Coronavirus, l’incapacità e la gnagnera

E’ stato un continuo rincorrere l’emergenza. Invece di prevenire, il Governo ha seguito l’evolversi della infezione. Esempio: l’emergenza sanitaria è stata annunciata ufficialmente il 31 gennaio, il piano sanitario è stato secretato e le iniziative di confinamento e chiusura sono arrivate settimane dopo.

A seguito, è arrivata la gnagnera degli imprenditori che lamentavano la crisi ma che non proponevano soluzioni se non quella di aprire, aprire.

C’è anche la gnanera di chi vede limitare i propri diritti costituzionali alla libera circolazione.

Vediamo la situazione ad oggi.

1. Sono stati effettuati i tamponi in modo diffuso? No.
2. Sono state effettuate le indagini sierologiche in modo diffuso? No.
3. Sono attive le applicazioni (app) per la mappatura? No.
4. Sono state effettuate indagini statistiche sulla presenza del Coronavirus? No.

Allora come si fa a sostenere che bisognava aprire se non
si ha il quadro della situazione?

Passiamo agli imprenditori.
1. I lavoratori erano dotati di attrezzature mediche di protezione? No.
2. Gli imprenditori del settore turistico hanno proposto qualcosa, oltre alla richiesta di contributi? Per esempio, ospitare negli alberghi, a spese dello Stato, i familiari delle persone in quarantena. Ricordiamo che l’Imperial College, il 18 marzo scorso, aveva valutato in 6 milioni gli infettati da Coronavirus. Il sistema della ristorazione poteva fornire vitto, a spese dello Stato, a chi era in quarantena, a chi era ospitato negli alberghi e ai pensionati, 8 milioni dei quali sotto i mille euro di reddito. Inoltre, il sistema dei trasporti pubblici poteva essere integrato da quello dei bus turistici, a carico dello Stato, sia a livello nazionale che locale.

Limitazione dei diritti.

L’articolo 16 della Costituzione recita:
“Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”.

I motivi di sanità ci sono, la legge c’è e il Dpcm (Decreto presidente Consiglio dei Ministri) è atto amministrativo conseguente alla legge approvata dal Parlamento.
Dunque, dove è la violazione della Costituzione?

A nessuno piace essere limitato nelle proprie attività o libertà, ma siamo in emergenza sanitaria.
Bisognava, e bisogna, governare le emergenze, anche senza gnagnera.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc