TRISTE MESSINA TRA IL SOGNO PONTE E IL NULLA INTORNO

La politica, la classe imprenditoriale, la città. Una società civile quasi irreale, sospesa nel nulla, quasi fosse il Ponte sullo Stretto, una speranza di rinascita naufraga e randagia, senza meta e senza padroni. Nessuno che voglia davvero vincerla questa scommessa, nessuno che possa davvero perderla. Così la politica e la Messina da bere si dividono l’illusoria gioia di essere a metà strada, di potercela fare al grido il “Ponte o la vita”: finisce in un abbraccio collettivo di gente che saluta la platea di lobbisti, questuanti, camerieri porta a porta, che alza le mani e canta.

E’ la minima felicità che nasce dai verdetti rimandati, è l’appagamento piccolo di chi non è sconfitto, non ancora. E si capisce come il sindaco Federico Basile se la goda, questa strana sospensione di giudizio, il cittadino dello Stretto ormai è abituato alle sberle del destino, alla bufera giudiziaria e al farfallone di turno, o a chi vive a Roma, grazie alla Lobby crimini & mazzette, e senza vergogna, si permette dal suo balcone di esprimere giudizi e sputare sentenze. C’è durezza per il progetto del Ponte e domani a Torre Faro si conteranno e ne canteranno al Governo, a Salvini a chi vorrebbe colorare di grigio lo Stretto. Perché il Ponte per loro questa grande opera non s’ha da fare, né domani né mai! Del resto è la partita parallela, quella che i messinesi e calabresi affrontano dopo avere conosciuto l’ultima beffa, quella del potenziale padrone che scappa, ricco e spaventato. E loro, come sempre, poveracci e soli. Non sarebbe stato meglio dirglielo oggi? Ma forse no, forse è logico che il sogno Ponte, come il Messina in serie A, continui la sua vita ad handicap, sempre un po’ più indietro rispetto alla realtà. Il risultato è una comunità svuotata, devitalizzata, un Comune tattico come non si vede mai, un sindaco che calcola e amministra, Nessun profeta, ormai l’attesa è una condizione acquisita, è la paura che qualcosa di irreparabile possa accadere, è la speranza che un altro giorno sia migliore di questo. Un alibi, una scusa. Però vale per tutti, è azzardo collettivo, mentre la città continua a galleggiare nel vuoto, disperata e felice. Ponte o non Ponte!