Come per l’università anche per la pallacanestro non c’è scampo: provino vergogna i raccomandati!

Mi pregio di inviarLe alcune mie considerazioni sulla pallacanestro italiana con particolare riguardo al mondo arbitrale nazionale e siciliano qualora di Suo interesse l’autorizzo sin da adesso all’utilizzo.

 

Gentilissimo Direttore IMGPRESS

Mi pregio di inviarLe alcune mie considerazioni sulla pallacanestro italiana con particolare riguardo al mondo arbitrale nazionale e siciliano qualora di Suo interesse l’autorizzo sin da adesso all’utilizzo.

La mia riflessione prende spunto dai recenti fatti di cronaca giudiziaria, che hanno coinvolto il mondo accademico universitario Italiano, che hanno consentito di affermare l’esistenza di un sistema all’interno dell’Università di Catania, nell’ambito del quale vengono stabiliti in anticipo i vincitori di ogni singolo bando interno e influenzate in tal senso le procedure relative.
Il parallelismo al mondo arbitrale del basket è automatico in quanto, dieci anni fa circa, con l’inchiesta della Procura di Reggio Calabria veniva smascherato un sistema su presunti illeciti che tra il 2007 e 2009 avrebbero falsato i tornei facendo sospettare la presenza di combine nei campionati di B e C.

Dal modo di intendere la raccomandazione è possibile uscire solo con una rivoluzione delle responsabilità individuali, con una segnalazione responsabile. Il merito, la qualità come un bene pubblico di cui ciascuno deve aver cura, così come ciascuno dovrebbe aver cura – in tempi di scarsità e disastro climatico – dell’acqua o dell’elettricità.
Nell’università italiana governano i “Baroni” uomini di potere abituati a gestire l’Accademia come un giocattolo personale, a premiare la fedeltà anziché la libertà, a preferire un mediocre candidato meglio se “familiare ” a un ottimo candidato “esterno”. In barba all’interesse degli studenti e anche all’interesse generale.

Ma il senso del pudore, la cosiddetta vergogna, surrettiziamente cambia, in questa rivoluzione: diventa un bene da tutelare con nuovi modi di vivere, di indignarsi. Per tutte queste occorrenze vengono oggi raccomandati nuovi stili di vita (studiare, sudare, ecc…) detti anche corretti come già avviene nel linguaggio politico. Essere promossi correttamente vuol dire non pesare sulle finanze pubbliche con raccomandazioni scongiurabili.

Vuol dire evitare che la comunità paghi i costi di debolezze che stanno assumendo il carattere di colpe, di peccati. Frodare una commissione d’esami, scavalcare in modo indegno una selezione, pagare per ottenere un beneficio a discapito di altri, sono gesti scorretti, che la collettività condanna sempre più severamente e che i magistrati son sempre più inclini a punire. Per fortuna.

Nel mondo arbitrale della pallacanestro sembra che si stia riproponendo la stessa politica che da sempre condiziona il mondo accademico e le richieste di rinvio a giudizio degli ex vertici del settore arbitrale Giovanni Garibotti, Alessandro Carlo Campera, Giovanni Battista Montella, 66 anni, e Massimo Cuomo, non hanno insegnato nulla.
Per completezza di informazione in quel Comitato italiano arbitri – presieduto da Garibotti e decapitato dalla magistratura reggina – facevano parte anche Gianni Attard da Priolo e Gaetano Laguardia da Roma, attuale vicepresidente vicario della FIP. Ora ho le idee chiare…
Le cronache di questi giorni riportano che persino un magistrato è indagato in quanto spingeva affinché la figlia superasse il concorso per diventare “professore Ordinario” così fa pensare come per tanti arbitri italiani la scalata sia velocissima: dell’internazionale Manuel Attard, figlio di quel Gianni che le cronache e le intercettazioni di baskettopoli hanno fatto emergere che amava chiamare Gianni Garibotti con l’appellativo di “Sua santità” e le promozioni degli altri due figli, Marco e Luca, anche se Radio Cia mormora che qualcuno, lo chiameremo per fantasia “San Betto“, ha stoppato l’ennesima promozione in Legadue di un figlio di Gianni Attard: ogni rivoluzione coltiva il sogno del raddrizzatore, del correttore. Non ho sufficiente stima del genere umano per immaginare che riesca a soffocare i suoi impulsi più meschini. Però confido che la crisi di etica compia il miracolo di tutte le crisi ed esalti il talento che, non basandosi su pizzini o mangiate di pesce, ha sempre trovato negli italiani gli interpreti più sorprendenti. Il merito non è una parolaccia ma l’essenza di una nazione, di uno sport.
Nessun santo invece è riuscito a congelare la retrocessione dalla Legadue di un fischietto siciliano “figlio di nessuno” che sulle Sue capacità è riuscito a fischiare quest’anno anche delle gare nei play-off di Legadue. Non voglio credere che le grosse abbuffate di pesce in quel di Porto Empedocle venute alle cronache dall’inchiesta Baskettopoli riescono oggi più di ieri a premiare la fedeltà anziché la qualità.
Ma le ciambelle non riescono sempre con il buco: infatti, nonostante l’organo tecnico siciliano (Caruso-Savoca-Paternicò-Barone-Tarascio) quest’anno abbia valutato come miglior prospetto siciliano arbitrale un altro figlio d’arte (il padre fu coinvolto nell’indagine di Baskettopoli) la sperata promozione non è arrivata: in questo caso a beneficiarne è stato “figlio di nessuno” che forse doveva già fischiare da un anno in Serie B.

Poveri figli d’arte anche nel gruppo UdC ne troviamo con un’altra figlia d’arte (anch’essa ha avuto il padre invischiato nella vicenda baskettopoli): si dice che sia in prima fila per il salto nella massima serie nell’ipotesi che venga ripescata in Serie A Capo d’Orlando.
É molto triste che nello sport, e in particolare nel settore arbitrale della federazione italiana pallacanestro, vi siano delle zone d’ombra che in questo momento storico, non aiutano gli imprenditori a investire nel basket.
Quella pallacanestro Italiana che preferisce fare a meno di un fischietto come Luigi Lamonica, un fuori classe, stimato nel panorama europeo: il contesto, si sa, determina il messaggio. Il caso Lamonica è l’emblema di come viene vista la qualità, il merito nella federazione italiana. Come per l’università anche per il mondo arbitrale non c’è scampo: appena il merito si avvicina al vertice, diventa tiepido.  Ma quelli come Lamonica non devono sentirsi sconfitti né imbarazzati. Provino vergogna i raccomandati.

Lettera firmata