Diavoli & esorcisti

Nonostante, circa la metà dei preti non creda all’esistenza dell’inferno e del diavolo, la curia di Milano ha deciso di attivare un centralino e di raddoppiare gli esorcisti. Il dato paradossale è che l’incremento di soggetti vessati o tediati dal demonio va di pari passo con il tasso di scristianizzazione della società italiana. Come hanno abbondantemente evidenziato molteplici ricerche statistiche, gli italiani credono sempre meno a Dio e sempre più alla favole. In altri termini, preferiscono l’irrazionalità, dell’ateismo, dell’universo fatto da se, delle ideologie umane, della magia, degli oroscopi, della cartomanzia, delle scienze occulte, all’intelligenza di Dio. Fatto salvo che la ragione non è per tutti e che non si può chiedere più di quel che si ha, l’unico dato inequivocabile è che a ricorrere agli esorcisti siano i lontani da Dio. Liquidare il “disturbato” (come vorrebbe fare certuna psichiatria atea) con la sola categoria della psicopatologia, è una sciocchezza il cui unico a pagare sarà il posseduto. Neppure d’innanzi all’evidenza che in Italia le sette sataniche sono in continua espansione, si vuole prendere atto che il demonio non è un’invenzione della Chiesa, o una metafora del male, ma presenza reale, antagonista a Dio. Se molte persone sono costrette a ricorrere all’esorcista, una parte di responsabilità è imputabile al silenzio di non pochi preti che invece di ricordare alla pecorelle (che senza parole chiare da parte del pastore diventano smarrite) che la principale causa di ingresso del demonio nel corpo e nella psiche degli esseri umani sono le sedute spiritiche, i maghi e i (pseudo) guaritori, si limitano a proferire emerite fesserie negazioniste. "La più grande astuzia del maligno è quella di farci credere di non esistere" preconizzò Baudelaire. La certezza, nonostante l’ordinazione di un pugno di esorcisti, è che il "lasciapassare" dell’incredulità dell’uomo moderno, farà sghignazzare il principe delle tenebre, "co regista" occulto del pianeta terra, assieme alla libertà umana.

Gianni Toffali