
“La vita è dura qui nel campo. Il problema è la fame. A volte non mangio per tre o quattro giorni. Anche i miei figli piangono per la fame. Alcune persone dormono, altre muoiono di fame e di sete. Come madre, mi sento come se la testa stesse per esplodere. Ho pensato di morire anche io”. Sono parole di Ledy Zaka, una donna rifugiata sudanese di 22 anni che vive nel campo di Doro, nel Sud Sudan. Ledy è una delle quasi 13 milioni di persone rifugiate e sfollate, costrette a fuggire dal conflitto in Sudan.
La sua sopravvivenza, come quella di milioni di persone, è oggi a rischio per via dell’insicurezza alimentare acuta e dei drastici ed estesi tagli ai fondi per gli aiuti umanitari da parte di alcuni governi. Tantissime persone che dipendono da questa assistenza si sono ritrovate, da un giorno all’altro, con razioni di cibo drasticamente ridotte o completamente azzerate. Quasi 1 milione di rifugiati sudanesi non riceveranno più alcuna assistenza alimentare. 500 mila sfollati in Sudan rischiano di non avere più accesso all’acqua, ai servizi igienici e all’assistenza medica. In Etiopia sono stati chiusi quattro dei sette servizi nutrizionali per rifugiati, mettendo a rischio di malnutrizione grave 80 mila bambini sotto i cinque anni.
Per contribuire a rispondere a questa situazione, UNHCR lancia la campagna “Torniamo a sentire”, che ha l’obiettivo di raccogliere con la massima urgenza fondi indispensabili per la sopravvivenza di milioni di persone in Paesi come il Sudan, Sud Sudan, Ciad ed Etiopia. Giunta alla sua seconda edizione, l’iniziativa mira a promuovere il fondamentale valore della solidarietà e dell’empatia verso milioni di persone vittime dei conflitti e della fame, che stanno ora subendo anche gli effetti catastrofici dei tagli.
“I tagli ai finanziamenti nel settore umanitario stanno mettendo in pericolo un numero altissimo di vite umane – commenta Laura Iucci, direttrice della raccolta fondi di UNHCR Italia. Rischiano inoltre di vanificare gli sforzi di stabilizzazione di intere aree geografiche. Privare le persone di beni indispensabili come cibo e acqua significa, infatti, spingerle nelle mani di trafficanti che offriranno loro di spostarsi altrove. Con questa campagna, vogliamo ribadire che tagliare gli aiuti umanitari vuol dire tradire i principi di solidarietà che definiscono la nostra umanità. Non lasciamoci sopraffare dal senso di impotenza o, peggio, dall’indifferenza. Torniamo a sentire con il cuore questo grido silenzioso di milioni di persone. Questo è il momento di donare e offrire il meglio della nostra generosità e umanità”.
INSICUREZZA ALIMENTARE ACUTA E MALNUTRIZIONE IN FORTE AUMENTO
Questi tagli arrivano nel momento peggiore. In Sudan e nei principali Paesi di accoglienza dei rifugiati sudanesi il problema della mancanza di cibo sta crescendo a ritmi allarmanti per via del conflitto e degli shock dovuti alla crisi climatica. Come emerge dal Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari (GRFC), l’insicurezza alimentare acuta in Sudan colpisce 25,6 milioni di persone. In alcune zone del Paese, persistono condizioni di carestia e per 800 mila persone che vivono in quelle aree è catastrofe umanitaria. Inoltre, nel Paese la malnutrizione acuta colpisce 3,7 milioni di bambini dai 6 mesi ai 5 anni e 1,2 milioni di donne in gravidanza e in allattamento. La situazione è molto grave anche nei Paesi di accoglienza dei rifugiati sudanesi: in Etiopia 22 milioni di persone sono in condizioni di insicurezza alimentare acuta, in Sud Sudan 7,1 milioni e in Ciad 3,4 milioni.
SONDAGGIO SU EMPATIA: LA FAME DEI BAMBINI SUSCITA FORTI EMOZIONI NEGLI ITALIANI. TAGLI ANCORA POCO NOTI, MA LA MAGGIORANZA DEGLI INFORMATI LI RITIENE INGIUSTI
In occasione della campagna Torniamo a Sentire, AstraRicerche ha condotto un sondaggio[1] per analizzare le reazioni emotive degli italiani una volta messi di fronte a una foto che ritrae un bambino in condizioni di malnutrizione e un operatore di UNHCR. Dallo studio emerge che, pur sentendo la crisi lontana dalla propria vita quotidiana, gli italiani provano emozioni forti: tristezza (44,5%), compassione (34,1%), preoccupazione (27,7%) e speranza (36,3%). C’è un’empatia viscerale, che nasce più dallo stomaco (39,7%) e dal petto (27%) che dalla testa (10,6%). La questione dei tagli sembra ancora poco nota: solo il 10,9% degli intervistati conosce bene il tema, ma una volta informati, 8 italiani su 10 li giudicano ingiusti e sbagliati.
Nonostante i tagli, UNHCR è presente sul campo in Sudan e nei Paesi di accoglienza dove continua il suo lavoro di assistenza e protezione di rifugiati e sfollati. Fra le altre cose, forniamo: protezione e supporto psicosociale a rifugiati, bambini e vittime di violenza di genere; monitoraggio e trattamento della malnutrizione; cliniche mobili e assistenza sanitaria d’emergenza; assistenza economica diretta per coprire i bisogni essenziali. Ma le risorse sono drammaticamente insufficienti e serve l’aiuto di tutti: il piano regionale di risposta umanitaria per il Sudan è finanziato solo al 12%. I fondi raccolti saranno destinati a sostenere le operazioni umanitarie in Sudan, Sud Sudan, Ciad ed Etiopia.
La campagna è sostenuta da Francesco Pannofino, da anni testimonial di UNHCR.