L’Uisp sul Corriere della Sera con “Giocare per diritto”

Sulle pagine del quotidiano viene dato risalto al progetto dell’Uisp Sicilia per il diritto dei detenuti ad essere genitori anche all’interno delle carceri…

Il progetto “Giocare per diritto”, promosso dall’Uisp Sicilia, ha conquistato le pagine del Corriere della Sera-Buone Notizie. Il quotidiano racconta l’impegno messo in campo dall’Uisp per restituire ai detenuti il diritto ad essere genitori. In particolare è stato evidenziato il ruolo degli operatori Uisp all’interno degli istituti di detenzione.

Da giugno 2021 fino alla fine di novembre 2023, il progetto si è occupato di realizzare delle aree gioco all’interno delle carceri per permettere ai detenuti di rafforzare il legame con i loro figli e di godere di momenti di spensieratezza anche nel periodo di reclusione. L’impresa sociale “Con i bambini” ha finanziato il progetto nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa e minorile, attraverso il bando pubblico “Un passo avanti”. I territori coinvolti sono stati: Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Ragusa, Messina, Palermo e Trapani.

Nell’articolo pubblicato lo scorso 16 gennaio Chiara Daina scrive che gli elementi vincenti del progetto, che hanno permesso ai detenuti di continuare ad essere genitori, sono gli “sportelli settimanali di sostegno alla genitorialità in carcere e la riqualificazione o realizzazione ex novo di parchi giochi all’interno degli istituti penitenziari”. Grazie a queste opere “i figli possono incontrare i padri detenuti e distrarsi nelle attese prima dei colloqui con il genitore, riducendo l’impatto traumatico di quel posto difficile”.

Nell’articolo si evidenzia il ruolo dell’Uisp: “Il tutto è stato possibile con il progetto ‘Giocare per diritto’ del Comitato siciliano dell’associazione Unione italiana sport per tutti, selezionato dall’impresa sociale Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”.

L’elemento pedagogico del gioco si inserisce perfettamente in un contesto in cui è necessario far sì che l’impatto dei più piccoli con il carcere sia il più morbido possibile. “È successo che alcuni bambini figli di padri detenuti varcassero per la prima volta la soglia del carcere per riabbracciare il genitore, perché il gioco unisce e attutisce l’angoscia”, racconta Daina riportando le parole di Vincenzo Sapienza, coordinatore di ‘Giocare per diritto’.

Ed è lo stesso Sapienza ad auspicare la prosecuzione del progetto: “A marzo verranno presentate alla Regione le attività del progetto, che ci auguriamo possa proseguire con nuovi fondi e sia esteso ad altri istituti di pena italiani, magari in collaborazione con il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria”.

C’è poi tutto un discorso che riguarda l’educazione psicoaffettiva che è uno strumento di crescita e sviluppo. È indispensabile perchè – come spiega nell’articolo Antonella D’amico, docente di psicologia all’Università di Palermo – è necessario che i genitori facciano i conti con le emozioni dei figli non reprimendole ma affrontandole senza paura. Bisogna “raccontare sempre la verità ai bambini” e far sì che le emozioni non diventino distruttive per loro e sè stessi. “Molto spesso i padri detenuti preferiscono tenere nascosto ai figli dove si trovano o non farli venire ai colloqui per evitare di peggiorare il loro stato d’animo. Ma è un atteggiamento protettivo sbagliato, perché nel bambino scaturisce un senso di abbandono e di colpa e vivrà quell’assenza con paura e ansia”, secondo la professoressa, che aggiunge come sia necessario ammettere le proprie responsabilità e quanto ciò sia educativo nei confronti del bambino.

Proprio in chiusura di articolo si evidenzia il valore del rapporto genitori-figli e di come esso debba svilupparsi anche all’interno dell’istituto di detenzione, magari in un’area accogliente con dei giochi. Così “l’istituzione penitenziaria verrà vissuta come un’alleata e un luogo che si prende cura del genitore e del bambino”, conclude Chiara Daina.

 

A cura di Edoardo Arturo Scali