Diffamazione, al Senato ddl torna in commissione

Al Senato si complica il percorso del disegno di legge sulla diffamazione, che torna in commissione. Intanto, il governo ieri ha ottenuto la fiducia sul ddl anti-corruzione, che otterrà il via libera dall’Aula di Montecitorio. "Si blocca, forse per sempre al Senato, la legge bavaglio sulla diffamazione – scrive La Repubblica -. Alla Camera chiude il suo cammino il ddl anti-corruzione con un nuovo voto di fiducia al governo Monti che, a sera, conta 460 sì, 76 no e 13 astenuti. Una sorpresa la prima, un passo scontato il secondo, visto che nessuno ha più voglia di fare una battaglia per tutto quello che non c’è nella legge ex Alfano, ormai divenuta Severino-Patroni Griffi. Oggi ci sarà il voto finale, ma senza sorprese. Rimane la sorpresa che una testo simile, visto l’argomento, non abbia ottenuto l’unanimità, ma l’Idv è rimasto coriaceo nel parlare di norme che ‘indeboliscono il baluardo giuridico finora in vigore’ (Palomba). La Lega dichiara che sarebbe stata disponibile ad aumentare la pena per la corruzione per induzione, ma ‘nessuno glielo ha proposto’. A parole avrebbe detto di si’ anche il Pdl (Costa). Resta il dato che un reato, il piu’ diffuso tra quelli corruttivi come ammette il Pdl Sisto, sara’ punito meno gravemente di prima e con una prescrizione piu’ corta. Non basta a Cicchitto (Pdl) che reclama ‘intercettazioni e responsabilita’ civile dei giudici’. L’attenzione della stampa si concentra alla Camera sull’anticorruzione. Transatlantico pieno come nelle grandi occasioni. Sara’ per la fiducia. Al Senato la sala Garibaldi e’ deserta. Solo a fine serata il segretario della Fnsi Siddi plaude allo stop di una legge ‘incoerente e punitiva’. Eppure a palazzo Madama va in scena una singolare pie’ce. Il Pd, che fino a un certo punto aveva tentato un compromesso con il Pdl per portare a casa nuove regole per punire diffamazioni e calunnie, in meno di 24 ore si smarca e abbandona i berlusconiani. In aula prevale la tesi di Legnini che ottiene il rinvio in commissione del testo. Fino a lunedi’ il Pdl si era opposto, adesso vota favorevolmente. Dalle 13 il cammino dell’originario ddl Chiti-Gasparri si arena. Esulta Vita, uno dei Pd piu’ critici verso il testo. Arriva in sala stampa e dichiara: ‘Abbiamo ottenuto un primo risultato ‘. La commissione si riconvoca subito, anche per la notturna e per stamattina, ma poi due dei tre appuntamenti saltano e se ne riparla martedi’, prima in commissione e poi, ‘ove concluso’, in aula. Per ore, al piano ammezzato, si litiga su cosa voglia dire il rinvio in commissione, che margini di modifiche apra, se globali sul testo o solo parziali. Niente intesa. Il Pd prosegue sulla linea dura. Il dipietrista Li Gotti non perde occasione per mazzolare la destra. Come quando sfottente dice al Pdl: ‘Ma non e’ possibile, avete presentato sette versioni dello stesso emendamento’. Proprio quello sull’interdizione a firma Balboni-Mugnai che dovrebbe seguire alla condanna per diffamazione. Alla fine, in caso di recidiva, ci si attesta sulla formula ‘da uno a 3 mesi’, ‘da uno sei mesi’, ‘da un mese a un anno ‘. Ma tutta la querelle sull’attivita’ e la professione di giornalista e il rischio che nel cumulo finiscano pure i reati comuni suscita gag e scontri. La vera novita’ della giornata resta la svolta di tutto il Pd che mette nell’angolo Pdl e Lega. Il direttore del GiornaleSallusti ci mette del suo per esasperare il clima. Poco prima delle 18 affida a Twitter poche righe al veleno: ‘Senato di incapaci. Meglio in piedi a San Vittore che in ginocchio a palazzo Madama’. Avrebbe potuto chiedere la grazia o l’affidamento ai servizi sociali dopo la condanna a 14 mesi di detenzione per diffamazione ma sfida tutti sulla galera. Il 19 ottobre gli è stata notificata la sentenza, voleva entrare in cella, ma il procuratore di Milano Bruti Liberati l’ha fermato: ‘Alla scadenza del termine la Procura prenderà le sue determinazioni in merito all’eventuale detenzione’. Si noti, ‘eventuale’ carcerazione. Ora il Pd frena sulla legge. Dice la relatrice Della Monica: ‘Sarebbe il caso di fermarne l’iter’. Chiti e Vita ne pigliano clamorosamente le distanze: ‘Doveva escludere il carcere e prevedere la necessità di rettifica e qualche risarcimento pecuniario. Poi le sanzioni economiche crescevano a dismisura, s’introduceva il supplemento di esborso economico dal Fondo dell’editoria, si chiedeva una rettifica costosissima per i libri, arrivava l’interdizione. Adesso non ci resta che condurre una fiera opposizione’".