LA CISL MESSINA ALLA MOBILITAZIONE DI REGGIO CALABRIA PER RIMETTERE IL SUD AL CENTRO DELL’AGENDA DI GOVERNO

«Dell’azione del Governo, sul Mezzogiorno, finora abbiamo visto poco o nulla. Serve una svolta programmatica, quella visione strategica che auspichiamo da anni e che manca nel Sud e nell’Area dello Stretto». A dirlo è il segretario generale della Cisl Messina Tonino Genovese nel presentare la grande manifestazione dei sindacati in programma il 22 giugno a Reggio Calabria.

 

Al centro i temi dell’occupazione e del rilancio. «Non si può affrontare il dramma della disoccupazione con sussidi. Servono investimenti produttivi, ricerca, innovazione, formazione. Da anni assistiamo ad una fuga sistematica dei cervelli e dei giovani che hanno spaccato il Paese impoverendo ancora di più il Sud. Tutto questo nell’indifferenza di una Politica che non riesce ad imprimere una spinta favorevole agli investimenti».

Ecco quello che la Cisl auspica: «Investimenti sulle infrastrutture, sulle scuole, sugli ospedali. L’Europa ci chiede reti di collegamento, corridoi per far viaggiare le merci, per favorire l’integrazione. Tutte cose che non ci sono anche a causa della responsabilità della classe dirigente del Sud che non ha utilizzato bene e rapidamente le risorse europee che non dovevano diventare sostitutive della spesa ordinaria dello Stato, ma aggiuntive per abbattere le differenze e far cambiare marcia alla parte debole dell’Italia».

L’ultima grande manifestazione del sindacato unitario è stata, proprio a Reggio Calabria, 47 anni fa ed ha portato la Questione meridionale all’attenzione dell’intero Paese. «Grazie a quella mobilitazione si è fatto molto negli anni successivi e la forbice in termini di reddito ed infrastrutture fra Nord e Sud si era ridotta. Ma dopo 25 anni di governi a base di sacrifici e austerità europea, e grazie alle spinte nordiste, lo Sviluppo del Mezzogiorno è scomparso dall’agenda nazionale ed il divario Nord – Sud è tornato a crescere in maniera preoccupante. Ancora una volta tocca ai lavoratori e al Sindacato che li rappresenta mobilitarsi per rimettere la questione meridionale al centro».

Una questione meridionale che non è tale e fine a sé stessa. «L’iniziativa – continua Genovese – è nazionale perché la questione del Sud è una questione nazionale. Se l’Italia vuole salvarsi e contare ancora deve equilibrare il Paese. Serve una politica di unificazione nazionale economica, sociale e infrastrutturale così come avvenuto in Germania dopo la caduta del muro di Berlino. Il Sud non può continuare ad essere solo mercato del Nord, non può restare solo una mucca elettorale per i cultori muscolari o gli assertori dell’assistenzialismo».

Una iniziativa che nasce, quindi, dai bisogni della gente e «dalla responsabilità del mondo sindacale – aggiunge Genovese – e che deve vederci impegnati tutti, non solo attraverso la partecipazione alla manifestazione di Reggio, ma anche come assunzione di consapevolezza, di coinvolgimento e di spinta da parte di tutti, dai singoli cittadini, alle associazioni, ai partiti, mass media, amministratori e mondo imprenditoriale. Non si va in piazza per una semplice rivendicazione territoriale, o solo per il disagio, il dolore, la mancanza di lavoro. C’è in gioco il futuro di una parte significativa dei nostri territori, dei suoi abitanti e soprattutto dei suoi giovani». Per questo sollecitiamo la partecipazione sentita e numerosa di Messina e dei messinesi. Perché, per la Cisl, la mobilitazione deve essere collettiva e non si concluderà il 22 giugno. «sabato a Reggio Calabria – sottolinea il segretario della Cisl Messina – si accendono i riflettori e toccherà a ciascuno di noi tenerli accesi non solo nelle rivendicazioni nei confronti del Governo nazionale ma soprattutto nell’azione quotidiana che tutti dobbiamo mettere in atto senza distinzioni di colori e di ruoli. Perché non sono solo rivendicazioni quantitative. Non rivendichiamo ciò che manca, ma ciò che serve, anche in termini di qualità, del lavoro, della vita, della salute, dell’istruzione, del vivere civile e legale, di opportunità di crescita e di sviluppo. Perché non ci sono distinguo che possono giustificare disimpegno e/o contrapposizione, questo è il tempo in cui si deve mettere al bando la rassegnazione».