Il Vangelo secondo Andrea Filloramo: i giovani, la fede e il discernimento vocazionale

di ANDREA FILLORAMO

Leggere il Documento preparatorio della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi del 7 settembre u.s. conduce ad una constatazione: la Chiesa Cattolica abbandona finalmente il verticismo, il centralismo e il clericalismo e traduce in atti concreti, verificabili, la sinodalità, termine questo che è risuonato sempre più frequentemente nel linguaggio ecclesiale, che è arrivato a noi grazie all’esperienza del Sinodo dei vescovi, cui Papa Francesco ha dato una speciale rilevanza col cammino delle due assemblee sinodali sulla famiglia, quella straordinaria (5-19 ottobre 2014), e quella ordinaria (4-25 ottobre 2015), con il Sinodo dedicato a “ giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, tenutosi dal 3 al 28 ottobre 2018, e con l’Assemblea speciale per la regione pan-amazzonica, svoltasi dal 6 al 27 ottobre 2019 sul tema “Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”.

La sinodalità, quindi, è diventata pe la Chiesa la strada maestra, che “non è una questione di semplice amministrazione interna”, ma “lo specifico modus vivendi et operandi”, che manifesta e “realizza in concreto il suo essere comunione nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i suoi membri alla sua missione evangelizzatrice”.

Camminare assieme per Papa Bergoglio impegna tutti: laici, Pastori, Vescovo di Roma.

Sono ormai molto vicine alcune date importanti per dare inizio a questo cammino sinodale, che offre e ciascuno – in particolare a quanti per diverse ragioni si trovano ai margini – l’opportunità di esprimersi e di essere ascoltato per contribuire alla costruzione del Popolo di Dio.

Si tratta di un processo ecclesiale partecipato e inclusivo che comincerà in ogni Chiesa del mondo, ad iniziare il 9 e 10 ottobre prossimi, con la solenne apertura romana, al quale seguirà il propriamente il Sinodo dei vescovi, nell’ottobre del 2023.

“Una Chiesa sinodale è come vessillo innalzato tra le nazioni in un mondo che – pur invocando partecipazione, solidarietà e trasparenza nell’amministrazione della cosa pubblica – consegna spesso il destino di intere popolazioni nelle mani avide di ristretti gruppi di potere”.

La Chiesa che ‘cammina insieme’ agli uomini, diventa così “partecipe dei travagli della storia”, riscopre la “dignità inviolabile dei popoli e della funzione di servizio dell’autorità”, “aiuterà la società civile a edificarsi nella giustizia e nella fraternità, generando un mondo più bello e più degno dell’uomo per le generazioni che verranno dopo di noi”.

“La pandemia pur tra grandi differenze, accomuna l’intera famiglia umana, sfida la capacità della Chiesa di accompagnare le persone e le comunità a rileggere esperienze di lutto e sofferenza, che hanno smascherato molte false sicurezze, e a coltivare la speranza e la fede nella bontà del Creatore e della sua creazione. Non possiamo però nasconderci che la Chiesa stessa deve affrontare la mancanza di fede e la corruzione anche al suo interno. In particolare, non possiamo dimenticare la sofferenza vissuta da minori e persone vulnerabili: per troppo tempo quello delle vittime è stato un grido che la Chiesa non ha saputo ascoltare a sufficienza. Si tratta di ferite profonde, che difficilmente si rimarginano, per le quali non si chiederà mai abbastanza perdono e che costituiscono ostacoli, talvolta imponenti, a procedere nella direzione del camminare insieme. La Chiesa tutta è chiamata a fare i conti con il peso di una cultura impregnata di clericalismo, che eredita dalla sua storia, e di forme di esercizio dell’autorità su cui si innestano i diversi tipi di abuso”

In tutte le Chiese del mondo questi saranno, perciò, i nuclei tematici da approfondire:

  • Nella Chiesa e nella società siamo sulla stessa strada fianco a fianco.
  • L’ascolto è il primo passo, ma richiede di avere mente e cuore aperti, senza pregiudizi.
  • Tutti sono invitati a parlare con coraggio e parresia, cioè integrando libertà, verità e carità.
  • “Camminare insieme” è possibile solo se si fonda sull’ascolto comunitario della Parola e sulla celebrazione dell’Eucaristia.
  • La sinodalità è a servizio della missione della Chiesa, a cui tutti i suoi membri sono chiamati a partecipare.
  • Il dialogo è un cammino di perseveranza, che comprende anche silenzi e sofferenze, ma capace di raccogliere l’esperienza delle persone e dei popoli.
  • Il dialogo tra cristiani di diversa confessione, uniti da un solo Battesimo, ha un posto particolare nel cammino sinodale.
  • Una Chiesa sinodale è una Chiesa partecipativa e corresponsabile.
  • In uno stile sinodale si decide per discernimento, sulla base di un consenso che scaturisce dalla comune obbedienza allo Spirito.
  • La spiritualità del camminare insieme è chiamata a diventare principio educativo per la formazione della persona umana e del cristiano, delle famiglie e delle comunità.

Ogni vescovo, entro l’ottobre prossimo, nominerà un responsabile (eventualmente un’equipe) diocesano della consultazione sinodale, “che possa fungere da punto di riferimento e di collegamento con la Conferenza episcopale e che accompagni la consultazione nella Chiesa particolare in tutti i suoi passi”.

Sempre entro ottobre, ogni Conferenza episcopale nominerà a sua volta un responsabile (eventualmente un’equipe) “che possa fungere da referente e da collegamento tanto con i responsabili diocesani quanto con la Segreteria generale del Sinodo”.

La consultazione del popolo di Dio in ciascuna diocesi si concluderà con una riunione presinodale, momento culminante del discernimento diocesano.

Dopo la chiusura della fase diocesana, ogni diocesi invierà i suoi contributi alla Conferenza episcopale, poi si aprirà un periodo di discernimento delle varie Conferenze episcopali riunite in assemblea, la cui sintesi sarà inviata alla Segreteria generale del Sinodo, data in cui dovranno pervenire anche i contributi di ogni Chiesa particolare.

Prima del settembre 2022, la Segreteria Generale del Sinodo procederà alla redazione del primo Instrumentum Laboris.

La novità del Sinodo non è un sogno di Papa Francesco ma del Concilio Vaticano Secondo.

Il Papa delle periferie non lo ha mai considerato altrimenti e lo ha ripetuto molte volte fin dall’inizio del suo ministero: la Chiesa è un popolo in cammino con i suoi pastori in testa al gregge, o nel mezzo o in coda, ma comunque un popolo che ha “fiuto” per le cose dello Spirito.