COME STA CAMBIANDO L’ITALIA CON IL GOVERNO MELONI

Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio del Governo Meloni finora ha dato poche interviste, ma quando lo fa parla a tutto campo, come nell’ultimo Meeting di Rimini. Mantovano, stimolato dalle domande del direttore del Meeting Emmanuele Forlani, non si è però limitato a fornire l’elenco dei provvedimenti del Governo, ma ha voluto spiegare la ragione di ogni scelta. In un intervento dal titolo “Cosa sta cambiando in Italia”, segnato da numerosi applausi, da parte della platea. I temi affrontati sono stati i soliti: l’Europa, l’immigrazione, la sfida dell’Africa, la riforma dei servizi segreti, il problema delle mafie, la questione droga.

Intanto il primo cambiamento di non poco conto è che questo governo durerà l’intera legislatura, cioè cinque anni. E questo è importante per gli interlocutori europei. Altro punto fondamentale questo Governo non mette in discussione la partecipazione all’Europa, ma vuole esserne protagonista in modo non supino e burocratico. Un altro dato fondamentale per Mantovano è che il Governo Meloni non ha messo in discussione il quadro delle alleanze internazionali, compresa la questione Ucraina, “nonostante questo abbia pesanti ricadute per il nostro paese”. Tuttavia il governo si è già inserito per la ricostruzione di alcuni edifici dell’Ucraina come la cattedrale di Odessa. Di fronte a questo scenario è evidente che l’Italia non è ai margini dell’UE, e non è un paria a livello internazionale, come avevano prospettato le sinistre. Prima di continuare con i temi internazionali, si ritorna sui tempi interni. Per qualcuno questo compagine di governo così nuova, apparentemente priva della gestione della cosa pubblica non sarebbe stata in grado di governare. A questo punto Forlani chiede quale sia il metodo di lavoro di questo governo. Mantovano attesta che già prima di arrivare al Consiglio dei Ministri, i nodi da sciogliere vengono sciolti prima con diversi incontri, così si velocizza il lavoro e si definisce ciò che è essenziale. Mantovano ricorda a questo proposito la sua esperienza di un precedente governo, quando era sottosegretario agli interni, col ministro Roberto Maroni. Inoltre Mantovano accenna ai lavori che stanno per partire del prossimo Giubileo a Roma e per le Olimpiadi invernali. Mantovano rammenta che non ci si può fermare alla solita “circolare scritta” e poi si vedrà, i lavori vanno seguiti.

Scenario internazionale : questione Africa, che è il nostro presente ma anche il nostro futuro. Lo è non soltanto per la questione immigrazione lo è anche per es. per l’approvvigionamento energetico, lo è anche per la prevenzione e il contrasto del terrorismo jihadista. A questo proposito Mantovano fa notare che il tema non sempre viene preso in seria considerazione. Ci sono periodi che scompare dall’orizzonte politico. Il terrorismo jihadista esiste, ci sono intere aree del continente africano come la Nigeria, in mano ai terroristi di Boko Haram che riducono intere popolazioni in schiavitù, in particolare le giovine donne.

L’Italia si pone davanti all’Africa in modo credibile, perché non viene percepita come una nazione con un tratto coloniale o post coloniale. Anche perché gli eventuali accordi economici non sono decisi a Roma o a Bruxelles, ma sono condivisi con gli stessi Stati africani. Il nostro atteggiamento non può essere predatorio e neocoloniale, ma deve essere concordato con quegli stati stessi. Il 23 luglio a Roma alla Farnesina, il governo Meloni ha organizzato una importante conferenza del Mediterraneo, dove hanno partecipato politici dalla Turchia al Marocco, ai Paesi del Golfo). E Mantovano ci tiene a precisare che non è stata una passerella, come qualche giornale ha scritto. Anche perchè le passerella non si concludono con un documento comune sottoscritto da tutti (in questi “tutti”, ci sono Stati che non si amano tra loro) Qui si è cercato di mettere in campo un piano di sviluppo dell’Africa che dovrebbe camminare su due binari paralleli: 1 sviluppo effettivo e concreto del Continente africano, 2 regolamentazione dei flussi migratori.

Anche dalla situazione dalla crisi del continente africano si può trarre qualche opportunità, se si recupera uno slancio ideale e positivo. Quindi il problema energetico ci ha spinti a guardare con più intelligenza all’area del Mediterraneo, a mettere in campo un nuovo Piano Mattei, a stringere, pur tra mille difficoltà, rapporti con i paesi del Vecchissimo Continente per trovare soluzioni alle problematiche energetiche e migratorie. Sempre utilizzando, ha detto il sottosegretario, il metodo del confronto e della verifica dei risultati. E sfatando così la narrazione secondo cui “l’Italia è ai margini del consesso internazionale”.

Mantovano accenna al decreto flussi che entrerà in vigore a breve l’arrivo in Italia di 450mila stranieri in modo regolare, che sarà l’alternativa ai mercanti di morte. Anche di ingressi “fuoriquota” di gente che ha frequentato dei corsi di formazione organizzate dalle aziende italiane. Certo Mantovano è consapevole che sono misure non facili da attuare, le difficoltà sono enormi, perchè in Africa si combattono delle guerre economiche e militari, dove sono coinvolte la Russia con il battaglione Wagner e la Cina.

Alla fine di questo tema, Mantovano a proposito delle difficoltà si permette di fare una digressione: arrendersi alle difficoltà non è nella nostra cultura cristiana, e precisa che non sta parlando con un atteggiamento personale di fede, sto parlando delle ricadute culturali e civili del cristianesimo: “un Dio che si fa carne significa che la salvezza non arriva facendo lo slalom tra le difficoltà, ma facendosi carico dei problemi nella prospettiva del loro superamento”. E qui Mantovano fa riferimento a quel qualcuno che fece fallire il riconoscimento delle radici cristiane nella costituzione europea, radici che venivano evocate con tanta forza dal Pontefice san Giovanni Paolo II. Quel qualcuno ha negato l’elemento fondante dell’Europa. Perché se l’Europa ha acquisito la sua identità, dopo il crollo dell’impero Romano è perché in Europa per secoli i campi ma anche le menti i cuori sono state arate all’insegna dell’ora et labora. E se oggi a ottant’anni dopo la fine del II conflitto mondiale, la guerra è tornata in modo così tragico sul territorio europeo è anche perché si è rifiutato la forma e la sostanza di quell’elemento unificante, un elemento che per noi è la molla del piano per l’Africa.

L’intervista prosegue con le altre domande a cominciare dal contrasto alle mafie.

Forlani ricorda le iniziative del Meeting per approfondire le figure straordinarie che hanno contrastato le mafie come il giudice beato Rosario Livatino, don Pino Puglisi. Mantovano precisa che in trent’anni sono stati fatti passi in avanti nel contrasto alle mafie, se si pensa agli strumenti legislativi che aveva a disposizione il giudice Livatino allora, rispetto a un giudice di oggi non c’è paragone.

Tra gli altri temi toccati c’è quello del contrasto delle droghe e la questione della natalità.

Sul primo, ha insistito che “la vera sfida è quella educativa. Che la metà degli adolescenti usi sostanze stupefacenti non dovrebbe farci dormire di notte. Non servono approcci ideologici, ma educazione, prevenzione e vicinanza”. Qui Mantovano ha sottolineato come nel mondo frammentato che contrasta la droga si è provato di mettere insieme le comunità, i servizi sanitari delle Regioni, per un lavoro comune con tavoli tecnici tra i vari ministeri coinvolti nel problema, in particolare il ministero della salute. Non possiamo attestarci sulla riduzione del danno che significa accettazione della sconfitta, ha detto Mantovano. Anche qui il sottosegretario ci tiene a descrivere l’orrenda fine di Pamela Mastropietro, che probabilmente poteva essere salvata. E qui mi fermo.

La sfida più impegnativa dell’Italia e dell’intero governo è quella sull’inverno demografico, è più importante di qualsiasi altro tema. E’ una sfida che va affrontata in modo serio, individuando un percorso per tappe, che metta insieme energie culturali, e pre-politiche. Il sottosegretario ha detto che si tratta della vera emergenza del paese, fatto preoccupante ancor più della crisi migratoria o di quella energetica o delle riforme costituzionali. “Un corpo sociale che rinuncia a mettere al mondo bambini ha perso la speranza nel futuro. Non bastano gli incentivi, occorre un approccio sussidiario dello stato che non sostituisca le famiglie. Il nostro governo, nei limiti delle sue competenze, vuole incoraggiare e mostrare la bellezza di mettere al mondo dei figli, riconoscere ad ogni bambino il diritto di avere un padre e una madre, fare in modo che la maternità non sia messa in vendita, fare sì che il figlio non sia scambiato per un’autovettura di cui si possono scegliere i pezzi”.

L’inverno demografico è l’esito di cinquant’anni di politiche contro la famiglia, non possiamo pensare che in nove mesi di governo, ribaltare totalmente il quadro.

DOMENICO BONVEGNA

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