IL PRIMO IMPEGNO DELLA POLITICA DOVREBBE ESSERE IL RISPETTO DELLA VITA

Affrontando la questione dell’aborto in campagna elettorale ho ritenuto opportuno mettere questo titolo. Se non si parte dalla vita che deve essere rispettata e deve avere la priorità, cadono tutti gli altri discorsi. Che cosa distingue un partito da un altro, una coalizione da un’altra? Qual è il sostanziale discrimine fra centrodestra e centrosinistra se non i temi etici, che riguardano la vita, la famiglia naturale e la libertà educativa.

Siamo consapevoli che i temi come il costo dell’energia, le bollette pesanti, l’autunno difficile, il risparmio energetico, l’allocazione del PNRR: tutti grandi problemi, la cui soluzione è talmente complicata che difficilmente saranno un vero discrimine fra partito e partito, perché alla fine far quadrare i conti non ha colore politico. Che ha colore politico, che mette in chiaro volontà politiche diverse, addirittura opposte, sono proprio i temi etici: fra chi sta dalla parte della difesa della vita e chi sceglie di servire l’idolo di un laicismo esasperato, chiamato “autodeterminazione” senza limiti. Per Massimo Gandolfini, “La vita e la famiglia non sono semplicemente dei valori, ma sono più concretamente dei principi, cioè delle basi su cui fondare tutto il resto della struttura della società. Se i pilastri sono solidi, il ponte sta in piedi; se cede un pilastro il ponte crolla”.

Infatti,  “Il manifesto politico di PD e associati (LEU, Verdi, +Europa), come quello di Azione, non lascia adito a dubbi: i cosiddetti “diritti civili” (che per scrive sono da definirsi più correttamente “incivili”) – dall’eutanasia al “diritto” d’aborto, dal matrimonio egualitario all’utero in affitto, dalla cannabis all’indottrinamento gender grazie ad una nuova legge Zan – sono per questi un tratto qualificante, irrinunciabile, una bandiera identitaria”. (Massimo Gandolfini, Si, sulla vita stavolta si vota, La Destra abbia coraggio, 1.9.22, La Verità) Pertanto chi voterà questi partiti, avrà ben chiaro che sceglie di dare il voto a scelleratezze di quel genere.

Mentre i partiti del centrodestra paiono orientati a sostenere i principi e i valori su cui si fonda la storia del nostro popolo, anche se l’atteggiamento preferito anche da quelle parti è di parlarne sommessamente, il meno possibile, con un cenno di sfuggita, nel timore – neanche troppo tacito – di perdere consensi. In particolare, un argomento va maneggiato con estrema cautela: aborto e legge 194.

Infatti, Gandolfini rileva certamente nella coalizione di centrodestra, un certo silenzio strategico, in particolare sull’aborto, ma c’è “la volontà di confermare e promuovere il valore della famiglia naturale (ad esempio, no all’utero in affitto o alle adozioni dei bimbi per coppie gay), della vita (no all’eutanasia, al suicidio assistito, ad una legge 194 che non garantisce alla mamma anche il “diritto di non abortire”), alla libertà educativa partendo dalla libera scelta della scuola, entro un sistema educativo dello Stato che garantisce uguaglianza fra scuole pubbliche e paritarie”.

Ma su questi temi vale la pena di fare qualche precisazione. Continuo a fare riferimento al presidente del Family Day, ai suoi interventi apparsi sul quotidiano La Verità. Fermo restando che il prossimo governo dovrà affrontare la delicatissima crisi energetica, il devastante aumento della povertà. Ma c’è un’altra emergenza che va affrontata ed è il crollo della denatalità, il nostro triste primato nel non fare figli. Che cosa si sta facendo per cambiare questo trend, che non esiterei a definire tragico?

“Sul piano economico, – scrive Gandolfini – solo briciole: qualche piccola misura assistenziale che non sposta di una virgola il drammatico livello di povertà in cui stanno cadendo le nostre famiglie, soprattutto quelle numerose (due milioni e settecentomila sotto la soglia di povertà assoluta e quasi sei milioni in povertà relativa). Sul piano culturale e normativo, anche nel corso di questa campagna elettorale, regna la dittatura del pensiero unico o del politicamente corretto, per cui ci sono “tabù” intoccabili: guai parlare del diritto alla vita dei nascituri; guai a parlare di un fondo economico che aiuti la mamma a far nascere il proprio bimbo; guai a parlare di “reddito di maternità” o di “contributi figurativi” a fini pensionistici legati al numero di figli; guai a mettere nero su bianco norme che garantiscono maternità e lavoro per le donne gravide, come ha chiesto pochi giorni fa Papa Francesco; guai a dire con chiarezza che la culla della vita è la famiglia mamma e papà, e che ogni bimbo ha diritto ad avere una mamma e un papà; guai a difendere i più deboli e malati garantendo cure palliative adeguate ed efficaci, piuttosto che avviarli all’assurdità del suicidio assistito. Tutte norme a favore della vita; tutte norme di concreto contrasto alla denatalità e alla cultura dello scarto. (M. Gandolfini, Non possiamo far finta di non vedere, 19.9.22, La Verità

DOMENICO BONVEGNA

dbonvegna@gmail.com