Caso Lusi, i leader e quei paletti ai pm

"La Margherita collabora con la magistratura, ma pone condizioni, scrive Fiorenza Sarzanini sul Corsera. Dopo la decisione della presidenza del Senato di impedire alla Guardia di Finanza l’accesso presso la filiale della Bnl che si trova all’interno di Palazzo Madama, i legali del partito depositano presso la Procura una lettera firmata dall’ex presidente Francesco Rutelli, dall’ex presidente dell’Assemblea Enzo Bianco e dall’ex presidente della Tesoreria Gianpiero Bocci per comunicare che ‘qualsiasi richiesta di informazione o esigenza di acquisizione documentale verrà immediatamente soddisfatta’. Gli atti relativi ai due conti correnti gestiti da Luigi Lusi saranno dunque messi a disposizione, però ci sono due ‘clausole’ che si chiede ai pubblici ministeri di rispettare. E tanto basta per rischiare di aprire nuove polemiche perchè l’istanza riguarda non soltanto la segretezza delle indagini, ma anche l’esito finale delle verifiche già disposte dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal suo sostituto Stefano Pesci.

Sono gli avvocati Titta Madia e Alessandro Diddi a comunicare ai pubblici ministeri la decisione dei leader di non opporsi all’acquisizione della movimentazione bancaria relativa agli ultimi cinque anni. Lo fanno con uno scritto di due pagine nel quale si sottolinea ‘la massima fiducia che verra’ adottata ogni cautela a tutela delle esigenze di riservatezza della persona offesa, sicuri delle gravi ricadute politiche e istituzionali per cui la propalazione di notizie e dati riguardanti l’attivita’ politica della Margherita costituisce grave compromissione della vita democratica’. Ma pure che ‘nessuno sconfinamento avverra’ nelle indagini volte all’accertamento dei reati rispetto ai quali si ribadisce la veste di persona offesa della Margherita, sicuri anche in questo caso che saranno presidiati la liberta’ e la insindacabilita’ delle scelte politiche’. Negli uffici giudiziari c’e’ chi legge nei due ‘passaggi’ una sorta di ‘avvertimento’ agli inquirenti, soprattutto per la decisione di evidenziare piu’ volte come la Margherita sia ‘parte offesa’ e dunque che le verifiche debbano riguardare soltanto l’operato di Lusi. Altrimenti, si fa notare, perche’ sottolineare la necessita’ di evitare sconfinamenti e soprattutto marcare la ‘insindacabilita’ delle scelte politiche’? E perche’ mettere in guardia dai pericoli di ‘compromissione della vita democratica’? Nella prima parte della missiva i tre leader precisano la volonta’ di ‘contribuire al ripristino delle piu’ serene modalita’ di collaborazione istituzionale’ e aggiungono: ‘Nonostante la veste di "persona offesa", bisogna registrare la violentissima campagna di stampa, purtroppo alimentata dalla strumentalizzazione mediatica delle doverose iniziative giudiziarie della Procura che ha trasformato la Margherita e i suoi dirigenti da soggetto leso da un reato a vittima delle peggiori insinuazioni che stanno cagionando e minacciano di cagionare danni peggiori di quelli derivanti dal reato stesso. Insinuazioni che ignorano l’inequivocabile competenza del tesoriere cosi’ come previsto dallo Statuto e tra le quali e’ particolarmente odiosa quella concernente la presunta esistenza di "tesoretti", nonche’ quelle che confondono gravissimamente l’azione delittuosa ormai accertata con il libero e democratico esercizio delle prerogative politiche stabilite dalla Costituzione’. La linea del partito dunque non cambia: Lusi ha rubato, ma ha fatto tutto da solo. In realta’ dopo la scoperta che dal conto corrente intestato a ‘Democrazia e’ liberta’ da lui gestito erano stati prelevati 13 milioni utilizzati per acquistare un appartamento al centro di Roma e una villa a Genzano oltre ad altre spese personali, i magistrati hanno deciso di verificare l’intera movimentazione dei depositi, tenendo conto che si trattava di denaro provenienti dai rimborsi elettorali e da alcuni versamenti effettuati dal Pd dopo la fusione. Ma anche di accertare come mai gli organi di controllo ú Revisori dei conti e Comitato di Tesoreria ú abbiano dato il via libera all’approvazione dei rendiconti relativi al 2009 e al 2010 e del preventivo di spesa per il 2011. L’obiettivo e’ chiaro: scoprire se davvero Lusi abbia effettuato novanta bonifici in tre anni ú dall’inizio del 2008 all’agosto del 2011 ú senza che nessuno si accorgesse di nulla oppure se abbia goduto di complicita’ interne. Per farlo i magistrati hanno chiesto alla Guardia di Finanza di acquisire bilanci, movimentazione dei conti correnti, ma anche gli allegati e dunque fatture, contratti e ‘visure’ che riguardano la ‘TTT’, societa’ intestata a Lusi che il tesoriere utilizzava come veicolo per il prelevamento dei soldi. E di verificare se questa societa’ ú controllata dalla ‘Luigia Ltd’ di dominio canadese ú abbia avuto rapporti d’affari anche con altri esponenti della Margherita".