UNA “TERZA VIA” È POSSIBILE NELLA GUERRA DI UCRAINA

In questi giorni ho appena finito di leggere un pamphlet interessante, “Liberalismo e cattolicesimo”, di Roberto Marchesini, pubblicato da Sugarcoedizioni (2021). Il testo constata che l’ideologia liberale che ha vinto il confronto con il comunismo, pare aver perso gran parte del suo fascino. Addirittura, il liberalismo ha mostrato ai popoli un volto meno amichevole e invitante, sempre più simile a quello dell’antico avversario, secondo Marchesini. Il libro è una critica serrata del Liberalismo, ideologia a cui fa riferimento ancora certo mondo occidentale.

In una intervista rilasciata nel 2006 da Aleksandr Solzhenitsyn, premio Nobel per la letteratura disse: “i diritti umani illimitati, senza alcun freno morale, sono proprio quelli di cui godeva il nostro antenato delle caverne quando niente gli impediva di sottrarre una preda succulenta al cacciatore più fortunato, magari accoppandolo con il randello”. L’intervista è stata ripresa dal vice direttore de La Verità, Borgonovo, con queste parole il grande scrittore intendeva rimarcare la necessità di una “posizione terza”. Naturalmente scrive Borgonovo, “nessuna nostalgia dell’Unione sovietica che lo aveva spedito nel gulag, ma neppure adesione fanatica e acritica al modello euroatlantico di democrazia liberale”. (Francesco Borgonovo, Francesco condanna l’abbuffata di missili ma stavolta i media spengono i microfoni, 25.3.22, La Verità).

Il giornalista continua con la citazione di Solzhenitsyn: “l’attuale democrazia occidentale versa in una crisi grave ed è difficile prevedere come ne uscirà. Per noi invece la giusta via non è ricalcare modelli altrui ma, senza allontanarci dai principi democratici essenziali, perseguire il benessere fisico e morale del popolo”.

Naturalmente fa notare Borgonovo, che questo benessere soprattutto morale, passava inevitabilmente, per la difesa dei valori tradizionali, per la conservazione della fede, per la coscienza della ‘differenza’ e dell’originalità russa.

Del resto, il premio Nobel aveva approfondito questo tema nel celebre discorso all’università di Harward, il cui senso era: rigettiamo il comunismo, ma non per buttarci fra le braccia di un sistema solo apparentemente libero e puro.

Probabilmente precisa Borgonovo, per via di queste idee poco utili alla propaganda sulla “fine della storia”, Solzhenitsyn fu sostanzialmente dimenticato in Occidente pochi anni dopo la sua uscita dall’Unione sovietica.

Le riflessioni dell’indimenticabile dissidente ci dovrebbero servire di lezione, dimostrando che la ricerca di una “terza via” è possibile e forse addirittura doveroso intraprenderla.

Certo è inutile e ridicolo tentare di immaginare cosa potrebbe dire oggi Solzhenitsyn sulla guerra in Ucraina, ma probabilmente frasi come quelle che ha riportato Borgonovo, potrebbero farlo annoverare tra “i né né”, sospettato di essere con il Grande nemico zarista.

Tuttavia, in questi momenti non c’è solo un sostegno morale all’Ucraina e tantomeno un invio di armi incondizionato. I valori da proteggere sono certamente quelli della libertà, della democrazia, e soprattutto del rispetto della pace.

Ecco proprio sulla pace insiste con grande equilibrio e lucidità il Santo Padre Francesco. “Il Pontefice, con garbata determinazione, non si è limitato a invocare l’apertura di una ‘terza via’: si è speso personalmente, e con coraggio, per tracciarla”.

Papa Francesco ha parlato con Zelensky, contemporaneamente ha evitato di dipingere la Russia e Vladimir Putin come l’incarnazione del Male assoluto, non ha fatto come Biden che lo definisce un terrorista criminale o il nostro Di Maio, un animale (sarebbe interessante capire che tipo di dialogo si possa intraprendere dopo queste affermazioni).

Borgonovo a questo punto fa notare che sia Solzhenitsyn che papa Giovanni Paolo II e quindi lo stesso Bergoglio, hanno rifiutato la grottesca schematicità del pensiero binario per seguire il sentiero del dialogo. Attenzione precisa Borgonovo: “non si tratta di una scelta opportunista, timida, vigliacca. Anzi è questa la direzione indicata dal più concreto realismo”.

E il realismo del Papa si manifesta quando Francesco ha detto di vergognarsi di fronte agli Stati che intendono spendere il 2 per cento o per mille nell’acquisto di armi. Allora la vera risposta non sono altre armi, o altre sanzioni, altre alleanze militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti, come adesso. Un modo diverso per impostare le relazioni internazionali che escluda lo scontro di potere.

Il messaggio di papa Francesco fatica ad arrivare a destinazione, anche perché gran parte dei quotidiani e dei media italiani, così come hanno fatto con la Consacrazione alla Madonna della Russia e dell’Ucraina, hanno deciso di silenziare le sue parole. Pertanto, scrive Borgonovo, “Fin quando si parla di diritti a costo zero o di difesa delle minoranze che conviene alla narrazione del capitale ‘impegnato’, tutto bene. Se però si pone concretamente il tema di una pace che può nuocere agli interessi di molti, persino il Pontefice ‘progressista’ risulta indigesto”.

Al tema della pace si è interessato anche Andrea Morigi su Libero di oggi, sottolineando le chiare parole di papa Francesco: “mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2% del pil per l’acquisto di armi…”. Anche Morigi evidenzia il disinteresse dei Media, dei vari potenti di Stato, a cominciare da Mario Draghi, per le parole del papa.

Morigi aggiunge un particolare, sembra che in Russia in questo momento, si abbia paura del giudizio di Dio, non solo la Chiesa cattolica, ma anche gli ortodossi, che pare abbiano isolato il patriarca di Mosca. Il metropolita georgiano Joseb Shemokmedi accusa di eresia ogni vescovo che sostenga l’invasione militare russa dell’Ucraina.

Intanto sempre su Libero, c’è una scheda, dove si fa luce sul concetto di guerra giusta (Davanti alla minaccia dell’autodistruzione. “Guerra giusta ma troppo rischiosa”) per i cattolici.  Davanti alla minaccia di autodistruzione, ci si interroga sulla questione della “guerra giusta” per i cattolici. E’ possibile difendersi di fronte a una aggressione ingiusta? Si, a patto che ci siano fondate condizioni di successo, come spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica al n.2309. Se si rischia di subire danni peggiori, invece, è meglio trattare una resa onorevole, per salvare il salvabile. In pratica, il ricorso alle armi, non deve provocare “mali e disordini più gravi del male da eliminare”. Inoltre, si pone il problema, dei moderni mezzi di distruzione, quali i missili atomici. Insomma, prima di organizzare la resistenza armata, occorre chiedere se vi sarà una escalation di tipo nucleare, batteriologica.

Pertanto, anche la dottrina cattolica tradizionale della “guerra giusta”, che risale a Sant’Ambrogio, Sant’Agostino,ùa san Tommaso, deve fare i conti con le nuove circostanze e con i possibili esiti di un conflitto che non sono quelli di una volta. Certo non siamo ingenui dall’auspicare un disarmo unilaterale, che equivarrebbe a un suicidio, ma il regnante pontefice, nell’enciclica Fratelli tutti, scrive che per la pace, occorre uno sviluppo umano integrale. E in riguardo alla guerra giusta, non possiamo ragionare con criteri del passato.

Naturalmente la scheda di Libero, precisa che sia i vescovi castrensi, che i cappellani militari continuano la propria opera, niente scomunica. L’intenzione non sembra quella di smentire secoli di teologia, né di contraddire il Catechismo.

Sempre sullo stesso tema è intervenuto Antonio Socci, (“Cosa succede quando il Papa manda in campo la Madonna per la pace”, 25.3.22 Libero) fa riferimento alle parole di Benedetto XV per quanto riguarda il Primo conflitto mondiale, quando implorò la pace ai belligeranti, definendo la guerra, una “inutile strage”. Nessuno lo ascoltò e fu una carneficina. Come oggi nessuno ascolta papa Francesco, anzi viene silenziato dai media. Socci richiama l’apparizione della Madonna a Fatima nel 1917 e al suo messaggio profetico affidato a tre bambini. Si occupa del significato dell’atto di Consacrazione alla Madonna che farà oggi il Papa. Non è un gesto magico, ma di fede, di amore e di speranza. Naturalmente non sappiamo cosa può accadere dopo questa consacrazione, perché non si può entrare nella sovrana libertà di Dio.

Socci fa riferimento agli altri atti di consacrazione che la Chiesa ha fatto nel passato e agli incidenti pericolosissimi in cui si sfiorò la catastrofe, come nel 1983 e nel 1984, l’anno più pericoloso, con l’esplosione dell’arsenale di Severomorsk, nel Mar del Nord. Il giornalista di Libero cita l’esperto di storia militare, Alberto Leoni per raccontare gli incidenti.

DOMENICO BONVEGNA

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