Stop ai condannati in Parlamento!

Norme contro la corruzione ad un passo dall’approvazione definitiva. Ieri sera sul ddl il governo ha ricevuto la fiducia dell’aula della Camera e questa mattina la legge verrà definitivamente approvata da Montecitorio, dopo l’esame di alcuni ordini del giorno. I voti a favore del governo (è la fiducia numero 41 per l’esecutivo Monti) sono stati 460 e rappresentano un deciso passo in avanti rispetto alle ultime fiducie, quando la Camera approvò la seconda e la terza fiducia sul ddl di delega per la revisione del sistema fiscale con 355 voti a favore. Il risultato di ieri sembra sostenere la linea del segretario del Pdl Angelino Alfano, fra l’altro autore del provvedimento, rispetto a quella antifiducia minacciata da Silvio Berlusconi la scorsa settimana. Dei tredici astenuti (i contrari sono stati 76) comunque 10 sono del Pdl, fra i quali troviamo Antonio Martino e Guido Crosetto. Contro il ddl, salvo sorprese dell’ultima ora, dovrebbe votare solo l’Italia dei Valori mentre la Lega Nord, pur avendo detto no alla fiducia al governo, sembra intenzionata ad votare l’approvazione delle norme anticorruzione. Norme che rappresentano, ha ripetuto piu’ volte il presidente del Consiglio, un ”passaggio importante per ridare competitivita’ all’economia italiana’. Basta con i condannati seduti sugli scranni del Parlamento. E’ questo uno dei punti qualificanti della nuova legge, ancora piu’ significativo considerando gli scandali, gli episodi di malaffare che hanno investito negli ultimi tempi piu’ di un uomo politico. Con una delega al governo, da varare entro un anno dall’entrata in vigore della legge, verra’ stabilita l’incandidabilita’ per tutti gli incarichi elettivi (alla Camera, al Senato, sul territorio e all’Europarlamento) e di governo. Saranno incandidabili i condannati in via definitiva per reati gravi come quelli di mafia e quelli contro la pubblica amministrazione (concussione, corruzione, etc.). Per gli altri reati l’incandidabilita’ ha come riferimento le condanne oltre i tre anni.
C’è poi una stretta decisa ai magistrati fuori ruolo, il via libera all’Autorita’ nazionale anticorruzione, che sostituisce la Civit (Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrita’ delle amministrazioni pubbliche), la modifica dei reati di concussione e corruzione, con l’introduzione di nuove fattispacie di reato come il traffico di influenze illecite e la corruzione tra privati, c’è più trasparenza su incarichi e pubblici appalti. Insomma la lista delle novita’ introdotte con il ddl anticorruzione e’ lunga e rappresenta sicuramente un salto di qualita’ per il nostro Paese. Nel capitolo corruzione e concussione si introducono le fattispecie di traffico di influenze illecite (punito con il carcere da 1 a 3 anni) previste per chi sfrutta le sue relazioni con il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio per farsi dare o promettere denaro o altro vantaggio patrimoniale quale contropartita della mediazione illecita o per remunerare il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio. La corruzione tra privati e’ punita con il carcere da 1 a 3 anni e riguarda i vertici di società che compiendo o omettendo obblighi connessi ai propri obblighi, arrecano danno alla società stessa. E’ prevista la procedibilita’ per querela dell’offeso ‘salvo che dal fatto derivi una distorsione della concorrenza nell’acquisizione di beni o servizi’, quando si procede d’ufficio. I reati contro la pubblica amministrazione vedono una riformulazione delle pene: per il peculato quella minima passa da 3 a 4 anni; per la concussione, che ora si puo’ riferire solo al pubblico ufficiale che costringe a dare o a promettere, dai 4 ai 6 anni (mentre la massima sale a 12). La corruzione per l’esercizio della funzione da parte del pubblico ufficiale che prende o riceve denaro o altra utilita’ prevde una pena da 1 a 5 anni. Aumentano le pene per la corruzione in atti giudiziari (da 3-8 a 4-10 anni), per la corruzione propria (da 2-5 a 4-8), per l’abuso d’ufficio (da 6 mesi-3 anni a 1-4 anni). L’induzione indebita a dare o promettere utilita’ ricalca la concussione per induzione, con una riduzione di pena rispetto all’attuale concussione (3-8 anni rispetto ai 4-12 attuali) ma viene coinvolto anche il privato. Sempre in tema di Pubblica amministrazione la norma stabilisce il divieto per tutti i dipendenti pubblici di chiedere o accettare, a qualsiasi titolo, compensi, regali o altre utilita’, in connessione con l’espletamento delle proprie funzioni o dei compiti affidati, fatti salvi i regali d’uso, purche’ di modico valore e nei limiti delle normali relazioni. Si stabilisce poi la trasparenza delle attribuzioni affidate a esterni per le posizioni dirigenziali, nella pubblica amministrazione (quelli scelti cioe’ non attraverso un concorso). Si impone alle amministrazioni pubbliche di comunicare al dipartimento della Funzione pubblica tutti i dati (compresi curricula e titoli) sui dirigenti individuati discrezionalmente dall’organo di indirizzo politico senza procedure pubbliche di selezione. Le informazioni fornite saranno trasmesse alla Autorita’ nazionale anticorruzione.
C’e’ anche il codice di comportamento per i dipendenti della pubblica amministrazione. Per chi non lo rispetta scatteranno sanzioni fino al licenziamento per i casi di violazioni piu’ gravi. La norma stabilisce che chi reca danni patrimoniali alla P.A., violando le regole di comportamento, paghera’ di tasca propria.
La nuova Authority anticorruzione avra’ poteri ispettivi e sanzionatori e approvera’ il piano nazionale anticorruzione predisposto dal dipartimento della Funzione pubblica.
L’autorita’, tra le altre cose, esercita la vigilanza e il controllo sull’effettiva applicazione e sull’efficacia delle misure adottate dalle pubbliche amministrazioni sul rispetto delle regole sulla trasparenza dell’attivita’ amministrativa. Mette poi a punto un piano di prevenzione della corruzione che fornisce una valutazione del diverso livello di esposizione degli uffici. Tra i suoi compiti anche il monitoraggio dei rapporti tra l’amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i dipendenti dell’amministrazione. Ogni istituzione avrà un indirizzo di posta elettronica per comunicare con i cittadini e pubblicherà ruoli, incarichi, retribuzioni ma anche procedimenti amministrativi, costi di opere e servizi. Chi ha svolto ruoli dirigenziali nella P.A non potrà per tre anni svolgere ruoli analoghi in enti privati che lavorano con la PA. Il dipendente che denuncerà malversazioni sarà tutelato. Nel capitolo dei magistrati fuori ruolo si introduce l’obbligo per i giudici (ordinari e amministrativi) con funzioni apicali di dichiararsi fuori ruolo. Per tutti gli altri casi sarà il governo attraverso una delega a stabilire entro 4 mesi quali saranno le altre fattispecie. Fissata in 10 anni la durata massima delle attivita’ extra, fatta eccezione per chi ha incarichi elettivi presso gli organi costituzionali o internazionali. Per chi svolge funzioni di supporto resta il termine di 10 anni che scattera’ dall’entrata in vigore della legge; per chi ha un incarico in corso si attendera’ la fine naturale di quest’ultimo. Per quanto riguarda gli arbitrati questi saranno vietati ai magistrati (ordinari, amministrativi, contabili o militari) e agli avvocati dello Stato cosi’ come ai componenti le commissioni tributarie. Le pubbliche amministrazioni potranno continuare a ricorrere agli arbitrati per le controversie relative a lavori, servizi, forniture, concorsi di progettazione e idee, purchè ci sia un’autorizzazione motivata da parte dell’organo di governo dell’amministrazione, pena la nullità.
Le norme valgono anche per le societa’ controllate o pubbliche (in questo caso il via libera motivato deve essere del rappresentante legale). Contro il rischio mafia, in ogni prefettura saranno esposte liste di imprese virtuose (entro due mesi dall’ok al ddl il governo varera’ un decreto sul certificato antimafia), mentre chi e’ condannato per reati gravi come corruzione e mafia non potrà più concorrere ad appalti con la P.A..