Di Maio e la politica estera con la Cina

Era andato in Cina viaggiando in classe turistica, mostrando orgoglioso ai suoi fedeli il biglietto aereo. Gli effetti sono stati disastrosi: ha sbagliato clamorosamente il nome del presidente della Repubblica Cinese, chiamandolo Ping.
Ora, con molta probabilità, utilizza aerei di Stato. 

Ha sottoscritto un accordo commerciale con la Cina per l'esportazione di arance dimenticando che la Cina produce 40 milioni di tonnellate di agrumi e l'Italia solo 3 milioni, oltretutto, il costo del trasporto aereo alzerà quello delle arance italiane a livelli stratosferici.

Ha promosso un memorandum politico-economico con la Cina, al di fuori dei G7, le maggiori potenze economiche mondiali, dimenticando che la Cina persegue un proprio disegno geopolitico in contrapposizione con l'Occidente, passando per l'anello debole della catena: l'Italia autoisolata.

Aveva definito le proteste dei cittadini di Hong Kong come problema interno alla Cina e, dopo la condanna della Ue, ha cambiato opinione dichiarando, nell'incontro di ieri con il ministro cinese Wang Yi, che è indispensabile preservarne l'alto grado di autonomia e libertà. 

Non ha nulla da dire sulla oppressione delle popolazioni tibetane e dello Xinjiang. 

Costui è Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri italiano.
Un disastro.


Primo Mastrantoni, segretario Aduc