Spread e patrimoniale

Era il 1992 e, nottetempo, il governo di allora, mise le mani nelle tasche degli italiani, in altre parole, fece un prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti bancari. Il prelievo fu giustificato per evitare il crollo finanziario e per rimanere nell’ambito del sistema monetario europeo.

 

Fu una classica patrimoniale, cioè una imposta sul patrimonio dei cittadini.

 

Al momento, sono 15 le imposte patrimoniali che paghiamo, per un importo complessivo annuale di circa 46 miliardi di euro.

Le imposte più note sono il bollo auto (tassa di possesso) e il cosiddetto canone tv.

 

Nelle settimane scorse si è scritto del pericolo di una patrimoniale, tant’è che molti risparmiatori hanno adottato misure di tutela, mettendo al riparo i propri conti dal rischio di un prelievo forzoso da parte del governo.

 

La paura di perdere una parte dei propri soldi è dovuta al forte aumento dello spread che da giugno, varo del governo legastellato, a novembre è passato da 134 a 326 punti.

 

Di conseguenza, il valore dei Btp decennali è diminuito dell’11%, e se il risparmiatore volesse vendere i suoi titoli perderebbe una quota consistente dei propri risparmi.

Insomma, una patrimoniale, non formale, ma sostanziale

 

Inoltre, l’aumento dello spread ha riflessi anche sul sistema bancario, diminuendone il valore patrimoniale;  la conseguenza è  l’aumento dei tassi di interesse per imprese e cittadini. Insomma, una patrimoniale, non formale, ma sostanziale.

 

Tutto ciò sono gli effetti di sei mesi di governo legastellato, di chiacchiere inconcludenti e devastanti per cittadini e imprese. L’importante è che il popolo creda alle chiacchiere.

 

Primo Mastrantoni, segretario Aduc