Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti

Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti. Il recente “decreto sicurezza” che ha visto lo scontro trasversale fra il ministro dell’Interno e alcuni sindaci (con in testa quello di Palermo) circa la possibilità di iscrivere all’anagrafe comunale cittadini in regola o meno con tutti i provvedimenti legislativi previsti dal governo, è una novità assoluta solo nell’oggetto, ma non nella mens perché ricorda le tristi leggi razziali emanate 80 anni or sono.

Ancora oggi, c’è un bene da difendere! Quale?  Un nemico da cui guardarsi! Chi? Scelte coraggiose da intraprendere! Come ieri nascerà spontanea una rete di “giusti fra le genti” che ospiteranno senza clamore i “sans papier”(“i clandestini”) e procureranno loro tutti gli appoggi necessari per superare le inevitabili pastoie burocratiche e i cavilli legislativi.

Sarebbe interessante ricostruire anche stavolta tutte le dinamiche create ad arte e che convergono attorno alla illazione che gli stranieri delinquono. Quindi bisogna correre ai ripari.

La storia anche stavolta dimostrerà le assurdità artefatte per fini elettorali e quindi di potere. Mentre questa diatriba occupa grande parte dei TG e delle pagine dei giornali, penso che milioni di italiani stiano scambiando messaggi sul cellulare o sui vari social per esporre la propria opinione.

Mi chiedo cosa ne pensi ufficialmente la Chiesa Italiana. Alcune risposte chiare e prese di posizioni sono arrivate da esponenti qualificai. Solo per citare due pastori che uniscono simbolicamente la penisola da Nord a Sud (e viceversa), attraverso i due porti più importanti del “Mare Nostrum”: il cardinale Bagnasco (Arcivescovo di Genova) e mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo. Mentre il presule siciliano afferma: “L’unica via è quella dell’incontro, dobbiamo custodire un cuore umano…”; quello ligure completa: “Ci sono problemi che richiedono giudizi di coscienza”.  Entrambi invitano al rispetto dell’uomo e della coscienza di chi la pensa diversamente dal sistema e ha a cuore la sorte di tanti poveri “disgraziati”.  E l’obiezione di coscienza pare sia garantita anche dal nostro ordinamento giuridico. Per “obiettare” bisogna appunto avere la “coscienza”, elemento che stando al proverbio è presente nel lupo. Ma d’inverno, attanagliato dal freddo e dalla fame, anche il lupo fatica a ricordarsi di averla…

Certamente vi sono tanti altri che prendono le distanze da una legge iniqua e disumana che, per dirla con don Milani, “fa parti uguali fra disuguali”. Mi fa piacere che molti – senza distinzione di razza, sesso, religione, credo politico – aderiscano a questa ribellione pacifica di fronte a una legge ingiusta.

Sommessamente aderisco anch’io a questa schiera, facendo mie le provocazioni di Martin Luther King, leggermente modificate da don Pino Puglisi, santo martire siciliano: “Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti”.

Sarebbe una bella sfida alla prepotenza della politica iniqua, conoscere un elenco di persone seriamente disposte a metterci la faccia per accogliere gli “scarti”. Potrebbe costituire una riedizione aggiornata della “Schindler’s List” per facilitare “provocatoriamente” le forze dell’ordine nello scovare i “fuorilegge”.

 

Ettore Sentimentale