Lavoro: 7 milioni di italiani hanno paura di perdere il posto a causa dell’innovazione tecnologica

UN OPERAIO SU DUE È CONVINTO CHE LA PROPRIA OCCUPAZIONE SIA MINACCIATA DA ROBOT E INTELLIGENZA ARTIFICIALE. IL 70% DEI LAVORATORI PENSA CHE IN FUTURO AVRÀ MENO SOLDI E MINORI TUTELE. GIÀ OGGI CHI LAVORA NEI SETTORI TECNOLOGICI GUADAGNA IL DOPPIO DEGLI ALTRI. SPERANZA WELFARE AZIENDALE: PER IL 66% MIGLIORA LA QUALITÀ DELLA VITA…

Aiuto, arrivano i robot! 7 milioni di lavoratori italiani hanno paura di perdere il proprio posto di lavoro a causa dell’arrivo delle nuove tecnologie: dai robot all’intelligenza artificiale. In particolare, quasi un operaio su due vede il proprio lavoro a rischio. L’85% dei lavoratori esprime una qualche paura o preoccupazione per l’impatto atteso della rivoluzione tecnologica e digitale (il dato supera l’89% tra gli operai). Per il 50% si imporranno ritmi di lavoro più intensi, per il 43% si dilateranno gli orari di lavoro, per il 33% (il 43% tra gli operai) si lavorerà peggio di oggi, per il 28% (il 33% tra gli operai) la sicurezza non migliorerà. Sono alcuni dei principali risultati del 3° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato in collaborazione con Eudaimon (www.eudaimon.it), leader nei servizi per il welfare aziendale, con il contributo di Credem, Edison, Michelin e Snam.

Rassegnati a buste paga più leggere, minori protezioni, maggiori conflitti. Il 70% dei lavoratori (il 74% degli operai) teme la riduzione di redditi e tutele sociali. Per il 58% (il 63% tra gli operai) in futuro si guadagnerà meno di oggi. E per il 50% si avranno minori tutele, garanzie e protezioni. In questo caso le percentuali restano elevate tra dirigenti e quadri (54%), operai (52%) e impiegati (49%). Forte è anche il timore di nuovi conflitti in azienda: per il 52% dei lavoratori (il 58% degli operai) sarà più difficile trovare obiettivi comuni tra imprenditori, manager e lavoratori.

Salari tecno-polarizzati. Fatto 100 lo stipendio medio italiano, nei settori tecnologici il valore sale a 184,1, mentre negli altri comparti scende a 93,5. Sono i numeri di una disuguaglianza salariale in atto nelle aziende italiane che convive con le paure dei lavoratori e certifica l’esistenza di un gap tra chi oggi lavora con le nuove tecnologie e chi no.

Il welfare aziendale può mitigare le disuguaglianze. Per due lavoratori su tre che già ne beneficiano (il 66%), il welfare aziendale sta migliorando la loro qualità della vita. Le percentuali sono elevate tra dirigenti e quadri (89%), lavoratori intermedi (60%), operai (79%). Guardando al futuro, il 54% dei lavoratori è convinto che gli strumenti di welfare aziendale potranno migliorare il benessere in azienda. E in vista dell’arrivo di robot e intelligenza artificiale, il welfare aziendale viene annoverato tra le cose positive che si possono ottenere in un futuro immaginato con meno lavoro, meno reddito e minori tutele.

Questi sono i principali risultati del 3° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato in collaborazione con Credem, Edison, Michelin e Snam, che è stato presentato a Roma presso la Sala Zuccari del Senato da Francesco Maietta, responsabile dell’Area Politiche sociali del Censis, e discusso da Alberto Perfumo, Amministratore Delegato di Eudaimon, Carmelo Barbagallo, Segretario Generale della Uil, Claudio Durigon, membro della XI Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, Andrea Cuccello, Segretario Confederale della Cisl, Ivana Galli, Segretaria Confederale della Cgil, Marco Leonardi, professore di Economia Politica dell’Università degli Studi di Milano, Giovanni Morleo di Confindustria e Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis.