Sicilia & basket: l’autogol di Riccardo Caruso

In attesa dei processi il basket siciliano comincia giustamente a interrogarsi sulla via d’uscita. Che passa inevitabilmente, nel breve termine, attraverso l’estromissione dei responsabili. Ma deve porsi, nel medio, possibilmente non nel lungo, l’obiettivo di ricreare innanzitutto la fiducia degli sportivi, delle società e delle famiglie che con le rette mensili finanziano di fatto gran parte dell’attività giovanile.

 

Le grandi passioni sono per coloro che hanno una grande anima e i grandi avvenimenti non possono essere veduti e compresi se non da quelli che sono al loro stesso livello. 
OSCAR WILDE

 

Undici è il primo numero della seconda decade e per la numerologia rappresenta il cambiamento. Quanto sia emblematico, funesto e foriero di distruzioni tale numero ce  lo ricordano i fatti di cronaca più importanti del nuovo millennio uno su tutti l’attentato alle Torri gemelle.

E’ anche considerato il numero degli incontri clandestini, dei segreti, di ciò che c’è pur stando nascosto. Molti baskettari siciliani invece intravedono nell’undicesima posizione conquistata nel ranking delle regioni italiane partecipanti al Trofeo delle regioni 2019, il fallimento politico-organizzativo, la disorganizzazione tecnica, le punizioni inutili, oltre che la speranza di cambiamento.

Scarseggiano i luoghi dove questo vivaio cestistico possa crescere e farsi notare. Espulso il merito sportivo dai licei e dall’università – palestre in cui è ridotta a lobby e hobby per minoranze praticare il basket giovanile – e tramontata in una pernacchia l’era della cosiddetta meritocrazia, ci si rivolge agli unici mezzi ancora in grado di compiere una qualche forma di selezione: la tv e Internet.

In attesa dei processi il basket siciliano comincia giustamente a interrogarsi sulla via d’uscita. Che passa inevitabilmente, nel breve termine, attraverso l’estromissione dei responsabili. Ma deve porsi, nel medio, possibilmente non nel lungo, l’obiettivo di ricreare innanzitutto la fiducia degli sportivi, delle società e delle famiglie che con le rette mensili finanziano di fatto gran parte dell’attività giovanile.

Da cosa partire non lo sappiamo: vorremmo trovare uno spunto positivo ma facciamo fatica a trovare un fiore tra tante erbacce. E non aiuta la causa il silenzio – a distanza di pochi giorni dalla fine della manifestazione – dei canali comunicativi del Comitato regionale, presieduto Riccardo Caruso. Il vertice, stranamente, è silenzioso. L’esperienza insegna che soltanto con la calma si potrà ottenere qualcosa. E con la calma, una serena caparbietà nel voler cambiare l’andazzo.

L’unica cosa che a parer nostro è salvabile è l’impegno delle giovani e dei giovani cestisti e, ovviamente, delle loro famiglie che pur di far vivere ai loro figli, una esperienza così formativa, hanno dato molto alla causa, epperò sarà una parentesi di vita sportiva che difficilmente dimenticheranno. Siamo certi che difficilmente dimenticheranno, sopratutto quei giovani di fede cattolica, non poter partecipare alla Santa messa pasquale, insieme a tutti gli atri partecipanti, per una fantomatica punizione – nella speranza che al leadermaximo Gianni Petrucci non sia arrivata questa notizia – dopo che era stata inserito, nel programma ufficiale della manifestazione, un momento di preghiera.

Siamo certi che il duo “Caruso-Curella” sperimentatori delle fasi Silver e Gold nei campionati under, avranno capito che le rappresentative siciliane, maschile e femminili, sono lo specchio della pallacanestro nell’isola che loro governano ormai da svariati anni.

Il conto prima o poi si paga e qualcuno dovrà pagare: in questi anni sono state le società a subire un bel salasso economico. Ma anche quelle stanno per esaurirsi, tant’è che la compagnia di giro si sta assottigliando sempre di più.

Facciamo fatica a capire come una regione come la Sicilia che ha fortuna di avere in casa due tecnici formidabili proprio nel settore nazionale giovanile – per intenderci Antonio Bocchino e Ninni Gebbia, – poi fanno fiasco proprio nell’attività giovanile. Ecco perché siamo in attesa che i tecnici a cui erano stato affidato il patrimonio umano del futuro del basket siciliano, spieghino al movimento sportivo le cause di questa debacle: una fotografia sullo stato delle cose è la pesantissima sconfitta rimediata dalle ragazze con la Sardegna (50-96).

Dal basket giocato a quello fischiato. Fin qui abbiamo esaminato la situazione del Comitato siciliano che «vende» il prodotto pallacanestro. Ma se passiamo ai consumatori, cioè a noi sportivi che la pallacanestro dovremmo «comprarla», recandoci con qualche consapevolezza alle partite, il quadro sportivo tradizionale assume tonalità ancora più grigie. Ho intercettato lo sfogo del direttore di IMG Press: “il principe distratto, guarda l’agonia dei tesserati e lancia annoiato le brioches avanzate ai cani. Il mobbing nei palazzetti è razzismo. Usare la disciplina, i fischi per dominare le persone è un crimine“. Questa è la vera posta in gioco: la credibilità di un movimento, di una federazione.

Chi come noi ama lo sport pulito, trasparente etico, esulta per le designazioni dell’arbitro Tolga Sahin per il campionato del mondo senior che si svolgerà in Cina e pure per il campionato del mondo U19 maschile che andrà in scena in Grecia. Tolga, turco di nascita ma che vive a Messina da molti anni, sarebbe un valore aggiunto per la crescita della pallacanestro siciliana. Non per tutti, a quanto pare, certamente non per il presidente Caruso visto che il suo Comitato nel resettare il Cia Sicilia ha pensato bene di poter fare a meno della sua esperienza, dalla C silver ai campionati giovanili, dove si svezzano gli arbitri di domani: quando si dice l’importanza del vivaio.

 

Ciuff…e…Tino