L’Eroica, una classica monumento del ciclismo sentimentale di tutti noi

La 25° edizione della Parigi-Roubaix, che si corse il 6 aprile 1924 su un percorso di 270 km, vide trionfare il belga Jules Van Hevel, della Wonder-Russel Cycles, in 10h 34’, alla media di 25,552 km/h. Van Hevel ebbe la meglio in un arrivo allo sprint, in cui batté fior di campioni, come il lussemburghese Nicolas Frantz, dell’Alcyon-Dunlop (4°) e il francese Henri Pélissier dell’Automoto (5°). Nato a Koekelare, nelle Fiandre occidentali, Van Hevel, che era sopravvissuto alla Prima guerra mondiale dove era stato ferito al fronte, era uno specialista del pavé: oltre alla Roubaix, in cui arrivò 5° nel 1920 e 3° nel 1925, conquistò nel 1920 anche il Giro delle Fiandre, corsa a cui partecipò per cinque volte arrivando sempre nei primi cinque (3° nel 1919, 2° nel 1921, 4° nel 1923 e 5° nel 1924). Nelle foto d’epoca, Jules Van Hevel ha un’aria distinta, con sottili e curati baffetti.

La 25° edizione del Giro di Lombardia, che si gareggiò il 26 ottobre 1929, da Milano a Milano, per 238 km, fu vinta, un po’ a sorpresa da Pietro Fossati, della Maino-Clement, giunto al traguardo in 8h13’’10’’, alla media di 28,955 km/h. Fossati, ventiquattrenne, novese come Girardengo, superò in volata un nutrito gruppo di avversari, tra cui il bellissimo Raffaele Di Paco, che correva da indipendente e che giunse 3°, e Learco Guerra, anche lui della Maino, che arrivò 5°, ma che alcuni chilometri prima venne frenato in una fuga forse vincente da un passaggio a livello abbassato. Fossati fu sfortunato: morì nel 1945 a soli 40 anni mentre lavorava da operaio nella fabbrica della Ilva di Novi, colpita dai bombardamenti degli Alleati negli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale. Nelle foto dell’epoca, Pietro Fossati appare con i capelli lucidi di brillantina e con la scriminatura al centro.

La 25° edizione della Milano-Sanremo, il 20 marzo 1932, disputatasi su un percorso di 284,5 km, nel tempo totale di 8h15’45’’, alla media di 35,974 km/h, venne vinta Alfredo Bovet, della Bianchi, che, dopo una fuga di 107 km, staccò di 3 minuti un gruppo di quattro inseguitori, regolato in volata da Alfredo Binda, della Legnano, che aveva trionfato l’anno prima. Alfredo Bovet aveva 22 anni ed era nato per caso a Losanna, da genitori svizzeri che da tempo vivevano in Italia, a Castellanza, vicino a Legnano. La Milano-Sanremo fu la vittoria più prestigiosa della sua carriera. Era una corsa che gli piaceva molto: arrivò 2° l’anno dopo, nel 1933 e 3° nel 1938. Nelle foto dell’epoca, Bovet aveva un vezzoso ciuffo di capelli neri, pettinato tutto sulla destra.

La 25° edizione della Liegi-Bastogne-Liegi, su 240 km, disputata il 4 aprile 1935, venne vinta dal belga Alfons Schepers, della Dilecta-Wolber, che, in 6h 37’ 18’’, batté in volata altri due belgi, il compagno di squadra Frans Bonduel e Louis Hardiquest, della De Dion-Bouton. Alfons Schepers, fiammingo di Nierlinter, aveva 27 anni ed era la sua terza vittoria alla Doyenne, dopo quelle del 1929 e del 1931. Schepers era un cacciatore di classiche e nel suo carniere si trova anche un Giro delle Fiandre, quello del 1933. Fu anche il primo vincitore della Parigi-Nizza, nel 1933, anno in cui vinse pure una tappa al Tour, la Charleville-Mézières-Metz. Alfons Schepers, nelle foto dell’epoca, mostra una bella faccia luminosa e sorridente, con gli occhi chiari.

La 25° edizione del Giro delle Fiandre, il 4 maggio 1941, corso da Gand a Wetteren su un percorso di 198 km, venne vinta dal belga Achiel Buysse, della Dilecta-Wolber, in 5h e 38’, alla media di 35,150 km/h, che regolò in volata i connazionali Gustaf Van Overloop e Odiel Vanden Meerschaut, più altri sette compagni di fuga. Achiel Buysse, fiammingo di Lochristi, aveva 22 anni. Alla Ronde aveva vinto l’anno prima e avrebbe vinto anche nel 1943: anzi fu il primo ciclista ad aggiudicarsela per tre volte. Nelle foto dell’epoca, Achiel Buysse portava un paio di occhialoni sopra il cappellino che gli copriva un’ampia stempiatura.

La 25° edizione dell’Eroica, che si disputa a Gaiole in Chianti il 1° e il 2 ottobre 2022, non la vincerà nessuno per il semplice motivo che la vinceranno tutti. Chi l’ha inventata un quarto di secolo fa – un manipolo di visionari di talento – e chi, anno dopo anno, ne ha ingrossato le fila iscrivendosi sempre più numerosi, a centinaia, e poi a migliaia e facendola diventare l’happening amatoriale più atteso e amato dell’anno. E che, come la Parigi-Roubaix, il Giro di Lombardia, la Milano-Sanremo, la Liegi-Bastogne-Liegi e il Giro delle Fiandre può essere considerata, ad honorem, una classica-monumento, se non proprio negli annuari del ciclismo agonistico sicuramente nelle pagine del ciclismo sentimentale di tutti noi.

Perché il concetto di “classica” non è dettato solamente dalla durata nel tempo, ma per aver definito uno stile, un modo originale – e inimitabile, sebbene molto imitato – di interpretare il mistero senza fine bello del ciclismo, giustappunto, eroico, scandito dal tempo della passione e della fiducia in uno sport più umano e solidale. E vedrete che tra le migliaia e migliaia degli Eroici che prenderanno il via, negli orari più diversi e per i più diversi chilometraggi, se guarderete bene, tra le maglie Bianchi e Maino, Wonder e Wolber, troverete qualcuno con i baffetti di Van Hevel, i capelli imbrillantinati di Fossati, il ciuffo di Bovet, gli occhi chiari e sorridenti di Schepers e gli occhialoni calati sulla stempiatura di Buysse.

Gino Cervi

 

L’Eroica 2021 – foto Penni Martelli