LA MESSINA CHE SOGNO E’…

Porre dei limiti, se non c’è limite al trasgredire. Non è uno slogan ma un dato di fatto: dalla vita quotidiana allo sport. Nella domenica del dentro o fuori tra Dino Bramanti e Cateno De Luca in corsa per diventare la nuova guida amministrativa a Palazzo Zanca, il messinese si interroga sulla convenienza di essere onesti in una città di furbi, se non peggio.

 

Nella campagna elettorale dei buoni e dei cattivi l’elettore si interroga se la sicurezza dell’impunità rende la trasgressione una buffonata. E non è solo roba di politica. Pensateci: i giovani portano i loro comportamenti al limite del pericolo per farsi notare, anche dagli adulti, oltre che dagli amici. Ma anche i grandi sono di cattivo esempio.

I tradimenti tra coppie, il frodare nelle prestazioni sportive pur di vincere, il gestire male una azienda con la scusa che i capitali sono dell’amico ricco e fesso.

Quante storie potrei raccontare dei personaggi più in vista della città. Fumo, alcol, tradimenti e trasgressioni: tutti nel nome dell’impunità manifesta.

E invece come sarebbe bello che capissero che la vera trasgressione, oggi, è proprio essere diversi e non trasgredire affatto. Oggi dobbiamo scegliere tra Bramanti e De Luca, d’accordo ma come ci comportiamo noi, quotidianamente, per essere credibili, veri, modelli?

Gli onesti che si sgolano controcorrente per far capire ai ragazzi che, se sapere conta, saper stare alle regole della cittadinanza, nella vita, conta anche di più. Messina è una città dove il merito, la professionalità è al primo posto?

Purtroppo, basta un caso di cronaca per smentire tutto e affidare le parole degli onesti, magari anche il loro esempio, al vento, dimostrando che nei fatti in questa città pagano l’astuzia e la disonestà, la violazione delle regole e la spregiudicatezza. La nostra immagine pubblica nel Paese evoca la tendenza alla trasgressione, non siamo giudicati affidabili. Chissà perché?

La nuova classe amministrativa che uscirà dall’urna deve prendersi la responsabilità di dare delle regole e poi di farle rispettare, rischiando di risultare impopolare. Il fatto che si parli male della città dello Stretto spesso sulle cronache nazionali e perché non si è stati capaci di intervenire con regolamentazioni serie e così sono scattati i giochi di forza tra amministratori, cittadini con tutte le conseuguenze che vediamo.

Apriamo il cassetto dei sogni per Messina: la città non deve essere morta.

Non può essere occupata solo dal silenzio. Ma certamente neanche dalla maleducazione. E maleducati non sono solo i ragazzi, ma anche gli adulti. Basta guardarsi in giro per i palazzi istituzionali e le vie del centro. Non ci sono solo ragazzi, ma quarantenni, cinquantenni e persino sessantenni che non sono certo modelli di comportamento nè di etica. Abusi, violazioni, raccomandazioni, trasgressioni.

Coraggio, votiamo dopo esserci fatti un piccolo esame altrimenti presto ci sveglieremo in bancarotta. E senza più opportunità.