Governo. La tecnica di comunicazione

Come si fa a vendere un prodotto? Si va da una società pubblicitaria, si imposta la relativa campagna, si fa appello alle emozioni, si offrono sconti irripetibili, si colloca il prodotto in maniera visibile nei negozi. Il gioco è fatto, le vendite assicurate e i guadagni incassati.

 

E’ la stessa tecnica che usa questo governo, o meglio, i due vicepresidenti del Consiglio dei Ministri, Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

Come si fa ad acquisire consensi? Intanto ci si avvale dei media: televisioni, radio, giornali e social. Televisioni e radio sono assicurati da RAI, che è di proprietà del governo, tv e giornali filogovernativi se ne trovano a iosa e i social completano gli strumenti.

I temi scelti da Salvini sono noti, immigrazione, sicurezza e paura, altrettanto quelli selezionati da Di Maio, vitalizi, pensioni e riprovazione.

 

Di certo i fatti non contano: l’immigrazione è diminuita dell’80% nei primi sei mesi di quest’anno, paragonati a quelli del 2017 e i reati sono diminuiti.

Salvini va in sede europea a battere i pugni e a urlare sull’argomento immigrazione e torna con un dolore alle ossa metacarpali e infiammazione alle corde vocali. Ha ottenuto un bel niente, proprio a causa degli accordi che l’Italia stessa aveva sottoscritto negli anni passati, in primis FI e Lega. L’importante è che il popolo creda ai pugni e alle urla.

Resta la paura. E’ la sensazione di pericolo per cui si diventa aggressivi o si fugge, e a chi offre protezione, esprimiamo riconoscenza (con il voto); che poi la protezione sia solo percepita è irrilevante.

Ricordiamo che Salvini andrà alla prossima riunione di ministri degli Interni della Ue e chiederà la modifica dei regolamenti sulla gestione dei migranti, ma per modificare i regolamenti occorre l’unanimità dei consensi e, con molta probabilità non l’avrà. L’importante è che il popolo creda che qualche risultato sia stato raggiunto.

A tutto questo fa eco, Luigi Di Maio: vitalizi, “pensioni d’oro” e il sentimento della riprovazione. Cancelleremo vitalizi e pensioni d’oro, tuona Di Maio ad ogni telegiornale.

Di certo i fatti non contano: i vitalizi e le “pensioni d’oro” sono stati aboliti da tempo. Rimane la normativa del passato per gli ex parlamentari e per gli attuali pensionati.

 

E’ giusto che ognuno riceva in relazione a quanto versato, per il proprio trattamento previdenziale, dichiara a fasi alterne Di Maio. Non c’è, quindi, l’abolizione tanto sbandierata, ma un ricalco di vitalizi e pensioni con il metodo contributivo.

Se per i vitalizi il discorso è facile, salvo accorgersi che numerosi parlamentari vedranno aumentare il proprio vitalizio, per i pensionati il problema è diverso, considerato che l’82% degli attuali pensionati è andato in quiescenza con il metodo retributivo, il 16% con il sistema misto retributivo-contributivo e solo il 4% con il contributivo secco. Attuare il sistema proposto da Di Maio significa tagliare la maggior parte delle pensioni e di conseguenza perdere il consenso di milioni di pensionati, e relativi voti.

 

Dunque che fa Di Maio? Vista la riprovazione diffusa, attacca solo vitalizi e “pensioni d’oro”. Obiettivi per un facile consenso elettorale.

 

Vogliamo ricordare al nostro vicepremier che, sia in sede nazionale, la Corte Costituzionale, che comunitaria, la Corte europea, sono stati cassati (annullati) i provvedimenti che propone e che il risultato, che alla fine  otterrà, sarà quello della restituzione dei vitalizi e delle pensioni d’oro, con relativi interessi a carico della casse dello Stato, cioè del contribuente.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc