Parlamento, Di Maio: il vincolo di mandato e il mercato delle vacche

“Il Parlamento non è un congresso di ambasciatori di opposti e ostili interessi, interessi che ciascuno deve tutelare come agente o avvocato; il Parlamento è assemblea deliberante di una Nazione, con un solo interesse, quello dell’intero, dove non dovrebbero essere di guida interessi e pregiudizi locali, ma il bene generale”.

Così il politico inglese Edmund Burke (1709-1797), concetto ripreso nella Costituzione francese del 1791, dove è sancito che “I rappresentanti eletti nei dipartimenti non saranno rappresentanti di un dipartimento particolare, ma della Nazione intera, e non potrà essere conferito loro alcun mandato” e nello statuto Albertino (1848), “I Deputati rappresentano la Nazione in generale, e non le sole provincie in cui furono eletti. Nessun mandato imperativo può loro darsi dagli Elettori” e nella nostra Costituzione (1947), “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.

La norma è comune alle democrazie.

Non la pensa così il ministro Luigi Di Maio e capo politico del M5s, il quale ha parlato di “mercato delle vacche” per l’adesione di una senatrice pentastellata al gruppo di Italia Viva e chiede, di nuovo, il vincolo di mandato.
Dunque, chi viola il mandato deve dimettersi.

Vorremmo ricordare al capo politico Di Maio che il mercato delle vacche lo ha proprio fatto lui. Come?

Vediamo.

Aveva detto, prima delle elezioni, che mai avrebbe fatto alleanze, poi l’ha fatta con quelli della Lega, definiti disonesti, poi con quelli del Pd, definiti disonesti. Era No euro, poi Si euro, era No Ilva, poi Si Illva, era No Tap, poi Si Tap, era No Tav, poi Si Tav, ecc.

Chi ha tradito il mandato ricevuto dagli elettori è stato proprio Di Maio e del programma che aveva presentato il M5s ne ha fatto mercato delle vacche.

Chi deve dimettersi dovrebbe essere proprio lui, il Di Maio, che invece rimane ancorato alla poltrona di deputato, ministro e capo politico del M5s, un poltronista che accusa gli altri di fare ciò che ha fatto nell’ultimo anno e mezzo.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc