I misteri Orlandi e Gregori gettano ombra sul Vaticano

Il ritrovamento all’interno della Nunziatura Apostolica d’Italia, precisamente sotto il pavimento della custodia, di uno scheletro e di un mucchietto di ossa che potrebbero essere, secondo il Vaticano che ha affidato stranamente le ricerche alla magistratura italiana, quel che resta di Emanuela Orlandi e di Mirellla Gregori, oppure potrebbe trattarsi di un ulteriore depistaggio organizzato da chi dal 1983 (anno del loro rapimento) a oggi ha cercato in tutte le maniere, di non far giungere alla verità presumibilmente sulla morte per assassinio delle due adolescenti.

 

di ANDREA FILLORAMO

Il ritrovamento all’interno della Nunziatura Apostolica d’Italia, precisamente sotto il pavimento della custodia, di uno scheletro e di un mucchietto di ossa che potrebbero essere, secondo il Vaticano che ha affidato stranamente le ricerche alla magistratura italiana, quel che resta di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, oppure potrebbe trattarsi di un ulteriore depistaggio organizzato da chi dal 1983 (anno del loro rapimento) a oggi ha cercato in tutte le maniere, di non far giungere alla verità presumibilmente sulla morte per assassinio delle due adolescenti.

Ritornano ancora quindi e come sempre s’intrecciano maledettamente tra loro le ipotesi: la P2, lo Ior, il Banco ambrosiano, l’attentato a Papa Giovanni Paolo II, i servizi segreti di mezza Europa, con i nomi che circolano sempre gli stessi: il Cardinale Casaroli, Marcinkus e quelli dell’alta gerarchia del Vaticano.
È ormai accertato che la stessa magistratura italiana conferma il fatto, che in Vaticano esista un dossier sulla vicenda tenuto segreto e mai consegnato ai giudici italiani, di cui tutti i papi che da allora si sono succeduti erano pienamente a conoscenza.
L’unico papa che può provare ad aprire oggi spiragli di luce su tutta la terribile brutta storia è sicuramente Papa Francesco che – ne siamo certi – non vorrà consentire di continuare nella spirale del “silenzio, per tutelare la Chiesa”.
Ritengo che ormai sia giunto il momento di sollevare i veli su questo e su tutti i “misteri” che purtroppo deturpano con i loro veleni il volto della Chiesa.
Papa Francesco può farlo poiché è estraneo alle lotte di potere che in questi ultimi decenni hanno devastato la Chiesa.
Egli, infatti, non ha avuto a che fare con le “mafie” del passato, che non ha niente a che vedere con storie incredibili come la sepoltura assurda di De Pedis…nella basilica romana di Sant’Apollinare.
Occorre dirlo con chiarezza: la Chiesa non è stata capace di impedire che il marciume della corruzione, della pedofilia, dell’immoralità dei suoi preti, vescovi e cardinali allignasse a lungo e in profondità dentro di sé e ne minasse le stesse fondamenta.
Era forse questa la “catastrofe morale”, di cui parlò il cardinale Nicholas Di Nardo, arcivescovo di Houston o il “fumo di Satana” penetrato nella casa di Dio di cui nel lontano 29 giugno 1972 parlò Paolo VI?
Quanto sta accadendo trascina la Chiesa verso un suo fatale declino. Si tratta di un marciume diffuso dal quale essa si deve liberare, ad iniziare dal clericalismo, più volte e con forza condannato dal papa argentino. È proprio, infatti, il clericalismo che induce a sopire, nascondere, celare il marcio nella convinzione di non fare scoppiare il bubbone.
Ed è ancora il clericalismo che spinge il clero a tollerare le proprie infedeltà, i propri vizi, che lo rende inflessibile con il popolo ma indulgente verso se stesso e i confratelli, che tace delle proprie perversioni perché si considera al di sopra di tutti, che lo spinge a non apprezzare il contributo dei laici che cerca spazio, senza trovarlo, che l’aiuta a clericalizzarsi, cioè ad assumere pensieri, linguaggio e comportamenti tipici del prete.
La Chiesa ha la forza di scrollarsi di dosso putrescenze, lentezze, ritualità mummificate, silenzi colpevoli?
Può e deve farcela anche se nulla è scontato.