Lo sport non è un supermercato: diritti e democrazia non si negoziano

Mentre lo sport superprofessionistico si presta allo sportwashing, lo sport sociale tiene alta la bandiera dei diritti: domenica si corre la Corsa di Miguel…

Comprami, io sono in vendita: questo cartello è appeso sulle vetrine del fenomeno sociale più diffuso al mondo, il calcio e lo sport. Lo sanno bene i paesi che calpestano i diritti umani ma fanno a gara per conquistare fette sempre più grosse di eventi sportivi globali, a suon di petrodollari. Si chiama sportwashing e Amnesty international chiede a loro di gettare la maschera e alla gente di non cadere nella trappola. L’Uisp sempre al fianco di Amnesty international nel denunciare la deriva dello sport superprofesionistico, alla continua ricerca di soldi.

Con un appello agli organismi internazionali dello sport supercampionistico, Cio, Fifa e Uefa in testa: smettete di voltarvi dall’altra parte. Perché diritti umani e democrazia non possono continuare a restare estranei all’agenda di chi decide. Appello da estendere anche agli organismi sportivi nazionali, come la Lega calcio italiana che ha deciso di disputare la Supercoppa in Arabia Saudita. Proprio dove si svolgeranno i Giochi asiatici invernali del 2029 con una pista di sci allestita in pieno deserto.

“Il calcio non può rinunciare ai valori, vendere la passione dei tifosi e sé stesso, in cambio di soldi. Se lo fa minaccia la sua stessa identità di sport per trasformarsi in strumento di un processo di cancellazione della realtà. Una realtà che, in Arabia Saudita, è violazione dei diritti umani, violenza e totalitarismo”. Queste le parole del giornalista Riccardo Cucchi, in vista dell’inizio della Supercoppa italiana di calcio. “La situazione dei diritti umani in Arabia Saudita è estremamente negativa. Negli ultimi otto anni, da quando il principe della Corona bin Salman è diventato l’uomo forte del regno, ci sono state oltre 1250 impiccagioni; tutti i difensori dei diritti umani sono in carcere e vengono emesse regolarmente condanne a decenni di carcere anche solo per aver scritto un post su una piattaforma social”, ha ricordato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

La corsa ai grandi eventi è scattata nel nome del business e l’Arabia recita la parte del leone: domina il calcio con l’assegnazione dei Mondiali 2034, della Supercoppa di Spagna appena giocata e di quella italiana, che si concluderà lunedì 22 gennaio. Le mani degli arabi sono arrivate anche sul tennis, con il coinvolgimento di un campione come Rafa Nadal, che è diventato ambasciatore della Federazione tennis saudita e con l’organizzazione della Next Gen Atp finals, fino al 2027. L’ultima novità è il golf con la nascita di un ente unico che gestirà il movimento professionistico mondiale, finanziato dal fondo di investimento saudita. In questo settore di affari è molto attivo anche il Qatar: dopo il Mondiale di calcio punta ad ospitare le Olimpiadi del 2036; Doha organizzerà i Mondiali di nuoto 2024, dal 2 al 18 febbraio e, nel 2027, quelli del basket. La novità più recente è il padel con il fondo proprietario del Paris Saint Germain che ha acquisito l’intero movimento mondiale.

La realtà di violenze e totalitarismi, però, non si cancella a colpi di cipria, svendendo i valori dello sport. A ricordarcelo ci sono iniziative di sport sociale e per tutti come la Corsa di Miguel, che da appuntamento domenica 21 gennaio a Roma, in nome di un desaparecido argentino, Miguel Sanchez, poeta e maratoneta che nel 1978 fu strappato alla famiglia e ucciso dagli squadroni della morte. Infatti, come ricorda Simone Menichetti, presidente Uisp Roma che organizza la manifestazione al fianco del Club atletico centrale, la Corsa di Miguel è un esercizio di memoria. “Siamo contenti, come Uisp, di rinnovare la collaborazione con La Corsa di Miguel – dice Menichetti – Teniamo molto a questo appuntamento perchè è un esercizio di memoria, si declina in difesa dei diritti e soprattutto perchè Miguel è per tutti e, quindi, non può che essere casa nostra”.

“La Corsa di Miguel è la corsa dei diritti – come ricorda Valerio Piccioni, giornalista ideatore della manifestazione – Quei diritti umani che furono tragicamente negati in Argentina ai tempi della dittatura, e che si portarono via anche questo ragazzo meraviglioso che si chiamava Miguel Sanchez. Ma è anche la corsa del diritto allo sport, è la corsa che grida la parola inclusione, che dice sport di tutti, per tutti e con tutti. E che rivendica il diritto alla città, alla strada, a poterla sentire e vivere come propria, quando spesso l’asfalto è solo delle auto. Il diritto ad una socialità bella, senza muri, senza isolamenti, senza separazioni: questo è la Corsa di Miguel e la cosa più importante è che questo appuntamento possa far sentire a casa tutti, e tutti possano goderlo e sfruttarlo per divertirsi e ricordare nel miglior modo possibile”.

a cura di Eena Fiorani