L’INTERVENTO: PERCHE’ NON SI FESTEGGIA IL 18 APRILE

Un post su Facebook sollecita a una interessante riflessione sulla vittoria della Democrazia Cristiana alle elezioni del 18 aprile 1948, è oggi che dovrebbe essere festeggiata la liberazione del Paese Italia.

“Grazie alle elezioni del 18 aprile 1948 e grazie all’aiuto decisivo della Chiesa Cattolica tramite la Democrazia Cristiana l’Italia fu liberata dai fascio comunisti il cui unico scopo NON era quello che celebreranno tra una settimana ma quello di sostituire una dittatura con un’altra ben peggiore che ci saremmo trascinati fino all’inizio degli anni ’90. Qualcosa per loro andò storto, e se oggi si sono impossessati del 25 aprile millantando di avere liberato l’Italia, cosa che avvenne di fatto ma non per merito dei partigiani rossi, c’erano altri partigiani che, loro sì, combatterono solo con quello scopo, è solo per rivendicare qualcosa che possono fare grazie alla loro sconfitta il 18 aprile 1948, data che dovrebbe essere festa nazionale”. Sono d’accordo su tutto tranne che la vittoria del 18 aprile è da attribuire alla DC di De Gasperi…Invece se studiamo bene la storia di quei mesi, la maggior parte del merito della VITTORIA contro il Fronte Popolare delle sinistre, che se avesse vinto portava l’Italia sotto l’influenza sovietica, va attribuita ai COMITATI CIVICI di Luigi GEDDA…istituiti qualche mese prima per volere del Papa PIO XII.

I Comitati sono la più grande delle imprese di Gedda, creati l’8 febbraio 1948 dopo che il Papa lo aveva convocato nel suo studio il 30 gennaio, realizzarono quella portentosa macchina organizzativa che non solo aiutò la vittoria contro il blocco socialcomunista, ma sconfisse un nemico assai insidioso: l’astensionismo, come lo stesso Togliatti gli riconobbe, senza mai fare propaganda per un partito specifico, né per un candidato particolare, ma per l’Italia e la civiltà cristiana. Oltre al professor Gedda, c’è un altro protagonista di quegli anni d’oro per il cattolicesimo sociale italiano. Si tratta di padre Riccardo Lombardi, che fece nascere un progetto diMobilitazione generale dei cattolici italiani”. Tutti sono chiamati a collaborare, “dai capi più alti fino agl’infimi gregari”. Tra gli strumenti tecnici, padre Lombardi, fa riferimento all’uso degli impianti telefonici e con gli altoparlanti per parlare nello stesso momento in molte chiese e molte piazze. «Il sistema degli allacciamenti telefonici s’inaugurò a Milano nel marzo del 1948”. Nel suo libro “Per un Mondo Nuovo”, si trovano spunti interessanti nell’esperienza religiosa, sociale e politica della Chiesa di quegli anni cinquanta.

In particolare, nella seconda parte del libro, forse è quella che potrebbe interessare il momento storico che stiamo vivendo. Riferendosi al fronte cattolico. Lombardi usa termini che oggi potrebbero sembrare fuori misura, inadatti. Mette in guardia dalle disunioni, dall’autolesionismo dei cattolici che si fanno la guerra tra di loro. Nel suo tempo erano presenti le beghe di sacrestie, ma anche veri e propri tradimenti della causa. «Persuadiamoci che l’impresa è comune– scrive Lombardi – Che il nemico qual è oggi non risparmierebbe nessuno, se mai dovesse vincere; e che l’indebolimento del fratello è appunto un passo in quel senso, è indebolimento di tutti, è indebolimento del fronte di Gesù». Occorre lavorare insieme: «Noi forze cattoliche siamo oggi in cammino come un esercito: la battaglia in corso chiede la partecipazione di tutti».

Tornando a Gedda il 18 aprile 1948, riuscì a portare cinque milioni di voti in più rispetto alle elezioni del 1946 alla Dc, permettendole di “seppellire” elettoralmente il fronte socialcomunista e di ottenere la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei deputati. “Un lavoro ben fatto”, ebbe a dire Pio XII ricevendo Gedda, l’artefice della grande vittoria. Più tardi don Gianni Baget Bozzo, ha ricordato che “la festa della democrazia e della libertà non è il 25 aprile del ’45 (che è la sconfitta del fascismo e la vittoria dell’antifascismo): è il 18 aprile del ’48, quando il popolo italiano respinge la dittatura socialcomunista e sceglie, con il voto alla democrazia cristiana e ai partiti di centro, la libertà”.Tuttavia, questa straordinaria vittoria, paradossalmente, ha subito lo stesso trattamento che poi ha subito Gedda: la rimozione, e ancora più paradossale il 18 aprile è stata una data celebrata molto più dai vinti che dai vincitori, ha scritto Pietro Scoppola.

Per due motivi: uno perché segnava la nascita dell’Italia moderna anticomunista e legata all’Occidente; il secondo, perché i Comitati Civici rappresentavano una modalità di presenza politica dei cattolici non partitica e anche se non volevano sostituirsi alla Dc, di fatto davano fastidio. Peraltro, la Dc, considerava malvolentieri l’esistenza di una formazione politica diversa dalla loro. Ma i Comitati afferma Gedda, “non chiedevano alcun privilegio se non quello di sorvegliare che il partito rimanesse coerente alla sua qualifica di cristiano. Infatti il professore Gedda rifiutò categoricamente il collegio senatoriale sicuro di Viterbo, chissà quanti aspiranti politici oggi avrebbero fatto la stessa cosa.

DOMENICO BONVEGNA

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