2018, specialmente nel Sud Italia.

Significa ridursi alla fame.

Basterebbe esaminare i numeri e non dare ascolto alle frasi a effetto che incantano e, allo stesso tempo, ingannano.

Vediamo.

Il settore primario (agricoltura, pesca, silvicoltura) rappresenta solo il 2% del Prodotto interno lordo a prezzi di mercato, cioè della ricchezza del nostro Paese; vale 34 miliardi di euro a fronte di un Prodotto interno lordo complessivo di 1.765 miliardi.

Per essere più specifici, ricordiamo che non siamo autonomi nella produzione di grano e dell’olio di oliva, prodotti tipici italiani.

Il settore secondario (industria, attività manifatturiera, estrattiva e costruzioni) rappresenta il 21% del Prodotto interno lordo a prezzi di mercato; vale 377 miliardi a fronte di un Prodotto interno lordo complessivo di 1.765 miliardi.
Dei 377 miliardi, ben 265 sono dovuti all’attività manifatturiera, il che significa che abbiamo una industria di trasformazione che ha bisogno di materie prime, quali petrolio, gas, minerali, ecc.

Il settore terziario comprende molteplici attività e rappresenta il 66% del Prodotto interno lordo a prezzi di mercato; vale 1.171 miliardi a fronte di un Prodotto interno lordo complessivo 1.765 miliardi.

E’ di tutta evidenza che siamo un Paese industriale e, nello specifico, metalmeccanico, che ha bisogno di prodotti, quali l’acciaio, per supportare l’economia.

Eppure, la vicenda delle acciaierie di Taranto è lì a dimostrare che i nostri governanti non hanno ben chiaro in che Paese vivono e adottano misure che hanno come orizzonte l’aratro e la semina a mano.
Bucolico, ma ci riduce alla fame.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc