Rapporto Agenas marzo 2023, pericoloso squilibrio assistenziale. Nettamente inferiore il numero degli infermieri rispetto a quello dei medici

«Carenza di personale infermieristico giunta al massimo dell’emergenza, emorragia senza fine di giovani all’estero, un gap con l’Europa che continua a essere pesantissimo rispetto alla presenza di professionisti, ma soprattutto il quadro desolante di una realtà sanitaria che non presenta affatto attrattive e che non sembra destinata ad uscire dal tunnel. 

Certo, in qualche Regione, come Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, gli infermieri sono timidamente aumentati di qualche migliaia di unità, ma sono solo piccoli sprazzi di luce, rispetto a una situazione complessiva davvero desolante. 

E non inganni il fatto che la Corte dei Conti certifichi l’aumento dei costi del personale: siamo di fronte a quegli investimenti di emergenza che gioco forza sono stati necessari per sostenere il periodo pandemico, ma che certo non hanno fatto e non fanno il paio con gli  investimenti continuativi che ci vorrebbero, e la cui mancanza ci vede profondamente indietro rispetto ad altre nazioni del Vecchio Continente. 

Siamo reduci da anni e anni di austerità ed immobilismo, che i professionisti della sanità , quelli che decidono di restare pagano a caro prezzo, nel contesto di strutture vetuste, mancanza di organizzazione, buchi profondi legati a quella carenza di personale che rende, ad esempio, la maggior parte dei pronto soccorsi dei grandi ospedali inadeguati a reggere il bacino di utenze enormi. Si prenda Napoli, per esempio, una città dove si fa fatica a gestire il numero normale di pazienti legati al territorio, figuriamoci cosa accadrebbe di fronte a nuove emergenze e a un surplus di pazienti.

Ne derivano, nel caso dei pronto soccorsi, turni massacranti, fughe verso altri reparti, e lacune che alla fine travolgono come uno tsunami sia gli operatori sanitari che la collettività dei cittadini.

I dati Agenas aggiornati a marzo 2023 sono allarmanti, e non nascondono la più triste delle disamine: il quadro generale del nostro SSN, visto in particolare con gli occhi degli operatori sanitari, con una valorizzazione ancora lontana , sta gradualmente peggiorando. 

E allora viene da riflettere sul fatto che i proclami della politica lasciano amaramente il tempo che trovano.

Cosa ne pensa il Ministro della Salute di questa amara realtà? Come intende intervenire su problematiche che non sono propriamente legate al mondo medico e che pesano profondamente sull’efficacia ed efficienza del nostro SSN?

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

Secondo il rapporto OCSE, gli infermieri continuano ad emigrare all’estero anche se i numeri si sono ridotti rispetto agli anni precedenti, probabilmente perché sono stati reclutati nelle varie regioni italiane per colmare le carenze evidenziate durante la pandemia. Dal 2000 al 2018 l’emigrazione all’estero è stata certamente favorita dal blocco dei contratti e del turnover. Nel 2021 la popolazione infermieristica  italiana che lavorava all’estero  15.109 infermieri. Nel 2021 hanno lasciato l’Italia 3800 infermieri, rispetto mediamente ai 6000 degli anni precedenti, dei quali 2700 esercitano attualmente la professione in Germania.

Se in Italia il numero totale di medici per abitante è superiore rispetto alla media dei Paesi dell’Unione Europea, il numero degli infermieri è nettamente inferiore.

Ogni infermiere ha troppi pazienti da seguire rispetto ai colleghi europei. Rispetto alla media in quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale, gli infermieri italiani sono di meno, con un gap di – 2,6 infermieri ogni 1000 abitanti.

Sostanzialmente mancherebbero in Italia quasi 150 mila infermieri. Ed il rapporto infermieri/medici è di 1,6 rispetto al 3,4 della Francia. È inferiore all’Italia soltanto la Spagna (1,3).

«La fotografia del rapporto Agenas non lascia spazio a dubbi. La popolazione viaggia inesorabilmente verso l’invecchiamento, continua De Palma, e la sanità italiana presenta il paradosso di una realtà con molti più medici rispetto al numero di infermieri. Uno squilibrio assistenziale che non ci condurrà lontano», chiosa De Palma.