In estate più rischi di infezione agli occhi da parassita. Ora c’è primo farmaco salva-vista ma non è accessibile in Italia

Tempi troppo lunghi per l’autorizzazione non garantiscono il diritto dei malati alla terapia che è efficace solo se somministrata entro 30 giorni dai primi sintomi. Attualmente l’infezione fa registrare 1 caso ogni tre giorni circa in Italia e 3 milioni all’anno nel mondo. Più colpiti i giovani per uso non corretto di lenti a contatto in acque contaminate, con maggiore incidenza nei mesi estivi.

Li chiamano i guerrieri “AK”, sono i pazienti, in particolare giovani, colpiti da cheratite da Acanthamoeba, una patologia rara ma con un fattore di rischio molto comune, soprattutto in estate, per l’uso non corretto di lenti a contatto e molto pericolosa per la vista, con effetti devastanti fino alla perdita dell’occhio. La vita è stravolta perché al dolore lancinante si unisce la fotofobia e l’unica alternativa è stare in casa al buio per mesi. “Fino a poco tempo fa per questi pazienti le opzioni terapeutiche erano scarse o nulle, e venivano trattati come meglio si poteva utilizzando preparazioni galeniche o prodotti off-label, privi di dati scientifici d’efficacia e sicurezza e di protocolli di trattamento standardizzati. Non era solo un problema di terapie disponibili, ma anche di modalità di trattamento: i pazienti erano costretti a utilizzare due o tre colliri ogni ora, senza poter dormire per giorni, e con poche speranze di guarigione. Dall’agosto scorso, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha approvato la prima e unica terapia al mondo per il trattamento dell’infezione da Acanthamoeba che consente somministrazioni ridotte solo durante il giorno e per una durata media di circa quattro mesi. Un collirio a base di poliesanide, efficace nell’85% dei casi, solo se la terapia viene iniziata entro 30 giorni dall’esordio dei sintomie il cui accesso tempestivo consente di evitare il trapianto di cornea nei casi più gravi. Un successo terapeutico frutto della ricerca italiana, ma paradossalmente a oggi non ancora disponibile per i pazienti del nostro Paese, che nell’attesa chiedono di potervi accedere tramite il fondo AIFA per i farmaci orfani”. A descrivere il problema e denunciare l’inspiegabile ritardo proprio in Italia è Vincenzo Sarnicola, Presidente del 23esimo Congresso dell’International Society of Cornea, Stem Cells and Ocular Surface (SICCSO), in corso a Grosseto, e tra i maggiori esperti al mondo di cornea.

Fatta eccezione per un unico centro del quale è stata accolta la richiesta, l’accesso anticipato al farmaco si sta rivelando inspiegabilmente problematico. I tempi troppo lunghi per l’autorizzazione non garantiscono il diritto dei malati alla cura che è efficace solo se somministrata tempestivamente – puntualizza -. I pazienti con cheratite da Acanthamoeba, molto spesso giovani, nell’attesa di accedere all’unica terapia specifica approvata, stanno affrontando sofferenze inaudite e rischiano gravi conseguenze permanenti, inclusa la possibilità di perdita della vista o dell’intero occhio. L’appello e la speranza sono che presto l’AIFA possa rispondere a questa esigenza e porre rimedio a tale situazione, mettendo subito la terapia a disposizione dei pazienti che di fatto hanno messo in pausa la loro vita, come è consentito dall’attuale normativa AIFA”.

La cheratite da Acanthamoeba è una rara patologia oftalmica che ogni anno colpisce circa 3 milioni di persone nel mondo, soprattutto nella fascia d’età più bassa, il 60% di sesso femminile. In Italia si stima che si verifichi 1 caso di infezione ogni tre giorni circa. “Si tratta di un’invisibile patogeno che vive nelle acque, e si attiva come parassita nel momento in cui trova un ospite da cui trarre nutrimento – riprende Sarnicola -. Penetra e rosicchia il bulbo oculare, “mangiando” la vista e spegnendo, di fatto, ogni progetto di vita perché la riduzione dell’acuità visiva è permanente”. A correre più rischi, a cominciare dai giovanissimi, sono le persone che portano lenti a contatto quando fanno il bagno in piscina, al mare, al lago e nei fiumi, ma anche quando sono sotto la doccia. L’incidenza di cheratiti da Acanthamoeba aumenta nei mesi estivi perché il caldo invoglia a tuffarsi e l’attenzione all’igiene si allenta.

Finalmente oggi, come dimostrato da studi clinici, l’innovativa terapia risulta efficace e in grado, per la prima volta, di distruggere l’ameba ed eradicare l’infezione. Una scommessa vinta che restituisce ai pazienti la speranza di guarire, ma che necessita urgentemente di essere messa a disposizione dei malati per tornare a vivere”, conclude Sarnicola.