STORIA & POLEMICHE: PERCHE’ NON E’ STATA FERMATA LA CARNEFICINA DELLA GRANDE GUERRA?

Ogni anno sindaci, assessori, politici più o meno ignari di tutto il 4 novembre ripetono la solita retorica sulla vittoria dei nostri eserciti che hanno valorosamente combattuto nella Prima Guerra Mondiale. Ho affrontato il tema altre volte, ma non si finisce mai di riflettere su quello che rappresenta la Grande Guerra.

Alimentandomi ancora dalle informazioni storiche che offre il settimanale di cultura Il Domenicale, c’è un interessante commento del professore Massimo Introvigne sulle stonate dichiarazioni dell’allora Presidente della Repubblica francese, Jaques Chirac, intervenuto per omaggiare gli ultimi combattenti della Prima Guerra mondiale francesi, (Ora sta finendo il secolo XX°, 2.12.2006). Il professore torinese contrappone alle parole di Chirac quelle del cardinale Ratzinger, poi Benedetto XVI. Intanto va fatta una doverosa precisazione, criticare la carneficina della Prima Guerra Mondiale, non significa mancare di rispetto, o offendere la memoria dei “nonni” che hanno combattuto valorosamente, da una parte e dall’altra.

Per Introvigne, i tempi della Grande Guerra assomigliano molto a quelli che ha vissuto Benedetto da Norcia, quando bisognava ricostruire una civiltà sulle rovine di un vecchio mondo che stava morendo. Allora, Benedetto XV° (1854-1922) insieme a Carlo D’Austria d’Asburgo (1887-1922), l’ultimo imperatore d’Austria, proclamato beato da Papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre 2004, cercò di fermare quella che il Papa chiamava “l’inutile strage”. “Il fatto che il Papa – scrive Introvigne – e l’erede del Sacro Romano Impero non fossero prese sul serio quando avanzavano obiezioni morali contro quella guerra (non contro le guerre in genere, così che sarebbe improprio presentarli come antenati del pacifismo), dà già di per sé una misura di quanto fosse grave la crisi morale dell’Europa”. Per Papa Ratzinger, Benedetto XVI, non solo la 1° Guerra Mondiale, è molto più importante della II Guerra per capire le radici della crisi dell’Europa, ma è anche all’origine della Seconda e di tutte le altre guerre mondiali, le quali derivano tutte da cambiali non pagate della Grande Guerra. Il risentimento delle popolazioni di lingua tedesca dopo la 1° guerra mondiale porta al potere Adolf Hitler (1889-1945) e genera la II Guerra mondiale e la terza, la cosiddetta Guerra Fredda.

Non a caso l’abolizione del Califfato in Turchia da Kamal Ataturk nel 1924 ha avuto un ruolo decisivo per la nascita del moderno fondamentalismo islamico contro l’Occidente. Introvigne cita un importante passaggio del teologo cattolico americano George Weigel, amico di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI in un suo libro ricorda le parole pronunciate dal ministro degli Esteri britannico Edward Grey (1862-1933): “Le lampade si stanno spegnendo in tutta l’Europa, e nella nostra vita non le vedremo mai più accese”.

E poi quella di Winston Churchill in una lettera alla moglie: “un’ondata di follia ha sconvolto la mente della Cristianità”. Per Weigel come per Benedetto XVI la domanda cruciale da porsi non è solo “perché la guerra comincia?”, ma “perché nessuno la ferma?Perché non c’è nessuno con la volontà, l’autorità, o l’immaginazione morale e il coraggio necessari per tirare il freno d’emergenza quando è chiaro che il treno della civiltà europea sta marciando verso uno scontro di dimensioni catastrofiche?” Eppure, come argomentavano Benedetto XV e il beato Carlo d’Asburgo, qualunque scopo ragionevole invocato dalle nazioni per continuare il conflitto avrebbe potuto essere raggiunto per altra via, evitando milioni di morti.

A questo punto Introvigne evoca quelle tesi che portavano al macro e al micro-complotto. C’è una vasta letteratura cattolica che attribuisce l’ostinazione di promuovere e continuare la Prima Guerra Mondiale alla volontà dei nazionalismi e delle massonerie di orientamento anticlericale, di volere non solo sconfiggere, ma eliminare per sempre dalle carte geografiche quanto sopravviveva dell’Impero Austro-Asburgico. Tuttavia, le domande di Benedetto XVI e di Weigel rimangono senza risposta. Forse bisogna risalire alla Rivoluzione francese, quando nasce il connubio tra nazionalismo e laicismo. Del resto, un’Europa senza Cristo, diceva Benedetto XV, non è in grado di fermare la guerra. Così l’abbraccio tra due storpi: nazionalismo e laicismo, ha prodotto il nichilismo, diceva papa Ratzinger. Per questo la 1° Guerra Mondiale al di là dell’eroismo dei nostri “nonni”, segnati per tutta la vita, per la storia collettiva dell’Europa, non è stata quella promessa pace perenne e felicità permanente che una certa propaganda esaltava, ma una strage inutile e non necessaria, che ha preparato i grandi crimini del XX° secolo: il nazionalsocialismo, il comunismo, l’ultrafondamentalismo islamico.

DOMENICO BONVEGNA

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