25 settembre: Non dovremmo votare per chi tenta di far tornare il paese nel Medio Evo

di Andrea FILLORAMO

Manca ormai una settimana alle elezioni del prossimo 25 settembre in cui saremo chiamati a eleggere il nuovo parlamento, il primo dopo la riforma costituzionale che ha portato al taglio dei parlamentari.

Ci troviamo, intanto, in una crisi economica spaventosa, mentre cresce l’inflazione, diventa sempre più grave la questione energetica, è sotto gli occhi di tutti un notevole aumento della povertà, fa paura una guerra al centro d’Europa, le cui conseguenze stiamo tutti pagando a carissimo prezzo e non sappiamo fino a quando.

Stiamo, intanto, assistendo a una campagna elettorale mediatica, fatta di promesse in cui il verbo “ fare” si coniuga al futuro e tutti i partiti o movimenti, alcuni dei quali si creano e si sciolgono come neve al sole o che improvvisamente risorgono in attesa di scomparire definitivamente,  li sentiamo dire: “ farò” e “ faremo”, pur sapendo che quanto si promette  non può essere mantenuto.

Fa veramente ridere, se la situazione non fosse drammatica, la promessa di chi ha governato per anni e per uscire dal silenzio, al quale per motivi giudiziari era stato obbligato, promette: “daremo se eletti 1000 euro a ogni famiglia”, o di chi con aria sbarazzina dice “ faremo il blocco navale” per limitare la clandestinità” o di chi afferma, mentendo: “abbiamo mantenuto gli impegni presi per l’’80% e non è dipeso da noi non mantenerli al 100%”.

Essi pensano che gli elettori siano delle pedine di una dama che loro muovono come vogliono o siano tutti, perché obbligati dal bisogno, dei creduloni e si lascino facilmente ingannare da chi volutamente li inganna.

Conseguenza di tutto ciò è il grande dato sull’astensionismo che si prospetta, almeno in base ai sondaggi, che, se fosse confermato, sarebbe la più alto della storia del nostro paese per quanto riguarda le elezioni parlamentari.

35,8% è, infatti, la stima di indecisi e astenuti (media dei sondaggi Demopolis, Tecnè, Emg, Ipsos ed Euromedia realizzati nel periodo compreso tra l’1 e il 9 settembre).

L’astensione che si prospetta denuncia la sfiducia nei partiti e del conseguente terremoto politico all’inizio degli anni novanta e, poi, a distanza di anni, della grande recessione con i suoi effetti economici e sociali che spinge a reazioni di protesta e astensione, alla quale come corollario si aggiunge  la guerra scatenata da Putin con l’occupazione dell’Ucraina.

Occorre necessariamente abbassare notevolmente il tasso di astensione ricordando che votare è un diritto al quale nessuno può rinunciare e chi non vota non ha neppure il diritto di lamentarsi.

Ma: “votare per chi?”…Avrei preferito che mi si chiedesse: “per quale partito votare?”. Purtroppo, però, dagli anni 90 la politica e, persino, le leggi sono diventate ad personam e ciò è servito a cancellare le ideologie e gli stessi partiti per sostituirli agli interessi politici ed economici di determinati personaggi, che sembrano siano diventati eterni o a movimenti che nascono, crescono e muoiono,  fra i quali dobbiamo scegliere, se troviamo fra loro quelli che ci appaiono i migliori.

Mi permetto di rispondere ugualmente a quella domanda, capovolgendola facendola diventare: “per chi non dovremmo votare”?

Non dovremmo votare: – per chi tenta di far tornare il paese nel Medio Evo –  per chi valuta le persone in base agli orientamenti sessuali o al luogo di provenienza. – per chi non vuol capire che senza gli stranieri ci condanniamo all’estinzione e che abbiamo bisogno di una socialità fresca, capace di incontrare il mondo di oggi – per chi rifiuta l’idea di un’umanità fuori dai vincoli e dalle categorie – per chi parla di cristianesimo e forse non sa che il Concilio Vaticano II è lontano millenni dalle sue idee, ancora ferme alle catacombe- per chi interrogato, non ci dà notizie certe mai sulla sua posizione. Infine dovremmo non votare per chi nel substrato della sua cultura e forse anche della sua personalità contiene idee, pensieri che si ispirano al fascismo di cui senza dirlo si ispira.

Non ci resta, quindi, che turarsi il naso e andare a votare per evitare una vera e propria deriva culturale, che gli italiani, quelli onesti che sono tanti, non meritano.

Decidiamolo prima di entrare nella cabina, ricordando che anche da noi dipende il futuro dei prossimi anni, senza farci attrarre dagli slogan populistici o, volendo usare un neologismo a me non gradito, anche per il suo significato: sovranistici. Ricordiamo che si vota solo domenica 25 settembre 2022, dalle ore 7 alle ore 23.