Pandemia e ‘ritorno vita normale’. Quando la beffa si trasforma in tragedia

“Ritorno alla vita normale”. Tanti vogliono sentirselo dire come placebo per il futuro. Consapevoli che certezze ci potranno essere solo a posteriori dei fatti, Ma il gioco perfido delle date simbolo continua.

Per la data di Pasqua ne abbiamo sentito promesse e impegni di qua e di là. Ma: da Pasqua  siamo tutti in zona rossa. Per la prossima festa nazionale, il 25 aprile, se ne sentono diverse per ultraottantenni e categorie a rischio.

Oggi è apparso il 2 giugno, col ministro del Turismo Garavaglia: “Il 2 giugno è la nostra festa nazionale e potrebbe essere quello il momento”, la ripartenza “non si può programmare dopo”.

Ad uso e consumo dei dispensatori di promesse, di feste ne abbiamo ancora diverse. Il 1 Maggio (festa lavoro), 9 maggio (festa mamma), 24 maggio (1915, l’Italia entra in guerra), fine della scuola (data ignota ma qui per qui), solstizio d’estate (21 giugno), volendo la festa americana del 4 luglio e quella francese del 14 dello stesso mese. Infine: ferragosto che, visto che è tanto in là, aspettiamo che sia usata per la mitica immunità di gregge.

Cari tutti, non facciamoci illusioni e non facciamoci prendere in giro. Oggi c’è ancora chi non ha vaccinato gli ultraottantenni (Toscana docet). Torneremo a lavorare solo DOPO, e organizzarsi prima ci fa solo male. Certo – il turismo per esempio – un albergo non si apre dalla mattina alla sera, ma le difficoltà crediamo potranno ben essere comprese dai consumatori.

E infine, cari politici, pensate quanto il silenzio possa essere d’oro. Lo sappiamo, parlare e promettere vi induce a credere che vi porti voti, ma non è detto che sia proprio così. Gli italiani in questo lungo confinamento e assenza di lavoro hanno rafforzato molti anticorpi, a partire da quello della diffidenza e dell’intelligenza.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc