Il Vangelo secondo Andrea Filloramo: Nessun giorno senza una linea

di Andrea Filloramo 

“Nulla dies sine linea” che tradotto significa: “Nessun giorno senza una linea”. Questo motto è attribuito a Plinio il Vecchio, scrittore latino vissuto nel 1° secolo d.C. e si riferisce al pittore Apelle, che non lasciava passare giorno senza tracciare almeno una linea.   

Questa espressione oggi viene usata per esprimere in generale l’importanza della costanza quotidiana, che permette di raggiungere obiettivi, sviluppare abilità, aumentare la resilienza, avere cioè la capacità di far fronte alle avversità che si pongono nel proprio cammino.   

Senza dubbio possiamo applicare agevolmente tale   espressione a Papa Leone XIV, che ad una settimana dal conclave che l’ha eletto, richiama l’idea di un Pontefice, che evoca autorità e profezia e che “ogni giorno, con discorsi e con gesti molto significativi, traccia delle righe” sui vari compiti che egli si propone, concernenti l’impegno pastorale, la missione della Chiesa, l’evangelizzazione, la carità, la sinodalità e la promozione sociale.  

“Essere Papa, per lui – così ha detto – non è comandare, ma disegnare ogni giorno una linea che indichi la strada”.  

Da notare che Prevost è un agostiniano, per tal motivo radicato nella grande tradizione di S. Agostino e dei Padri della Chiesa ed è un figlio del post Concilio Vaticano II.  

A lui è affidato, in un momento particolare, il compito non facile di governare, gestire e amministrare la Chiesa Cattolica, una complessa istituzione con una grande influenza mondiale, con problemi interni, non risolti o non totalmente risolti dai Pontefici precedenti, che causano profonde crisi nei fedeli e minano notevolmente la sua credibilità, la sua autenticità e la verità.   

Papa Leone XIV deve affrontare, perciò, questioni etiche e sociali, mantenere il dialogo sempre vivo con tutti credenti e non credenti, svolgere una leadership spirituale da rendere sempre riconoscibile con altre religioni e culture. 

Tutto ciò sarà possibile se egli cercherà di innovare, così come ha cominciato a fare il suo predecessore, la Chiesa; se darà risposte precise alle domande concernenti l’etica; se darà chiare indicazioni per la soluzione dei problemi; se non farà meri riferimenti a dottrine incomprensibili o impossibili per poter essere tradotte in pratiche di vita quotidiana.  

Tutti sappiamo che il tema del rapporto tra Chiesa e modernità, che egli deve necessariamente trattare, é uno dei più dibattuti e ancora irrisolti della nostra epoca.  

Esso pare continuamente polarizzato tra la tentazione di una “diluizione” del credo ecclesiale nella modernità, da un lato, e la contrapposizione, talvolta fino al rifiuto, dall’altro.  

Entrambe le “polarizzazioni” possono trovare giustificazioni e puntelli, ma restano ultimamente delle “non-risposte” all’importante questione. 

Al di là di tutto, occorre dire che nei primi discorsi di Leone XIV si coglie una novità: è il tema della pace che, per il Papa – da quel che leggiamo – non indica, però, semplicemente l’assenza del conflitto che si configura come il termine debole della dicotomia pace -guerra; ma è una presenza di condizioni ben determinate, che hanno una natura etico-politica.  

La pace, infatti, per Papa Leone, non è un semplice “flatus vocis”, cioè una semplice emissione sonora con cui si invoca la pace, sicuramente importante ma insufficiente, proveniente ripetutamente dal palazzo pontificio, ma è il risultato di azioni “concrete”. 

Essa, perciò, non è solo assenza di guerra, ma costruzione di relazioni positive e di giustizia, che portano a una convivenza armonica e duratura tra le persone e i popoli e che impegnano fattivamente per la giustizia sociale, la cooperazione, il dialogo e il rispetto reciproco.   

A tal proposito, importante è il suo discorso pronunciato il 14 maggio 2025 durante l’udienza ai partecipanti al Giubileo delle Chiese Orientali che rappresenta un momento significativo dell’inizio del suo pontificato, quando ha evidenziato un suo “personale” forte impegno per la pace e la riconciliazione. 

In esso Papa Leone XIV ha lanciato un appello accorato, che si inserisce in un contesto globale segnato da conflitti in diverse regioni, tra cui la Terra Santa, l’Ucraina, il Libano, la Siria, il Tigray e il Caucaso, affinché tacciano le armi.  

Con questo appello egli ha esortato i leader mondiali a intraprendere percorsi di dialogo e negoziazione e ha dichiarato: “Perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo. La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi”.  

Vedremo cosa succederà in Vaticano domenica 18 maggio, quando si celebrerà l’inizio del pontificato di Papa Leone XIV con una messa solenne, aperta anche ai potenti del mondo, proprio come è successo nelle esequie dell’ultimo Pontefice. 

Ad essi, che affolleranno Piazza S.Pietro, dai quali dipende la pace o la guerra, chiediamo: “L’avvenimento al quale parteciperete sarà anch’esso un festival dell’ipocrisia?” -“Vedremo ancora diplomatici, prelati, capi di Stato schierati in prima fila a battersi il petto per decenza e non per pentimento per averci trascinato in un mondo in cui non riusciamo a scorgere il futuro?”. Lo sapremo molto presto.