LA STORIA E’ MAESTRA: OCCHIO AL PATTO D’ACCIAIO DI MATTEO SALVINI

di ANDREA FILLORAMO

Bisogna stare molto attenti alle false analogie che si trasformano in fallacie. L’analogia non sempre funziona – lo sappiamo – non è infallibile, anche se può essere ben costruita.

Spesso, infatti, si mostrano i casi come se fossero simili, ma in realtà sono molto diversi l’uno dall’altro oppure c’è fra loro una o più differenze.

Sta anche all’intelligenza di chi è intelligente vedere le differenze, recepire o rifiutare le somiglianze, dopo aver conosciuto ed esaminato, però, il fatto o i fatti sui quali si vuol costruire l’analogia.

Questa premessa mi autorizza a servirmi della figura retorica dell’analogia nell’accostare due fatti, veri ed accertati, pur sapendo che essi appartengano a momenti storici diversi e a personaggi che magari sono inaccostabili fra loro.

Si tratta di due patti, due convenzioni, due accordi, stipulati con una certa solennità, sottoscritti da personaggi, che impegnano a rispettare degli accordi nel nome di un’amicizia che non può venire meno.

Mi riferisco al cosiddetto patto di amicizia e alleanza tra Italia e Germania, meglio noto come “Patto d’Acciaio” (1939 ), e il Patto  o Accordo di cooperazione  fra Lega e Russia Unita ( 2017), firmato da Salvini.

Il 22 maggio 1939 fu firmato il “Patto d’Acciaio”. Alla cerimonia, celebrata nel nuovo palazzo della Cancelleria del Reich appena finito di costruire, assistette Adolf Hitler. L’accordo fu firmato dai rispettivi ministri degli Esteri – Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop – con grande solennità, alla presenza dell’alto comando dell’esercito tedesco.

 Pochi mesi dopo è iniziata la Seconda Guerra Mondiale con 66 milioni di vittime compresi naturalmente i sei milioni di ebrei massacrati nella Shoah.

Il 6 marzo del 2017, Matteo Salvini, leader della Lega, ha firmato a Mosca il Patto, con validità fino al 2027, tra Lega e Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, in cui fra i vari punti si legge: “Le parti promuovono la creazione di relazioni tra i deputati della Duma di stato dell’Assemblea federale della Federazione russa e l’organo legislativo della Repubblica italiana, eletti dal partito politico nazionale russo “Russia unita” e il partito politico Lega nord, e anche organizzano lo scambio di esperienze in attività legislative”.

Quell’accordo scadeva il 6 marzo 2022 e a ridosso di quella data la Lega aveva due scelte. Primo: cancellarlo, comunicando, come prescritto, ai vertici del partito di Putin la propria decisione di recedere dal contratto. Secondo: fare finta di nulla e rinnovare automaticamente il patto.

Salvini e la Lega hanno scelto di seguire la seconda strada, pur sapendo che la Russia da alcuni giorni aveva invaso l’Ucraina, dando inizio a una guerra, che ancora continua, con grandi distruzioni, con molte vittime di cui non si conosce ancora il numero che aumentano sempre di più con indubbie conseguenze economiche e geopolitiche planetarie, che nessun altro conflitto negli ultimi 75 anni ha provocato. Dalla Seconda guerra mondiale, infatti, nessuno scontro regionale, dalla guerra in Corea a quella in Vietnam, da quella in Iraq a quella in Siria, ha avuto un impatto così rilevante sulla crescita mondiale, l’inflazione, il commercio, ma anche le relazioni internazionali e, ancora non sappiamo, dove ci condurrà.

Appare chiaro che, per Matteo Salvini, Putin è un amico che, se ha sbagliato, è incorso in una fastidiosa circostanza che lo costringe però a massacrare un popolo.

Tale episodio non mette in crisi, perciò, il suo rapporto di amicizia e il patto che con lui ha stipulato. La guerra, quindi, finirà, per Salvini, quando resteranno in Ucraina solo macerie e fosse comuni?

Per Matteo Salvini, quindi, non esisterebbe un imperialismo russo alla ricerca di radicale trasformazione dell’equilibrio geopolitico, non sarebbe nelle intenzioni del Cremlino sconfiggere l’Occidente, ricattando l’Europa per la sua dipendenza energetica. Fra alcune settimane andremo a votare e speriamo che non dobbiamo dire con una frase molto conosciuta, attribuita a Marco Tullio Cicerone, di cui però si cita solo la prima parte e cioè : “ Mala tempora currunt” che vuol dire  “corrono brutti tempi” .

In verità, la citazione completa sarebbe: “mala tempora currunt sed peiora parantur”, che, tradotta, significa: “corrono brutti tempi ma se ne preparano di peggiori”.

Ho volutamente omesso la parte finale per riservarmi un sano slancio di ottimismo, confidando – appunto – che il futuro non sarà comunque così peggiore. O almeno ci voglio sperare, poiché – è sicuro – non per tutti le cose andranno male.