Concorsi, ASN, ANVUR – Mancini, Crisanti, Montanari

Marco Mancini sui ‘nuovi’ concorsi universitari

Marco Mancini ha illustrato/commentato il Disegno di Legge governativo sui concorsi universitari sul Sole 24 ore del 27 maggio 2025 con un intervento dal titolo Come saranno le nuove regole per i concorsi della docenza universitaria (v. nota 1).
Nel suo intervento Marco Mancini afferma, tra l’altro, che il DDL servirebbe a semplificare e velocizzare le carriere dei docenti (abolizione dell’ASN), omogeneizzare e semplificare i concorsi locali (commissioni con quattro membri sorteggiati e uno locale), a valutare periodicamente il nuovo docente con effetto premiale/non premiale per la struttura che ha bandito e svolto il concorso.

2. In Italia si mantiene e rafforza l’ANVUR

Già l’ANDU aveva commentato un precedente intervento di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera del 21 maggio 2025, dando una diversa ‘lettura’ dei contenuti del DDL (v. il documento Concorsi veramente nazionali o meglio i ‘buoni posto’).
Marco Mancini ha sostanzialmente ribadito le opinioni di Galli della Loggia, ma in maniera più ‘cauta’.

Mancini, a differenza di Galli della Loggia, non si spinge a sostenere che con l’abolizione delle ASN «vengono drasticamente ridimensionati anche i relativi poteri dell’ANVUR» che «aveva determinato indirettamente e in modo per lo più nefasto l’orientamento e l’attività scientifica dell’università italiana», come aveva scritto Galli della Loggia.
In realtà «nefasti» poteri dell’ANVUR diventeranno esclusivi perché, di fatto, essa sostituirà le attuali Commissioni per le ASN stabilendo «specifici requisiti di produttività e di qualificazione scientifica» «individuati, per ciascun gruppo scientifico-disciplinare». Solo chi possiederà questi requisiti sarà abilitato a partecipare ai concorsi locali. Insomma morta una ASN se ne fa un’altra.
E la stessa ANVUR – quasi certamente – non sarà estranea nella definizione delle «linee-guida per la valutazione, dopo due anni dalla presa di servizio e con cadenza triennale per la durata del rapporto di lavoro, dei vincitori» dei ‘nuovi’ concorsi (un tagliando).
L’ANVUR, quindi, continuerà a commissariare l’Università italiana, accrescendo il suo controllo sulla ricerca e ora, probabilmente, interferendo sulla carriera dei singoli professori.
A questo proposito va ricordato che la valutazione del singolo docente era inizialmente un obiettivo di chi ha voluto l’ANVUR sostenendo che sarebbe stata fondamentale dotare il sistema universitario e della ricerca pubblica dell’Agenzia nazionale di valutazione che effettuasse periodiche valutazioni dei singoli docenti e dell’attività didattica e di ricerca e che, solo sulla base di questa corretta valutazione, si stabilissero ruoli, incarichi e avanzamenti di carriera.»

3. L’ANVUR era stata progettata proprio per commissariare l’Università italiana

Già nel novembre 2016 le Organizzazioni universitarie (ADI, ANDU, ARTeD, CIPUR, CISL-Università, CNRU, CNU, CONFSAL-CISAPUNI-SNALS, CoNPAss, CRNSU, Federazione UGL Università, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SNALS-Docenti, UDU, UIL RUA), avevano denunciato «l’attacco alla libertà didattica e di ricerca portato avanti soprattutto attraverso l’ANVUR, un organismo voluto proprio per commissariare l’Università», tutto questo nel quadro di un «decennale progetto di smantellamento del Sistema nazionale degli atenei che svolgano una qualificata attività di formazione e di ricerca, perché si vogliono ridurre a poche unità gli Atenei ‘veri’, costringendo alla chiusura o all’emarginazione tutti gli altri. Un obiettivo che si sta raggiungendo anche attraverso il blocco del turn over, l’espansione di un precariato senza sbocchi e il taglio dei finanziamenti.» (v. il documento Il commissariamento dell’Università).

Precedentemente, all’inizio del 2006, l’ANDU era intervenuta alla presentazione del Disegno di Legge dei DS per l’istituzione dell’Agenzia di valutazione.
L’ANDU ha allora criticato duramente quel provvedimento proprio perché avrebbe determinato il commissariamento dell’Università (v. video, dell’intervento dell’ANDU, da min 148:33, al Forum dei DS a Milano nel febbraio del 2006).

4. Il Parlamento francese invece ha appena votato l’abolizione della sua ‘ANVUR’

In Italia, quindi, si mantiene e si rafforza l’ANVUR, mentre in Francia, il 10 aprile 2025, l’Assemblea Nazionale, ha votato l’abolizione del Haut Conseil de l’évaluation de la recherche et de l’enseignement supérieur (HCERES), accusato, tra l’altro, di avere burocratizzato e standardizzato la ricerca universitaria.
Questa scelta avviene dopo che in Francia c’è stata un’ampia e partecipata discussione/confronto (che sta continuando) sul ruolo dell’HCERES. Una discussione pubblica che ha esplicitamente considerato la necessità di cancellare questo Organismo, come ora sta avvenendo.
In Italia, al massimo, si pensa di ‘aggiustare’ l’ANVUR, per comunque mantenerla (v. Salvare il soldato ANVUR, un “bambino” da buttare nel documento Abolire l’ANVUR e le Abilitazioni.)

5. Sempre e comunque la piaga della cooptazione del singolo barone, nel silenzio

C’è chi sostiene che l’abolizione delle ASN aumenterà la responsabilità degli atenei nella scelta dei docenti e questo grazie alla ‘nuova’ modalità per la formazione delle commissioni concorsuali.
Addirittura Galli della Loggia, nel suo richiamato intervento, scrive che con il DDL verranno abolite le attuali modalità concorsuali che sono «una pura e semplice ‘chiamata’ da parte del Dipartimento», prosperando così «il flagello del localismo».
Il «flagello del localismo», anche secondo Galli della Loggia, sarebbe ora estirpato per il fatto che nelle ‘nuove’ commissioni saranno presenti quattro docenti esterni, oltre quello locale.
È noto invece che la presenza di un membro locale in qualsiasi tipo di commissione basta e avanza per predeterminare il risultato del ‘concorso’: vincerà l’allievo del membro interno, per il quale è bandito il ‘concorso’.
Peraltro, per ‘sicurezza’, è previsto nello stesso DDL che i quattro membri esterni saranno «individuati dalla stessa università» tra i sorteggiati in una lista di «docenti disponibili»; cioè, in definitiva, saranno scelti dall’Università direttamente interessata, ovvero saranno scelti dal professore che gestirà il ‘suo’ finto concorso per fare vincere l’allievo pre-scelto.
Il fatto è che, ancora una volta, siamo in presenza di una riforma ‘tancrediana’ («Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi»).
E infatti con questa ‘nuova’ riforma rimane, deve rimanere, la cooptazione personale, oltre il «nefasto» ruolo, accresciuto, dell’ANVUR.
Si sta facendo e si è fatto, a partire dalla Legge Berlinguer del 1998 sui concorsi (nota 2), di tutto per assicurare al singolo barone il controllo personale della scelta di chi reclutare e fare avanzare, dal ‘concorso’ per il dottorato di ricerca a quello per ordinario.
E per ‘proteggere’ la cooptazione personale si è anche inventata la foglia di fico dell’ASN, un concorso senza posti, introdotta con la cosiddetta Legge Gelmini (nota 3), ma già proposta nel 1995 dall’allora ministro Giorgio Salvini (nota 4) e ripresa nel Disegno di Legge di Luigi Berlinguer per poi essere abbandonata lungo l’iter parlamentare per arrivare al più ‘diretto’ concorso locale (nota 5).
Andrea Crisanti, su Domani del 5 giugno 2025, denuncia/si autodenuncia affermando che i concorsi sono una farsa. Un sistema da scardinare, scrive, senza però indicare come farlo (nota 6).

Insomma, che la cooptazione personale sia la piaga dell’Università italiana lo sanno tutti, da chi vuole fare il dottorato fino agli ordinari. E tutti sanno che con gli attuali finti concorsi locali si producono i fenomeni ‘connessi’: nepotismo, familismo, clientelismo, arbitri, etc. Questi fenomeni a volte vengono ‘intercettati’ dalla magistratura, facendoli emergere come scandali, mentre invece sono ‘solo’ espressioni di un sistema.
Una piaga quella della cooptazione personale che porta tutti o quasi a condividere o subire in silenzio tutti i provvedimenti che hanno o stanno devastando l’Università italiana: finta autonomia degli Atenei, strapotere dell’ANVUR e della CRUI, Rettori sovrani assoluti, precariato, numero chiuso, gerarchizzazione della docenza, etc. (nota 7).

6. Concorsi veramente nazionali a ogni livello

Per superare la cooptazione personale, spacciata per scelta autonoma degli atenei, occorre che ogni ingresso in tutte le figure pre-ruolo e di ruolo avvenga a livello nazionale con commissioni interamente sorteggiate tra tutti i professori, escludendo gli appartenenti agli atenei interessati, e prevedendo che non vi sia più di uno dello stesso ateneo. E per l’ingresso nel ruolo docente (che deve diventare unico), per indebolire ancor più la logica dell’appartenenza, le commissioni concorsuali devono stilare una graduatoria dei vincitori per consentire, a scalare, la scelta degli atenei in cui prendere servizio tra quelli dove sono previsti i posti.
Gli avanzamenti da una fascia all’altra della docenza devono avvenire attraverso una valutazione individuale dell’attività di ricerca e didattica svolta dal docente da parte di una commissione nazionale composta come quella per i concorsi e, all’esito positivo, deve conseguire l’immediato e completo riconoscimento dell’avanzamento, senza ulteriori prove locali.
Per i già abilitati a ordinario o ad associato da subito va previsto il passaggio automatico nella fascia superiore, coprendo l’eventuale maggior costo con specifici fondi nazionali (v. Come ricostruire l’Università tutta).
In alternativa, meglio consegnare al singolo barone il posto da occupare, consentendogli di scegliere a chi assegnarlo, senza alcun‘mascheramento’ (abilitazione o requisiti nazionali, concorsi, scelta dell’Ateneo o del Dipartimento). Insomma si dia al singolo barone un ‘buono posto’, da spendere come vuole.

7. Montanari: senza la ASN si peggiora nettamente. Ma il peggio c’era e ci sarà

Tomaso Montanari, nel suo intervento del 26 maggio 2025 sul Fatto Quotidiano intitolato La riforma dell’Università: professori un tanto al chilo, è convinto che sopprimendo le ASN si vada «nettamente in peggio», dato che quel «sistema orribile» rendeva comunque possibile un «vaglio di merito».
Scrive ancora Montanari: «Ora ci sarà una autocertificazione (sic!) in cui ciascun candidato dichiarerà di avere i requisiti minimi per partecipare ai concorsi locali: pura quantità, non importa cosa ci sia scritto, chi se ne frega.»
Per Tomaso Montanari, la presenza di docenti esterni nelle commissioni toglierebbe agli Atenei la responsabilità del reclutamento: «quale università può essere onestamente ritenuta responsabile di decisioni prese da sorteggiati di altri atenei?»

Alcune considerazioni su quanto scritto da Tomaso Montanari e una proposta.

– Le ASN, come denunciato praticamente da tutti ormai da anni, hanno già determinato la quantificazione («un tanto al chilo») della ricerca, operando con parametri e soglie quantitative.
– Il pessimo ruolo delle ASN verrà di fatto assunto dall’ANVUR che stabilirà «specifici requisiti di produttività e di qualificazione scientifica» «individuati, per ciascun gruppo scientifico-disciplinare», operando quindi, nella sostanza, seguendo una ‘logica’ quantitativa, come hanno fatto le ASN.
– Il concorso locale era, è e sarà una finzione per nascondere, malamente, che a scegliere il vincitore (il suo allievo) è il singolo barone che è riuscito a farsi bandire il posto. Altro che scelta responsabile dell’Università! Questa nuda realtà è nota a tutti, e praticamente tutti vi sono coinvolti.
– Il sorteggio, dalla legge Berlinguer fino a oggi, è stato sempre presente, con modalità diverse, ma non ha mai impedito la cooptazione personale. Il sorteggio ‘filtrato’ (sorteggio apparente) è presente anche nella composizione delle attuali ASN.

Va sottolineato inoltre che mai (nota 7) il sorteggio è stato previsto per i posti di ruolo con le modalità proposte dall’ANDU, che si ritiene l’unico modo per consentire fin dall’inizio un reclutamento non personalizzato, che porta a una subalternità scientifica e umana che lede la libertà di ricerca e di insegnamento, condizione questa indispensabile per avere una veramente Libera Università.

8. Una proposta a Montanari

La questione delle modalità di reclutamento è sempre stata centrale nell’Università italiana, come dimostra anche l’enorme spazio che, dall’Unità in poi, ha avuto nei vari Parlamenti che hanno deliberato (o tentato di farlo) numerose volte.
Si propone a Tomaso Montanari, se ha voglia e tempo, un confronto anche pubblico tra le sue posizioni e quelle dell’ANDU. In ogni caso sarebbe interessante, almeno per l’ANDU, conoscere la sua opinione su quanto la stessa ANDU sostiene e documenta da decenni.

NOTA 1. L’intervento di Marco Mancini è particolarmente importante perché l’Autore ha avuto un ruolo notevole nella elaborazione e nell’applicazione della cosiddetta Legge Gelmini e ora fa parte del Gruppodi lavoro ministeriale costituito per riformare quella Legge. Inoltre Mancini ha avuto e ha una lunga e qualificata partecipazione in vari Organismi.

NOTA 2. Già nel dicembre 1998 l’ANDU, commentando la Legge Berliguer, aveva tra l’altro scritto: «ora anche la carriera deve essere decisa attraverso una cooptazione personale da parte di quelli che una volta si chiamavano baroni ed è ad essi che bisognerà affidarsi, con adeguati comportamenti anche umani, per vincere concorsi che sono considerati, non a torto, una mera perdita di tempo, un fastidioso ritardo all’attuazione di una scelta già operata.» (Università Democratica, n. 168-169, p. 7).

NOTA 3. Va ricordato che l’ex ministro Gelmini non è responsabile della ‘sua’ Legge, come si può leggere anche nel documento ‘Crociata’ della Confindustria e (non) Opposizione- Schiesaro e Meloni, diffuso nei mesi immediatamente precedenti l’approvazione della Legge.

NOTA 4. V. il DDL n. 1629 dell’aprile 1995 Concorsi per l’accesso alla docenza universitaria. Un DDL che doveva anche porre rimedio alle «recenti vicende di natura amministrativa ed anche penale che hanno investito alcuni procedimenti concorsuali universitari» (dalla Relazione).

NOTA 5. V. il DDL n. 931 dell’aprile 1996 Norme per il reclutamento dei ricercatori e dei professori universitari di ruolo. L’Abilitazione nazionale era contenuta nell’art. 5.

NOTA 6. Andrea Crisanti scrive: «Vorrei qui fare una provocazione con un invito: alzi la mano – e mi rivolgo ai colleghi professori associati e ordinari – chi può affermare, avendo partecipato a vario titolo a un concorso o procedura di selezione, che non conoscesse anticipatamente il nome del vincitore. A me, in più di trenta anni di esperienza, non è mai capitato. A ogni concorso al quale ho partecipato come candidato sapevo esattamente chi avrebbe vinto e, puntualmente, ricevevo inviti a ritirare la domanda.»

NOTA 7. Già nel 1986, quasi quarant’anni fa, si scriveva: «Sulle questioni universitarie il ‘nemico’ non è i1 parlamento o i partiti ma esso sta all’interno stesso dell’università. È costituito da un corpo accademico in larga misura conservatore, pigro, ancorato ai propri piccoli privilegi categoriali.» (v. Università Democratica del settembre 1986, n 25).

NOTA 8. Il sorteggio ‘puro’ delle commissioni nazionali per i posti di ordinario è stato previsto dai Provvedimenti urgenti del 1973 e allora ha riguardato meno di 2500 posti dei 7500 previsti. ‘Naturalmente’ le modalità di composizione di quelle commissioni non sono state come quelle proposte dall’ANDU. Il sorteggio ‘puro’, senza alcun membro interno, non ha comunque mai riguardato il primo livello della docenza: prima gli assistenti e i ricercatori di ruolo, ora i ricercatori in tenure track.