
Al Tribunale di Ragusa si apre un processo che consideriamo assurdo e profondamente ingiusto: quello contro l’equipaggio della nave umanitaria Mare Jonio e i responsabili dell’ONG Mediterranea Saving Humans, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina “aggravato dal profitto” per aver salvato 27 persone in mare nel settembre 2020.
Rivendichiamo con forza che salvare vite non è un crimine, ma un dovere morale e giuridico sancito dalle convenzioni internazionali sul soccorso in mare. Gli imputati hanno agito laddove gli Stati europei e il governo italiano hanno scelto la vergognosa strada dell’omissione, lasciando uomini, donne e bambini alla deriva per 38 giorni.
Mediterranea ha fatto ciò che ogni società civile dovrebbe fare: impedire che il Mediterraneo continui a essere un cimitero.
L’accusa di “profitto” è un insulto alla verità: i 125.000 euro versati dalla compagnia Maersk non sono il prezzo di un traffico, ma il rimborso dei costi sostenuti per un’operazione di salvataggio che lo stesso Stato avrebbe dovuto garantire. Criminalizzare la solidarietà significa colpire il cuore dei diritti umani e alimentare una politica di morte alle frontiere.
Rifondazione Comunista Siracusa/Ragusa sarà al fianco degli imputati, nelle aule di tribunale e nelle piazze, perché difendere chi salva vite significa difendere la nostra umanità. Chiediamo l’assoluzione piena e la fine di questa persecuzione giudiziaria contro chi pratica il soccorso in mare.
Il vero processo dovrebbe essere intentato contro chi ha lasciato 27 persone abbandonate per settimane, violando ogni principio di diritto e di civiltà.
Salvare vite non è reato. La solidarietà non si processa.
Peppe Puccia – Segretario federazione Siracusa/Ragusa
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea