UNIVERSITA’: PRESIDENTE TAR E RETTORE PER I CONCORSI NAZIONALI AL CONVEGNO DI SINISTRA ITALIANA

Concorsi nazionali per fare uscire l’Università dal pantano della cooptazione personale

  1. Presidente TAR Liguria: «Meglio le selezioni nazionali»

  2. Rettore di Palermo: «Meglio le procedure nazionali»

  3. ANDU: docente unico e concorsi nazionali a tutti i livelli

  4. L’intervento dell’ANDU al Convegno di Sinistra Italiana

  5. L’intervento di Tomaso Montanari al Convegno di Sicilia Italiana

  6. Almeno 10.000 o almeno 30.000 nuovi posti di ruolo?

  7. Brevetti, addio al “privilegio del professore”

  8. Dario Braga: La guerra e il mondo dell’università

 

  1. Concorsi nazionali per fare uscire l’Università dal pantano della cooptazione personale

 

  1. Presidente TAR Liguria: «Meglio le selezioni nazionali»

L’8 maggio 2022 su Repubblica di Genova è stata riportata un’intervista al Presidente del TAR Liguria (Università, il presidente del Tar “Meglio le selezioni nazionali”).

Nell’intervista il Presidente del TAR afferma: «Io credo che quanto accada nell’università di Genova come nel resto d’Italia sia frutto dei concorsi locali in cui ogni professore cerca di ottenere il proprio allievo. Con selezioni nazionali come accadeva un tempo si potrebbero evitare molte tentazioni…». E ancora «Un tempo non c’erano singoli concorsi delle singole università. Il Ministero faceva un censimento delle cattedre da assegnare e si faceva un concorso nazionale».

 

  1. Rettore di Palermo: «Meglio le procedure nazionali»

 

Massimo Midiri, rettore dell’Università di Palermo, in un’intervista del 16 aprile 2022 su Repubblica di Palermo, ha tra l’altro affermato: «Sarebbe invece necessario un sistema di reclutamento all’ingresso estremamente rigoroso, come avviene per la magistratura, meglio se basato su procedure nazionali piuttosto che locali, e su verifiche di produttività scientifica e didattica altrettanto rigorose per le progressioni di carriera.»

E nel frattempo? Massimo Midiri, nella stessa intervista, informa che «abbiamo

proprio ieri introdotto ulteriori modifiche sul metodo di costituzione delle commissioni giudicatrici, nel quale ci siamo resi conto che si annidavano potenziali elementi di debolezza. Le nuove procedure, che prevedono per la costituzione della commissione un sorteggio tra un numero ampio (almeno dieci) di professori appartenenti a diversi Atenei, rendono ancor più difficile che in passato ogni tentativo di costituzione di commissioni orientate a favore di specifici candidati.»

In altri termini, nel frattempo, nulla cambierà dato che la lista dei professori dalla quale sorteggiare i commissari sarà scelta a livello locale senza peraltro escludere la presenza di membri locali: come ora, sarà altamente probabile che a ‘vincere’ il concorso sia il prescelto dal professore che sarà riuscito a farsi bandire un posto per il suo allievo.

Questa procedura concorsuale, informa sempre Massimo Midiri, ha sostituito anche quella decisa per solo i concorsi ad associato poco tempo prima dello scoppio dello “scandalo” e «che avrebbe consentito al Consiglio di dipartimento di scegliere il candidato da chiamare all’interno di una lista di idonei predisposta dalla commissione. Tale procedura, per quanto utilizzata da diversi prestigiosi Atenei (tra questi Bologna e Pisa) e perfettamente allineata con le migliori pratiche internazionali di selezione, è apparsa poco opportuna alla luce dei recenti avvenimenti, in quanto maggiormente esposta a possibili tentativi di alterazione della valutazione».

Domanda: la procedura ‘ritirata’ a Palermo perché «maggiormente esposta a possibili tentativi di alterazione della valutazione» non fa correre lo stesso rischio a Bologna e Pisa e in diversi altri Atenei nella quale è in vigore? L’accademia di questi Atenei è forse ‘migliore’ di quella palermitana?

La verità è che negli Atenei ci si arrampica sugli specchi pur di trovare la maniera di mantenere l’attuale assetto di potere baronale basato principalmente proprio sulla cooptazione personale, tentando di ridurre al massimo la possibilità d’intervento della magistratura amministrativa e penale.

 

  1. ANDU: docente unico e concorsi nazionali a tutti livelli

 

Una riforma della docenza deve avere come principale obbiettivo quello di migliorare l’attività didattica e di ricerca del singolo docente nell’interesse degli studenti e del Paese. Questo è possibile solo se si rendono veramente liberi l’insegnamento e la ricerca dai condizionamenti esterni (politica, imprese, ecc.), da quelli “semi-esterni” (ANVUR) e da quelli interni. Ma la libertà del singolo docente è incompatibile con la cooptazione personale. Infatti in Italia, quasi sempre, il “maestro” individua personalmente, spesso dalla tesi di laurea, l’aspirante docente, lo forma attraverso un lungo percorso di precariato, lo mette in ruolo e lo fa avanzare fino al ruolo di ordinario. Una trafila che è mascherata da finti concorsi locali, a partire dal dottorato fino ad arrivare – dopo la Legge Berlinguer – ai ruoli di associato e ordinario.

Un percorso questo caratterizzato dalla sottomissione dell’allievo al “maestro”, che ne condiziona l’attività didattica e di ricerca e i tempi della carriera accademica. Quando il cooptato arriva all’apice, applicherà anche lui la prassi della cooptazione personale, secondo la “tradizione” italiana, resa quasi obbligatoria da normative che nei decenni sono state sempre più finalizzate a rendere sempre più assoluta la libertà del maestro di scegliere chi vuole. Ed è da questa cooptazione personale che derivano i fenomeni di localismo, nepotismo, clientelismo, parentopoli, ecc., che a volte vengono “intercettati” dalla magistratura, facendoli emergere come scandali, mentre sono espressioni di un sistema. Bisogna non solo liberare l’allievo dalla dipendenza anche umana dal “maestro”, ma anche liberare il “maestro” dall’oneroso potere-dovere di farsi personalmente carico della carriera del suo prescelto. In tal modo si migliorerà non poco la qualità e la quantità della didattica e della ricerca di tutti, oltre che la qualità della loro vita.

Per debellare la cooptazione personale è indispensabile che tutte le prove, a partire da quelle relative ai dottorati, diventino nazionali e che i componenti delle commissioni debbano essere tutti sorteggiati tra tutti i professori e che di esse non ne debbano fare parte i professori che appartengono alle sedi dove sono stati banditi i posti e non ne debba fare parte più di un professore della stessa sede.

È bene rimarcare che in Italia MAI ci sono stati concorsi nazionali per tutte le fasi della carriera dei docenti. I concorsi nazionali, fino alla Legge Berliguer del 1999,   ci sono stati solo per associati e ordinari e non per i ricercatori di ruolo o per le figure precarie. E comunque quei concorsi nazionali non prevedevano le modalità proposte qui dall’ANDU.

 

In fondo a questo documento si trova la proposta complessiva e dettagliata dell’ANDU per Un ruolo unico vero, necessario semplice e possibile. Su questa questione si rinnova l’invito a un confronto puntuale a tutti coloro che sono interessati alla libertà di ricerca e di insegnamento, al di fuori da ogni logica di controllo localistico.

 

 

  1. L’intervento dell’ANDU al Convegno di Sinistra Italiana

 

L’ANDU è stata invitata da Sinistra Italiana a partecipare alla discussione su L’Università e la ricerca all’interno dell’iniziativa nazionale a Pisa su Scuola e Università. L’incontro si è svolto sabato 7 maggio 2022.

L’ANDU è intervenuta esprimendosi, tra l’altro, su: ruolo della CRUI e del CUN, rapporto della CRUI con Confindustria e Leonardo, creazione (v. nota in calce) del precariato e DDL sul reclutamento, creazione e ruolo dell’ANVUR, l’autonomia del Sistema nazionale in contrapposizione alla finta autonomia dei singoli atenei, localismo concorsuale alla base del potere baronale, documento e ruolo della Sinistra Italiana, necessità e urgenza di elaborare proposte complessive e dettagliate per l’Università con invito a utilizzare l’ampia documentazione nel sito dell’ANDU e a prendere in considerazione la Proposta complessiva e dettaglia dell’ANDU.

– Per l’intervento dell’ANDU cliccare qui.

– Per tutti gli interventi cliccare qui.

 

  1. L’intervento di Tomaso Montanari al Convegno di Sinistra Italiana

Si segnala l’interessante intervento di Tomaso Montanari alla Tavola Rotonda su Rapporto Sapere e Democrazia. L’iniziativa, organizzata da Sinistra Italiana, si è svolta domenica 8 maggio 2022 a Pisa.

Montanari, tra l’altro, si è espresso su: ruolo della CRUI e del CUN, convenzione tra CRUI e Fondazione Me-Dor della Leonardo e la presenza di un “numero strabiliante” di rettori nel suo Consiglio scientifico (come già segnalato dall’ANDU, ndr), precarietà e uso recente del PNRR per reclutare “una legione di schiavi” (RTDa), ruolo dell’ANVUR.

– L’intervento di Tomaso Montanari da minuti 5:01 a 17:18 della registrazione della Tavola rotonda.

 

 

  1. Almeno 10.000 o almeno 30.000 nuovi posti di ruolo?

 

Una delle poche proposte concrete emerse nell’incontro promosso da SI è stata la richiesta del bando di almeno «10.000 posti nei prossimi tre-quattro anni» (v. al minuto 46:56 della registrazione dell’Incontro). Certamente si è trattato di un lapsus, ma comunque è opportuno ricordare che unitariamente ANDU, ARTED, CISL UNIVERSITÀ, CNU, FLC CGIL, RETE 29 APRILE, UIL RUA e UNIVERSITÀ MANIFESTA chiedono il bando «in 4/5 anni, di almeno 30.000 posti di ruolo».

Chiedere almeno 30.000 posti di ruolo significa chiedere di dare una consistente, anche se parziale, prospettiva di sbocco agli oltre 60.000 attuali precari; significa chiedere di recuperare, anche se non del tutto, i posti di ruolo sottratti dal 2008; significa chiedere di avvicinarsi alla media europea del rapporto studenti/professori.  

 

  1. Brevetti, addio al “privilegio del professore”

Su Repubblica del 13 aprile 2022 è stato pubblicato l’articolo Brevetti, addio al “privilegio del professore”: università libere di sfruttare economicamente le invenzioni dei ricercatori.

Nell’articolo si legge anche: «Difficile valutare al momento se questo provvedimento possa portare benefici al sistema universitario nazionale. – ragiona Andrea Capotorti, membro del direttivo dell’Andu (associazione di docenti universitari) -. Di sicuro però ci preoccupa il cambio di paradigma per cui anche i ricercatori universitari sono alla stregua dei dipendenti privati. Questo temiamo possa spingere gli atenei a dirottare sempre più risorse e valore su settori e docenti che portino profitto diretto ed esplicito, con tanti saluti per la ricerca disinteressata e di base, che sarà ulteriormente trattata come la cenerentola delle missioni accademiche».

  1. Dario Braga: La guerra e il mondo dell’università

Si segnala l’interessante intervento Gli atenei restino fedeli a eguaglianza, apertura e internazionalizzazione di Dario Braga sul Sole 24 ore del 6 maggio 2022.

L’intervento di Braga si conclude così: «Alle Università il dovere di mantenersi aperte ai principi ispiratori di libertà, eguaglianza e internazionalizzazione».

 

Nota.

Da una lettera del ministro Luigi Berlinguer del marzo del 1998: «L’obiettivo da me perseguito di privilegiare le assunzioni di giovani a tempo determinato (ricercatori a contratto, assegnisti, etc.)  e di impegnare in attività didattiche e di ricerca altre forze (tecnici laureati, dottorandi, etc.) pone problemi di compatibilità con la permanenza di una struttura della docenza di fatto (e nemmeno di diritto) a tre livelli, e a maggior ragione con la permanenza di una ambiguità di status degli attuali ricercatori di ruolo.»

A commento della lettera di Berlinguer, l’ANDU ‘preannunciava’ la «differenziazione degli atenei», «l’abolizione del valore legale dei titoli di studio», l’introduzione del «numero chiuso», lo scompaginamento dell’attuale «impiego della docenza, consegnandola di fatto alla volontà di quanti detengono il potere negli Atenei e nelle Facoltà.» (v. in “Università Democratica”, maggio 1998, n. 161, pag. 2, cliccando qui).

 

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Un ruolo unico vero, necessario semplice e possibile

 

Occorre costituire un unico ruolo (organico unico) di professore universitario articolato in tre livelli retributivi, con uguali compiti e uguali diritti (compreso l’elettorato attivo e passivo) e uguali doveri, all’interno di un unico stato giuridico nazionale (uguale in tutti gli Atenei).

L’ingresso nel ruolo deve avvenire con concorsi nazionali (senza l’ASN) e il passaggio di livello deve avvenire, a domanda, attraverso una valutazione complessiva (ricerca e didattica) nazionale individuale. In caso di valutazione positiva, deve conseguire l’automatico riconoscimento della nuova posizione (senza alcun ulteriore “filtro” locale).

Gli scatti economici all’interno di ogni livello devono essere legati esclusivamente all’età di servizio (retribuzione differita).

L’età pensionabile deve essere uguale per tutti i professori del ruolo unico. L’elettorato passivo deve essere riservato ai professori con anzianità nel ruolo unico di almeno cinque anni.

I vincitori dei concorsi nazionali devono poter scegliere dove prendere servizio, tra le sedi dove sono stati banditi i posti messi a concorso, sulla base di una graduatoria.

 

Transitorio

Gli attuali ricercatori a tempo indeterminato, i professori associati e i professori ordinari, a domanda, devono fare parte rispettivamente del terzo, del secondo e del primo livello, mantenendo all’ingresso l’attuale retribuzione.

A tutti i ricercatori di ruolo e gli associati che hanno conseguito l’ASN deve essere riconosciuto immediatamente e automaticamente il passaggio di livello, con i relativi incrementi economici a carico dello Stato.