LA ROMA SALUTA DE ROSSI, RANIERI E LA CHAMPIONS

L’addio di De Rossi, il tributo di uno stadio intero, 62 mila presenti che omaggiano il capitano giallorosso, che dopo 616 gare saluta la Roma con una vittoria, 2 a 1 su un Parma che prende parte alla festa dell’Olimpico. Totti e Bruno Conti che, a fine gara premiano De Rossi con una targa e lo stadio che si unisce in un commovente ultimo abbraccio. 

 

La Roma è contratta a causa dello stato emozionale dei suoi giocaotir e nei primi 20 minuti il Parma sembra giocare più leggero, senza paure, con Kucka e Dezi che giostrano anche bene tra le linee.  Al 21’ la Roma si sveglia dal torpore iniziale e con uno spunto di Pastore mette paura a Frattali, anche se poi a a superarsi è poco dopo Mirante dall’altra parte, con una gran parata che nega il gol dell’ex a Gervinho. Florenzi spreca un’ottima ripartenza, ma al 35’ i giallorossi riescono a passare con un tiro dal limite di Pellegrini, su cui la deviazione di Gagliolo è decisiva. 

De Rossi continua a gestire gioco e ritmo dei giallorossi, un paio di tackle in scivolata dei suoi strappano applausi a scena aperta. La  Roma adesso sembra essere padrona del campo e della partita. Ma la reazione degli ospiti è tutta in un tiro da fuori di Ceravolo e poco più, anche perché Gervinho per due volte spreca delle buone occasioni.  

Al 36’ il momento che tutti aspettavanocon De Rossi che lascia il campo sostituito da Under e il capitano giallorosso che abbraccia tutti, dentro e fuori il campo. 

 Poi succede tutto in una manciata di minuti con Gervinho che pareggia e chiede scusa ai suoi tifosi e Perotti che a due minuti dalla fine riporta avanti la Roma di testa.  

Come nel giorno dell’addio di Totti, il gol decisivo per la vittoria giallorossa è dell’esterno argentino. 

 A piangere non  è solo De Rossi: lo stadio acclama tra cori e applausi Ranieri, che ricambia e poi scoppia in lacrime. 

L’addio di De Rossi invece, mette fine ad un ciclo giallorosso, poco vincente, ma di grande lustro, e chiude l’era delle bandiere, giocatori che hanno rinunciato a trofei e lauti stipendi, per amore dei colori di una maglia. 

Claudio Andò