Il grado di civiltà di un Paese si misura dalle carceri. Oggi un parto, ieri i massacri, quotidianamente il sovraffollamento, domani?

Una donna ha partorito nel carcere romano di Rebibbia con l’aiuto di una compagna di cella e del personale sanitario e carcerario. Per Mauro Palma, garante nazionale dei detenuti, è una vergogna.

La detenuta che partorisce * è solo lo “scandalo” di oggi del sistema carcerario. I pestaggi recenti di Santa Maria Capua Vetere, e quelli meno recenti di San Gimignano, tutti ad opera del personale carcerario, sono solo lo “scandalo” di ieri. A cui si affianca lo “scandalo” quotidiano del sovraffollamento che, pur se per qualcuno sarebbe dovuto alla mancanza di strutture, ha come origine un sistema giudiziario che fa un uso enorme del carcere preventivo invece delle misure alternative di custodia.

Il carcere fa notizia solo quando c’è un qualche scandalo… che, quando diventa quotidiano come il sovraffollamento, media e opinione pubblica non reagiscono più di tanto. Come accade per i tribunali, il cittadino medio si rende conto della mostruosità civica che il carcere (e il tribunale) rappresenta, solo quando in qualche modo ha avuto a che farne. E poi, visto che non cambia mai nulla, si ingegna per evitarlo in tutti i modi.

In questo momento il “pianeta giustizia” è al centro dell’attenzione anche grazie alla raccolta firme di alcuni referendum che potrebbero ridurre il danno. Mentre molta speranza viene mediamente riposta nel ministro in carica della Giustizia, Marta Cartabia: in diversi auspicano che rimedi ai danni delle gestioni precedenti del suo dicastero e ai danni di legislazioni e ordinamenti ritenuti sbagliati.

Sembra che Voltaire abbia scritto che il grado di civiltà di un Paese si misura dalle carceri. E, siccome lo dice Voltaire, uno dei pilastri del pensiero moderno, tutti dicono di inchinarsi (compresi i “seguaci” di Rousseau?). Ma i fatti che abbiamo elencato ci dicono il contrario. E’ probabile che “faccia fico” dire di condividere il pensiero di François-Marie Arouet. Ma noi, che pur se ci piace Voltaire e che “fichi” non siamo, restiamo basiti. Certo, noi siamo per l’abolizione delle carceri, ma ci restiamo male quando vi vediamo qualcuno costretto al suo interno solo per il fatto di appartenere ad una “categoria”, quella dei bimbi.

Nel frattempo, aspettiamo per vedere cosa succederà domani per registrare le diffuse indignazioni della politica e della società. In attesa degli “scandali” e delle indignazioni di dopodomani.

*Sono 22 le detenute-madri nelle sezioni nido degli istituti penitenziari e negli istituti a custodia attenuata specificamente attrezzati per l’accoglienza di madri con prole (Icam) e 25 i minori presenti insieme a loro. Lo rende noto il ministero della Giustizia.Undici detenute sono distribuite fra gli Icam di Torino (2 madri e 2 minori), Milano (2 madri e 2 minori) e Venezia (2 madri e 3 minori); due sono nella sezione nido della Casa circondariale femminile di Roma Rebibbia (dove si trovano anche due minori), mentre in ciascuna delle apposite sezioni nido di Torino, Milano Bollate e Firenze Sollicciano sono ospitate una madre con un minore al seguito.Il numero più alto di presenze si registra all’Icam di Lauro, in Irpinia, che ospita 11 madri e 13 bimbi. Altre sezioni nido sono attive negli istituti di Perugia, Foggia, Reggio Calabria e Messina, ma, alla data di ieri, 10 settembre 2021, non registrano la presenza di detenute-madri.

 

Vincenzo Donvito, Aduc