Esclusiva IMG PRESS. Calogero Leanza, il Pd e il Ponte sullo Stretto. Un’opera che mortifica la dignità dei siciliani

Abbiamo aspettato a giudicarlo perché nessuno nasce preparato alla vita. Figurarsi a gestire la politica in Sicilia. Oggi ne parliamo perché il cosiddetto “praticantato” per l’onorevole regionale Calogero Leanza, figlio d’arte (suo padre, Vincenzo, fu l’ultimo messinese presidente della Regione) è a buon punto. Nel senso che in questi suoi inizi all’Ars ha dimostrato di occuparsi (sul serio) dei problemi della gente. Di più. Ascoltare la gente non solo durante la campagna elettorale, ma soprattutto, dopo. E spesso, capita, che ogni volta che IMG Press affronta il problema, ecco che il Sistema si incazza…

Già, il vecchio problema della Sicilia percepita e quella reale. Colpa dei politici? del potere? dei media? dei giornalisti? del tengo famiglia? Se fossimo al bar vi darei questa risposta: perché per sentirsi davvero cronisti essere rompicoglioni non è indispensabile, però aiuta. Ma siamo in altra sede, e dunque sono tenuto a una risposta più educata. Il cosiddetto pensiero critico è il vanto di molti, ma anche la loro croce. Ecco dunque la premessa della nostra irriverente invadenza in casa Pd/Leanza. Ovvio che la sinistra è un’altra cosa, ma in attesa che capisca quale altra cosa sia, non sorprende che uno come Leanza (solido democristiano d’antan) sia preparato a tenere botta. E, soprattutto, a emergere come esponente di nuova classe dirigente. Per il solo fatto di esserci tra la gente. E aggiungo: per fortuna!

 

Onorevole Leanza: la prima cosa che ho letto su di lei fu che era il solito rampollo – figlio d’arte che veniva sistemato in politica. Quanto le brucia questa affermazione?
Realmente poco. Poco perché non mi tocca, non mi sento affatto sistemato, ho affrontato una campagna elettorale quasi vent’anni dopo la morte di mio padre. È stata stancante ed entusiasmante, ho girato casa per casa, paese per paese; ho voluto fare a modo mio, mi piace pensare che il vero lascito che ho ereditato da mio padre sia stato il modo di far politica tra la gente e per la gente. Questo ha fatto la differenza, portando tante persone a votarmi alla prima esperienza politica.

Come sono stati i suoi inizi?
Ho voluto, sin da subito, tracciare la strada da percorrere. Un inizio che non ha lasciato troppo spazio alle emozioni, ha preso il sopravvento la voglia di mantenere l’impegno preso con le persone. Da inizio legislatura è passato poco più di un anno e ciò che più di ogni altra attività sto tentando di portare avanti è trasformare le necessità e i bisogni delle persone in istanze da portare a Palermo per affrontarle e trovarne soluzioni.
Provi a buttare giù due idee sul programma del Pd siciliano per essere protagonista in Sicilia? Dopo l’esperienza Crocetta è un mezzo disastro per il Pd. Per ben due volte avete perso l’elezione del presidente. Qual è il male oscuro del centro sinistra isolano?
A queste due domande mi sento di rispondere insieme. La seconda è conseguenza della prima da cui bisogna ripartire. Spesso è più semplice parlare di temi astratti o lontani dalla gente perché si riduce tutto a chiacchiericcio e dibattito, ben più difficile intervenire invece su questioni concrete e spinose, sui veri problemi per cui bisogna sporcarsi le mani. Da qui bisogna ripartire, non mi stancherò di ripetere che ciò che mi ha permesso di essere apprezzato, in termini di preferenze, alla scorsa tornata elettorale è stata la volontà di ascolto e di presenza sul territorio. Il Pd deve ripartire da questo, possiamo avere la migliore classe dirigente e i più adeguati rappresentanti in ogni livello ma rimarremo ottime individualità se non applichiamo il connubio di preparazione e relazione con la gente in ottica partitica. Non esiste un male oscuro da noi e non esiste il bene assoluto altrove, l’astensionismo degli ultimi periodi è emblematico che il distacco che la politica ha creato con il popolo inizia a essere ingente e in tal senso è necessario intervenire.

Da settimane il mitico “Scateno” De Luca parla di alleanze con il suo partito. C’è da fidarsi o è solo una ennesima burla del sindaco di Taormina?
Se sia o meno una burla non posso essere io a dirlo. È certo, come ho già detto, che le alleanze non si esauriscono in cumulo numerico o mero opportunismo elettorale ma unione programmatica e di interventi, senza i quali non è possibile neanche sedersi a tavolino per discutere di strategie o altro.

A proposito di fermenti politici: siete un po’ mosci nel fare l’opposizione al Comune di Messina a Basile. E’ una mia impressione o sono prove di disgelo?
Ricordo a me stesso e a tutti che De Luca ha fatto il sindaco per quattro anni senza avere eletto neanche un consigliere comunale, per cui ritengo che l’opposizione e l’attività politico-amministrativa che portano avanti i consiglieri del nostro partito, così come altri, sia più basata su scelte ponderate e responsabili che non hanno a che vedere con prove di disgelo o di strategia politica.

Che cosa le fa più paura tra i tanti misteri che cibano l’antipolitica in Italia?
Non tanto paura quanto rabbia, l’antipolitica si nutre di un distacco che nel corso degli ultimi 20 e più anni ha portato a un drastico allontanamento. Il contatto con il territorio, nella bocca di tanti e nelle azioni di pochi, l’ascolto, la serietà e la disponibilità che dovrebbero imporre principi etici della politica sono diventati eccezioni o miraggi, quando invece dovrebbero rappresentare le più ovvie delle azioni.

Quando si parla di economia, progetti e fallimenti la realtà non è mai bianca o nera, ma una graduata scala di grigi. L’esperienza sul campo può aiutare a capire che ogni situazione dev’essere gestita in modo differente, in base alle competenze, la preparazione e la propria attitudine personale?
Certamente l’esperienza sul campo genera conoscenza e dimensione della realtà. Come in tutte le attività occorre un mix attitudinale e di conoscenza che permetta di adempiere ai propri doveri. L’esperienza è una delle caratteristiche che consente di ponderare gestione e azione ma non l’unica.

 

Onorevole, uno degli argomenti caldi della politica sono l’ambiente e la tutela del territorio. Non passa giorno che nei dibattiti tra maggioranza e opposizione ci si confronti su come sprecare meno energia, o su come riciclare i rifiuti senza causare altri danni al Paese. Nessun alibi tutti siamo chiamati in causa per dare il proprio contributo per correggere il corso degli eventi. Ci spiega la sua idea sul Ponte dello Stretto?
Il Ponte sullo Stretto di Messina è un’opera che mortifica la dignità dei siciliani e non risponde ai loro reali bisogni. L’idea di costruire un ponte che colleghi la Sicilia alla Calabria e al continente europeo risale a prima dell’unità d’Italia. È un progetto che è stato riproposto più volte da diversi governi, ma che non ha mai visto la luce. Il Ponte è solo uno strumento di propaganda elettorale, che serve a illudere i
cittadini con promesse di sviluppo e di integrazione. Specialmente per chi parla di Ponte come opera nazionale e poi vuole farla pagare ai siciliani, vuole far subire solo a loro le conseguenze negative (espropri, cantieri aperti, attività commerciali in sofferenza), a fronte di discutibili vantaggi.

Il giusto equilibrio tra potere, affari, cemento e ambiente? C’è una frase di Alcide De Gasperi che amiamo ripetere spesso: «Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione». Cosa andrebbe fatto per le generazioni future che non è stato ancora pensato?
Questa è una domanda molto interessante e importante. La frase di Alcide De Gasperi, uno dei padri fondatori dell’Europa, esprime bene la differenza tra una visione a breve termine e una a lungo termine della politica. Per le generazioni future, andrebbe fatto un uso equo e sostenibile delle risorse naturali, evitando di lasciare problemi irrisolti come i danni ambientali, le scorie nucleari e il cambiamento climatico; andrebbe fatto un uso intelligente e trasparente del debito pubblico, investendo in settori strategici come l’istruzione, la sanità, la ricerca e l’innovazione; andrebbe fatto rispettare il principio di sostenibilità ambientale e di tutela delle generazioni future, introdotto nella Costituzione italiana, e revisionare le politiche pubbliche in chiave ecologica.

Quale saggezza ci serve per vivere il presente?
La saggezza che ci serve per vivere il presente è quella che ci permette di apprezzare ogni istante della vita, senza rimpiangere il passato o preoccuparci del futuro. È la saggezza che ci insegna a essere consapevoli di noi stessi, dei nostri pensieri, delle nostre emozioni e delle nostre azioni. È la saggezza che ci aiuta a essere grati per ciò che abbiamo, a essere compassionevoli verso gli altri e a essere aperti al cambiamento.

La sua frase motivazionale?
La perseveranza e la determinazione sono le chiavi per raggiungere il successo. Affronta ogni sfida con fiducia e determinazione, e non smettere mai di perseguire i tuoi obiettivi con passione e impegno.