Forum Intelligenza Artificiale: Festival della Comunicazione

Il primo passo per trovare soluzioni è porsi le domande giuste. L’aspirazione del Forum è che le sollecitazioni prodotte da questo momento di confronto arricchiscano e rendano più incisive le attività dei diversi ambiti di azione in cui ciascuno dei partecipanti opera.

Si sono riuniti attorno a uno stesso tavolo personalità esperte in ambiti diversi, operativamente impegnate (chi in board istituzionali, chi nella ricerca, chi nell’area produttiva) nella gestione degli impatti che l’IA ha in quello specifico contesto di applicazione in cui opera. Unico scopo dell’incontro è stato mettere a confronto le esperienze delle realtà che ciascuno porta con sé, per allargare lo sguardo sulla complessità del fenomeno, arricchendo la propria posizione con il portato degli altri punti di osservazione. In questo confronto, a porte chiuse, si è sviluppato un dibattito libero e spontaneo, che, tra convergenze e divergenze, evidenze e percezioni, analisi e proiezioni, nell’ottica di ascolto e apertura, fuori dai riflettori mediatici, ha fatto emergere alcune questioni nodali.

 

Si è parlato di:

Il momento: l’Intelligenza Artificiale si è aperta alle applicazioni generative, dando prova di grandi capacità inedite e offrendo grandi opportunità. L’IA pervade ogni aspetto della nostra vita privata, sociale, produttiva ed evolve con un ritmo crescente.

Si pone dunque il tema di come convivere oggi con le macchine intelligenti e come vivere nel futuro. Convivere significa comprendere.

 

L’esigenza di definire con approccio scientifico, tecnologico e umanistico cosa sia esattamente l’IA, cosa può fare, quali sono i modelli che adotta e quali sono le implicazioni etiche, economiche e legali che ne derivano.

In particolare si è discusso di:

  • intelligenza, allargando lo spettro a tutte le forme di intelligenza, tanto nell’intelligenza naturale quanto in quelle artificiali
  • rapporto tra essere umano e macchina, dove la tecnologia è intesa come potenziamento delle capacità umane
  • libertà. La nuova macchina ha in potenza la capacità di condizionare le decisioni umane. Quali attività dovremmo/potremmo delegare alla macchina? E con quali implicazioni
  • attenzione ai diritti delle persone
  • L’IA si può interpretare come una nuova interfaccia della conoscenza. Ogni nuova tecnologia fa parte di un ambiente nuovo dal quale trae significati, un ecosistema nel quale ci troviamo ad agire. La paura verso il nuovo può essere combattuta solo con una maggiore consapevolezza
  • lavoro, ambito che sta attraversando una fase di radicale trasformazione: dal rapporto spazio-tempo, alla sostituibilità dell’essere umano in alcune mansioni, dall’aumento dell’ingaggio cognitivo alla redistribuzione della ricchezza

 

La necessità di una regolamentazione condivisa, tenendo conto di diversi aspetti tra cui:

  • la questione della titolarità dei diritti sui dataset e sugli esiti
  • la sicurezza dei dati e delle infrastrutture informatiche
  • la qualità dei dati e dei dataset che istruiscono l’algoritmo
  • la distinzione tra rischio e pericolo. Le buone intenzioni non bastano, occorre immaginare anche le conseguenze inattese
  • la necessità di rimettere al centro del dibattito il rischio della manipolazione digitale, approfondendo la distinzione tra persuasione e manipolazione, tra dispositivi normativi e dispositivi di nudging.
  • quale grado di fiducia riporre nei risultati delle elaborazioni dell’IA. Definire chiare responsabilità può rappresentare un passo necessario.
  • chi e come deve applicare la funzione di filtro e con quali criteri
  • il rapporto tra il diritto a innovare e il diritto alla privacy
  • la regolamentazione e la responsabilità. La differenza tra le leggi e le tecnologie nella capacità di condizionare i comportamenti umani
  • la difficoltà nell’implementare qualsiasi regola in un contesto in continua evoluzione.

Condizione necessaria per affrontare tutti gli aspetti legati all’applicazione dell’IA è la consapevolezza diffusa; l’investimento sulla conoscenza dovrebbe andare di pari passo con la regolamentazione. Ad oggi tendiamo ad investire di più nell’addestrare gli algoritmi a conoscere le persone che nell’educare le persone a conoscere gli algoritmi.

Si pongono così anche i temi correlati del deskilling-reskilling e della formazione a tutti i livelli e in tutte le fasi evolutive, con un reale lifelong learning, personalizzato sul singolo anche in funzione dei contesti in cui agisce, ripensando e aggiornando i modelli educativi.

Si ripropongono molte domande aperte:

quali sono i contorni del concetto di intelligenza e di esperienza consapevole? È possibile elaborare una legge “flessibile”, dinamica, capace di essere tempestiva nel presente e nello stesso tempo essere efficace nei confronti degli sviluppi che l’IA avrà nel futuro? Può essere questa l’occasione per alzare il livello delle competenze? Come possiamo favorire una implementazione sostenibile dell’IA nel mondo delle imprese?