Informazione e giornali. Democrazia maleodorante

Leggere i giornali ogni mattina una volta era considerata la preghiera dei laici, detto da Hegel e ripetuto spesso fra gli altri dall’Avvocato (ndr. Gianni Agnelli) che pare alternasse la lettura all’alba dei quotidiani con il sottile raffinato piacere di tirar giù dal letto i suoi collaboratori, primo fra tutti Boniperti cui piaceva dormire fino a tardi. Unico a tenergli testa – a conferma della sua genialità non solo calcistica – fu Platini che alla fatidica perfida domanda dell’Avvocato mentre la notte diventava timidamente giorno “Buongiorno Michel, l’ho svegliata?” rispose “Avvocato, le pare e poi sto andando a dormire adesso”.

Tornando alla molto meno fascinosa realtà di oggi, nel leggere i giornali più che di preghiera si rischia troppo spesso di corteggiare la bestemmia reiterata. Tutto il mondo dei media infatti sembra condito con la salsa della propaganda e le corporazioni, dominatrici sotto il regime fascista, sembrano aver ripreso il loro antico posto con la morte dei partiti, incapaci di sopravvivere a Tangentopoli e contorni. Sull’eterno conflitto fra corporazioni e democrazia, ci sarebbe peraltro  da dire di più del molto che si é detto. In sintesi, tornando ai giornali, se si cerca del buon giornalismo – anche d’opinione per carità, ma che sia una opinione indipendente da schieramenti – si fatica parecchio e ci si fa il sangue amaro.

Giornali, Ovvero titoli drogati, articoli di pancia per le pance dei lettori, amichettismo e nemichettismo che dilagano per cui se un comportamento é censurabile perché lo fa uno di altra fazione, nel momento in cui, nel medesimo modo, lo applica uno della propria banda diventa invece e curiosamente legittimo, alla faccia della laicità dell’informazione e via di seguito così.

Esempi se ne potrebbero fare quanti se ne vogliono ma c’è di più. Il Guardian, credibile e ben informato su certi temi, denuncia le forti infiltrazioni dei servizi russi – il vecchio espertissimo KGB che ha cambiato nome ma sempre lui è – fra i media italiani dalla prima invasione dell’Ucraina nel 2014 da parte di Putin a oggi. La notizia cade lì e rimane apparentemente senza seguito, come un frutto che cade da un albero e che si cerca di non vedere per non doverlo raccogliere.

Resta il dubbio che giornali, TV e faccioni televisivi più o meno attrezzati, recitino uno spettacolo di fantasmi mentre la gente guarda annoiata e smagata per poi subito dopo guardare altrove. Quasi il cinquanta per cento degli elettori non a caso non vota mentre la TV e i suoi programmi politici viaggiano su cifre di ascolto oggettivamente imbarazzanti. Quando una società perde fiducia nell’informazione e nella giustizia, il tanfo che viene fuori purtroppo è quello di una democrazia che imputridisce.

 

Carlo Romeo, consulente Aduc