Il Black hole del basket giovanile tra mini gironi e gironi dell’inferno

Possiamo affermare senza tema di smentita che il grande buco nero del basket italiano è il settore giovanile. Se ci fate caso nessuno è soddisfatto, tutti avvertono una specie di sinuosa incompiutezza. Sbagliano tutti? Non credo. Alla base c’è un modo di vedere la formazione dei giovani diverso ma sopratutto un comitato di allenatori – formatori, scelti da Petrucci, che non è riuscito a dare vera fiducia a nessuno. Perché parliamo di attività giovanile da ripensare?

 

Lo spunto è una intervista di Nando Gentile che gira su diversi blog telematici. Gentile, indimenticato campione di basket, boccia in toto il nostro settore giovanile: “Non credo interessi davvero a nessuno creare un settore giovanile importante altrimenti l’avremmo già fatto con la collaborazione di tutti. La serie A italiana è diventata una G-League dei campionati europei. Ci giocano tanti stranieri e troppi americani che però non aggiungono nulla alla qualità del gioco e neanche alla spettacolarità. Abbiamo perso d’identità”. Parole che suonano come un macigno per il nostro movimento e per chi lo governa (Petrucci) che è lo stesso che lo governava 20 anni fa.
Questo giudizio così tagliente ma al tempo stesso, così preciso, segna la fine o il limite di molte conquiste. Nessuno riesce a scommettere più a occhi chiusi sulla propria forza futura. Hai voglia a fare corsi, formazione, selezioni, il cambio generazionale è pesante. Non prendiamoci in giro e non vendiamo fuffa: procuratori e dirigenti federlali li spacciano per talenti ma sono atleti normali. Operai del canestro, non fenomeni da Nba. La Nazionale di Sacchetti è il terminale di tante illusioni. Prendiamone atto. Chiudono, o si affievoliscono, giocatori eccezionali, che non potevano essere sostituiti in corsa, ma con cui era quasi obbligatorio consumarsi.

Ovviamente tutti hanno una soluzione per rilanciare il settore giovanile: soprattutto quei cervelli pensanti di FIP Sicilia (un bacio in fronte a tutti!). I risultati ottenuti con gli atleti adottati, quasi fossero figli loro, parlano da soli: oggi possiamo dire che è nata una nuova “startup”. Ci riferiamo allo svolgimento dei campionati giovanili. In tanti tra addetti ai lavori, allenatori o d-istruttori, sono rimasti basiti sull’organizzazione che il Comitato regionale (Riccardo Caruso, se ci sei batti un colpo!) ha voluto dare quest’anno alla attività giovanile. Ovviamente, in base alle convenienze si criticava più o meno queste nuove formule di svolgimento. Dobbiamo essere onesti anche noi, che eravamo stati sollecitati in merito, abbiamo tentennato un po’. Ma dopo aver consultato il sito federale ci siamo resi conto che la Sicilia, la terra dei Giganti, è proprio l’unica regione ad adottare queste formule con i mini-gironi formati da tre o quattro squadre. Peccato che la soluzione scelta ha portato anche a diverse rinunce preventive o partite che, memori dell’esperienza pugliese, sono state camuffate meglio, nei contenuti e nei risultati. Nessun’altra istituzione può resistere a una polverizzazione di talento di questo genere.
Difatti riteniamo che la Sicilia è molto fortunata ad avere politici federali cosi lungimiranti che hanno colto al volo l’opportunità di disporre in regione due tecnici del settore squadre nazionale giovanile di grido quali Ninni Gebbia allenatore della Nazionale U14/F e Antonio Bocchino allenatore della Nazionale U16/M che ovviamente svolgono nell’Isola l’incarico di responsabile tecnico territoriale. Non sarebbe sostenibile ipotizzare che delle scelte cosi importanti, quali quelle dei mini-gironi a tre o quattro squadre, da rivoluzione copernicana dello sport a squadre, siano state intraprese dai politici senza l’avallo dei referenti tecnici territoriali. Non bisogna sempre gettare la croce addosso ai politici, sia che si chiamano Caruso, Curella, Terrasi, Bonfiglio o Correnti. Sì, noi siciliani siamo fortunatissimi ad avere i massimi esponenti regionali federali che sono in grado di ricoprire anche i ruoli tecnici delicatissimi, quali quello del minibasket e quello ancora più delicato del settore arbitrale.
Per questo IMG Press ritiene che un confronto costruttivo tra tutte le componenti del basket siciliano con la finalità di analizzare gli elementi a disposizione (atleti, strutture, tecnici, risorse economiche) sia necessario per individuare le problematiche del black hole.

Così lanciamo l’idea di svolgere dei Pao, aperti a tutti, nei quali si affrontano le tematiche del settore giovanile, magari partendo da quello che poi è il fulcro della formazione è cioè la competizione e quindi i campionati. Perchè qualcuno ci dovrebbe spiegare i principali benefici di queste formule di svolgimento con mini gironi e qualificazioni al campionato d’eccellenza perchè a sentire i presidenti delle società sono i dannati del primo girone del VII Cerchio dell’Inferno, la cui pena è descritta nel Canto XII che sono immersi nel fiume di sangue bollente per una salasso economico che li porterà alla chiusura.

Capirà il presidente Caruso i danni che si procurano per il vezzo di batter cassa alle società? La stessa domanda ci toccherebbe di rivolgere a Curella, che pure è stato bravissimo a tenersi la poltrona nonostante tutti e tutto. Però non gliela rivolgiamo. Ci siamo stufati di chiacchiere e tabbacchere di legno.

Ciuff…e…Tino