Carceri: soluzione a rivolte non è svuotare le celle ma rendere carcere più umano e rieducativo

Le rivolte nelle carceri, gli atti di violenza e di danneggiamento, vanno fermamente condannati. Il sovraffollamento, le carenze igienico sanitarie, e le preoccupazioni per il coronavirus, non costituiscono una valida giustificazione alle condotte altamente criminali poste in essere nei giorni scorsi.

Allo stesso tempo, va detto che la liberazione dei detenuti, ulteriori provvedimenti improntati ad una manifesta o nascosta logica clemenziale, non sono e non possono essere la soluzione del problema. Io stesso, in passato, quale presidente dell’Associazione Clemenza e Dignità, mi sono molto battuto per l’indulto e per l’amnistia. Ma è evidente che non si può proseguire a gestire il problema delle carceri in maniera solamente emergenziale.

E’ evidente che nel Paese c’è anche un profondo bisogno di legalità da rispettare, è evidente che ci sono anche le persone offese dai reati, ed è evidente che c’è anche una grande questione di sicurezza della cittadinanza.

La soluzione alle rivolte nelle carceri, non è svuotare le celle, ma rendere il carcere più umano, rendere il carcere un polo di istruzione, di formazione, di sport e di lavoro, capace di realizzare effettivamente la finalità rieducativa della pena di cui all’art. 27 della Costituzione.

Così in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce di Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino.