BERLUSCONI E SALVINI: “A TAVOLA” E IL SILENZIO DI GIORGIA MELONI

La lettura dei giornali di oggi è esilarante. E ci racconta come Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, dopo aver lanciato il loro inedito programma elettorale – più soldi per tutti e meno barconi -, hanno deciso di apparecchiare la tavola. Certi della probabile vittoria della destra-destra (il centro l’hanno eliminato perché crea solo problemi), hanno già cominciato a spartirsi le cariche.

Berlusconi ha dichiarato che non sarà più chi prenderà il maggior numero di voti a fare il presidente del Consiglio, ma che decideranno gli eletti. Salvini, per tenerlo sedato, gli ha promesso: Silvio, tu farai il presidente del Senato. Una consolazione, non sei diventato la prima carica dello Stato, accontentati della seconda. Poi, per calmare le acque ha annunciato: io farò il premier perché vincerò le elezioni.
Quel che rimane di Forza Italia si sta muovendo per una soluzione meno traumatica e, dopo aver chiesto in Europa l’avvallo del Ppe, propone la candidatura di Antonio Tajani a Palazzo Chigi, un moderato, talmente moderato da risultare spesso trasparente. Un uomo per tutte le stagioni che si può indossare con qualsiasi tempo.
Il fatto esilarante è che Berlusconi e Salvini – che ancora non conoscono, come tutti noi, gli effetti negativi che il tradimento a Draghi può aver causato nel proprio elettorato – nei piani di vittoria e di spartizione delle cariche non tengano in nessun conto la “fascistina”, come la chiamava (o forse la chiama ancora) il Silvio. Quasi fosse una comparsa, in questa incerta vicenda.
Giorgia Meloni, che spaventa giustamente molti elettori e buona parte dell’Europa, li lascia dire e continua per la propria strada. Finora la sua coerenza sta pagando nei sondaggi. E, con lungimiranza politica, oggi ci fa sapere che in quel comizio tenuto in Spagna per esaltare il pubblico di Vox, è… andata un po’ lunga. E fa retromarcia, ritratta quelle frasi da esaltata, e vende di se stessa un’immagina più moderata. Ovviamente, nella speranza che i cittadini le credano.
Sugli alleati nemmeno una parola. Non penso sia una statista, ma nemmeno una stupida. Se non farà l’errore di cadere prima del 25 settembre nella commedia dei suoi sodali, eviterà di perdere credibilità e voti in inutili polemiche. Lei sta già pensando ad altro. La Meloni sa bene di non avere all’interno del proprio partito una classe dirigente presentabile e preparata. Per questo avrebbe chiesto a un esponente di questo governo suggerimenti per formare sulla carta una squadra di tecnici da presentare come ministri quando Mattarella, dopo le votazioni, potrebbe affidarle l’incarico di presidente del Consiglio.
Resta da capire, e nessuno lo può sapere, quanto il suo carattere fumino potrà sopportare le provocazioni di Berlusconi e Salvini che – terrorizzati dai sondaggi – cercheranno in ogni modo di tagliarle la strada e tenerla ai margini della coalizione, come stanno facendo in questi giorni. E quando esploderà per urlare agli alleati che per ora il pallino ce l’ha in mano lei.
La tragicommedia della destra-destra, con il passare dei giorni, sicuramente sarà ancora più esilarante. Basta aspettare sotto l’ombrellone le prossime puntate.
Nicola Forcignanò